Incubo Myanmar: guerra, fame e Covid. «Tre milioni di persone da salvare»

Incubo Myanmar-Birmania: un conflitto interno sempre più violento da parte del regime militare senza più ritegno con violazioni dei diritti umani sistematica, un’economia a dir poco instabile, gli effetti della pandemia, le repressioni del regime. non riesce a uscire.
«Più di 3 milioni di persone che hanno bisogno di aiuti umanitari» denuncia Martin Griffiths, coordinatore dei soccorsi d’emergenza delle Nazioni Unite.
Le repressioni in alcuni Stati riportano alla memoria il pugno duro contro i Rohingya di quattro anni fa.

Gli sfollati delle diverse repressioni

«Dalla presa di potere da parte delle forze armate, il 1° febbraio 2021, migliaia di persone sono state costrette a fuggire a causa della violenza diffusa, e 223.000 sono gli sfollati all’interno del paese». Nuovi e vecchi sfollati, precisa Livia Paccarié sull’HuffPost, a cui aggiungere «una significativa parte di popolazione sfollata già prima, sotto il governo precedente di Aung San Suu Kyi, negli stati di Rakhine, Chin, Shan e Kachin». I militarti massacratori, ma anche prima, con il silenzio complice di troppo ‘buoni’, perseguitati oggi.

Rohingya, il popolo più perseguitato del mondo

Il Rakhine è lo stato rivendicato dai Rohingya, il popolo più perseguitato del mondo, definiti così dalle Nazioni Unite. «Le violenze, le uccisioni e gli stupri nei loro confronti da parte dei militari nell’agosto 2017 sono costati al Myanmar guidato da Aung San Suu Kyi l’accusa di genocidio». Da quell’estate oltre 700.000 si sono rifugiati nel vicino Bangladesh, nel campo profughi di Kutupalong, ma 144.000 rohingya ancora oggi confinati in campi improvvisati proprio in Rakhine.

‘Aiuti salvavita’ e vite in pericolo

Aiuti umanitari Onu Una goccia nel mare dei bisogni. 1,67 milioni di persone in tutto il Myanmar aiutati dalla Nazioni unite e ostacolati da regime militare che cerca di impedirli, distruggendoli dove ritiene di dover colpire zone ribelli. ‘Aiuti salvavita’, ma con ancora troppe vite in pericolo.

Un anno dopo le elezioni contestare dai militari

La dichiarazione di Griffiths è stata rilasciata mentre il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite era impegnato in una riunione a porte chiuse sul Myanmar. L’incontro, nel giorno del primo anniversario delle elezioni del 2020, che confermavano il governo di Suu Kyi. «Le Nazioni Unite ribadiscono il loro appello ai militari affinché rispettino la volontà del popolo e rimettano il paese sulla strada della transizione democratica».

Interessi internazionali contrapposti

Sulla sorte della Birmania-Myanmar, la contrapposizione degli interessi strategici internazionali che dal confronto strategico e caldo nell’area dell’Indo-Pacifico, si riflettono attorno. Posizioni si sostegno o critica quasi tutte sospettabili, con blocco occidentale che accusa in vario modo Russia e Cina avrebbero obiettato a una proposta di comunicato finale che esprimeva preoccupazione per le violenze e riaffermava il sostegno del Consiglio alla transizione democratica del paese.

La discussa Nobel Suu Kyi e l’Onu

Dall’estromissione di Suu Kyi, la premier discussa premio nobel delle crudeli repressioni già citate della popolazione non induista Rohingya , «le violenze già diffuse in tutto il paese si sono inasprite», denuncia Christine Schraner Burgener all’Associated Press, a conclusione del suo mandato come inviata speciale dell’ONU in Myanmar.

«la situazione è senza dubbio di una guerra civile ormai diffusa in tutto il paese».

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