
Se la scorsa elezione si parlava di un comico diventato attivista (il partito populista ‘C’è un tale popolo’, del comico Trifonov), vittoria finita male, questa tornata di voto sembra dare concrete possibilità di leadership in una necessaria futura alleanza il partito fondato dai due laureati ad Harvard. Questa volta, la novità più significativa già nella campagna elettorale è il partito vincente dei due economisti laureati alla prestigiosa università americana di Harvard, diventato l’ago della bilancia nella formazione di un esecutivo.
Anche questa volta, come sempre negli ultimi anni, l’inciampo politico di Bojko Borisov, primo ministro di centrodestra fino allo scorso aprile, e personaggio divisivo e al centro di molti scandali. Anche per il duo di Harvard una ‘brutta bestia politica’ con cui dover fare i conti. Il presidente rieletto Radev ha deciso queste terza elezioni 2021 sperando ponessero fine allo stallo in cui il paese, uno dei più poveri dell’Unione Europea, si trova da circa un anno e mezzo.
Un anno nero, con grandi e partecipate proteste popolari contro il primo ministro Borisov, cominciate nell’estate del 2020, a cui si è poi aggiunta una dura ondata di coronavirus, aggravata da una campagna vaccinale molto lenta e mal gestita. Borisov, del partito di centrodestra ‘Cittadini per lo Sviluppo Europeo della Bulgaria’, il GERB, è personaggio piuttosto noto alle cronache europee. In passato è stato accusato di estorsione, corruzione e di atti di spionaggio contro esponenti dell’opposizione, ed è stato anche al centro di un durissimo scontro istituzionale con lo stesso presidente Radev.
Ad aprile aveva vinto le elezioni, ma di poco e senza riuscire a formare una maggioranza. Aveva poi continuato a perdere consensi, e a luglio, quando le elezioni erano state ripetute (le seconde), era stato sorpassato da quello che per un po’ era sembrato il nuovo vero protagonista della politica bulgara: Slavi Trifonov, un improbabile cantante, comico e presentatore tv che aveva vinto col partito populista ‘C’è un tale popolo’, presentandosi come una specie di attivista anti-corruzione. Ma nemmeno Trifonov era riuscito a formare una coalizione di governo, «e sembra che non si sia sforzato neppure troppo», il commento del Post.
La scarsa serietà e affidabilità dei politici che si sono presentati fino a ora, spiega il successo del nuovo protagonista delle elezioni bulgare: Kiril Petkov, economista e imprenditore che da maggio a ottobre è stato ministro delle Finanze del governo tecnico guidato dal primo ministro Stefan Yanev. Laureato in Economia in Canada e poi all’Università di Harvard, è entrato in politica da poco (il posto da ministro dell’Economia era il suo primo incarico governativo) ed è uno dei fondatori del centro studi Center for Economic Strategy and Competitiveness, affiliato sia con l’Università di Harvard che con l’Università di Sofia, oltre che il proprietario di un’azienda che produce prodotti vegani e probiotici.
Petkov ha saputo giocarsi bene i suoi primi mesi in politica, facendo leva sugli scandali dell’eterno Borisov e sulla pessima gestione di svariati appalti pubblici. Casi noti e di cui la stampa aveva parlato in più occasioni, ma il fatto che a denunciarli fosse un membro del governo è stata una novità che gli ha fatto guadagnare molti consensi. Petkov è rimasto ministro fino a ottobre, quando l’incarico gli è stato revocato a causa di una controversia legata alla sua doppia cittadinanza, della Bulgaria e del Canada, paese in cui Petkov ha vissuto a lungo e da cui proviene sua moglie.
Poi scoprono, strana lettura ritardata e discutibile della costituzione bulgara, che i cittadini con doppia cittadinanza non possono guidare un ministero, e la Corte Costituzionale bulgara non estranea alla politica corrente, aveva deciso che il suo incarico violava la Costituzione e l’incarico ministeriale gli è stato tolto. Discussione litigio sulla rinuncia di Petkov alla cittadinanza canadese Petkov, prima della sua nomina, durante il ministero o solo dopo.
Petkov, ex ministro ed ex canadese ora certo, si è presentato alle elezioni alla guida di una nuova coalizione, chiamata “Noi continuiamo il cambiamento”, e formata da tre partiti piuttosto diversi tra loro, accomunati solo da un chiaro orientamento europeista. Nella coalizione c’è Volt, il partito progressista formato da giovani che ha provato a presentarsi con lo stesso programma in tutti i paesi europei, il partito europeista e di centrodestra Classe Media Europea, e i Socialdemocratici, di centrosinistra.