
«Formalmente un sodalizio spirituale, in realtà un centro di reclutamento di adepti per teorie cospirazioniste a forte impronta antisemita, xenofoba e omofoba, con riferimenti a Hitler e ai suprematisti bianchi». Episodi vari sparsi per l’Italia, senza collegamenti tra loro? L’arresto a Savona di Andrea Cavalleri, 22 anni, esponente di un’ultradestra sempre più aggressiva, o l’arresto a Bergamo di un ventitreenne accusato di detenzione di armi e istigazione per delinquere. O la morte di Alessandro Fino, 21 anni, rimasto ucciso mentre confezionava un ordigno in provincia di Como. E ancora –peggio- l’arresto di un soldato dell’esercito americano, in servizio alla base Ederle di Vicenza, affiliato a un gruppo neonazista satanico ed avrebbe fornito all’organizzazione estremista informazioni classificate nel tentativo di orchestrare un attacco alla sua stessa unità militare.
Il movimento di Ammendola e Testa è organizzato secondo criteri paramilitari e ne fanno parte ex militanti di Forza Nuova. «Tutti caratterizzati dalla condivisione della brutale ideologia neonazista e da tutti gli aspetti che la connotano». Alcuni di loro hanno contatti ed alleanze con i più integralisti gruppi nazionalisti ucraini di chiara ispirazione neonazista, tra questi il tristemente famoso battaglione Azov, e di “Pravy Sektor” (settore destro) e della formazione neonazista “Patriot Ukrainy”. Uno dei punti di contatto fra gli ucraini e i nazionalsocialisti italiani è Gianpiero Testa.
Le indagini accertano che Testa e Ammendola «sono esperti in materia di armi». Entrambi hanno seguito corsi di addestramento nell’uso di armi lunghe e corte, in Polonia all’European security academy, dove vengono addestrati appartenenti alle forze speciali militari per il corso avanzato di ‘Krav Mag, un sistema di combattimento il cui fine è neutralizzare e uccidere l’avversario. Addestramenti anche a casa con esperti istruttori di tiro e di tecniche di difesa, in particolare con due fucilieri assaltatori nei reparti speciali della Marina militare che vantano numerose esperienze all’estero.
Sui finanziamenti che ricevono, gli investigatori puntano alle origini dei versamenti su alcune carte Postepay utilizzate dai nazisti. Secondo la Digos sono un centinaio gli appartenenti a questi gruppi filonazisti in diverse città. Gli investigatori stanno ricostruendo gli elenchi degli adepti attraverso le chat di Telegram scoperte sui telefoni sequestrati agli indagati. Per ogni nickname, indagini per accertare l’identità. E così si tesse la tela di nomi e città che si espande da nord a sud. Gruppi nascosti dall’anonimato, ma operativi sul territorio, in collegamento fra loro.
Consigli per la comunicazione ad attirare adepti e seguaci. «Dobbiamo renderci conto che abbiamo di fronte una platea di persone che non sa assolutamente nulla, che è immersa in questo sistema, dobbiamo ricordarci che ci stiamo proponendo come associazione spirituale che vuole risolvere delle cose fondamentali». «Per il momento occorre togliere la parola ebreo, diciamo il nome e il cognome, e invitiamo le persone a fare ricerche sui personaggi citati, in modo che poi siano loro autonomamente, nell’intimo della loro men te, ad andare a scoprire cosa hanno in comune tutti quanti, come l’essere ebrei. Anche sul discorso omosessualità non possiamo affrontarlo in maniera forte al primo incontro».
La teoria del complotto e il senso di accerchiamento legato alla pandemia e indirizzato contro le terapie ufficiali, «una costante di movimenti, prodromica all’affermazione delle teorie razziste, antisemite e xenofobe che trovano ulteriore humus nel disagio economico e nel senso di frustrazione ed esclusione dal sociale proprio di coloro sui quali queste ideologie hanno maggiore presa».
Questi gruppi neonazisti, hanno approfittato della pandemia, della polarizzazione sociale e della manipolazione culturale. «Troppo spesso, questi gruppi di odio sono incoraggiati da persone in posizioni di responsabilità».
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