Ucraina al centro dello scontro Usa-Russia nell’era Biden. Complessità e inganni Usa Russia sul fronte Ucraino nella crisi endemica del Paese
Ucraina al centro dello scontro Usa-Russia nell’era Biden

All’inizio del 2021 i media occidentali erano impegnati a descrivere lo schieramento delle forze militari russe al confine con l’Ucraina, in Crimea e nel Mar Nero. Le immagini dei carri armati caricati sui treni, dei soldati e delle navi russe. Nella descrizione di una presunta aggressività russa ai suoi confini occidentali, e di un nuovo giro di vite di Vladimir Putin contro i suoi oppositori interni, a cominciare naturalmente da Alexei Navalny.
Ma era davvero così quello che ci veniva mostrato? I dubbi e l’analisi di Antonio Perillo su ‘Pagine Esteri’.

Quasi vigilia di guerra o panna montata?

Il presidente ucraino Zelenskyj si dichiarava pronto a “qualsiasi scenario” e il segretario generale della Nato, Stoltemberg, a fargli da controcanto rilanciando il “sostegno incrollabile” della Nato a sovranità e integrità territoriale ucraina, intimando alla Russia di fermare immediatamente l’escalation. Posizioni simili dal presidente francese Macron e dalla cancelliera tedesca uscente Angela Merkel.

I fatti dalla parte russa

La Russia ha svolto in quel periodo una esercitazione militare e navale in Crimea in casa propria. Per Mosca la Crimea, storicamente russa, è stata annessa con un referendum nel 2014 ed è considerata parte della madre patria, mentre Ucraina, UE e USA insistono sull’accusa di occupazione illegale. Ma le secessioni territoriali variano a seconda dei contenti in campo, segnala qualcuno ricordando il Kosovo Jugoslavo.

Tornano Donbass ed Euromaidan

Sempre in quel primo 2021 si è tornati anche a leggere il nome Donbass, regione nel sud est dell’Ucraina governata da due autoproclamate repubbliche filo russe, Donetsk e Lugansk, sempre dal 2014, l’anno dell’Euromaidan che portò al potere a Kiev un governo filo occidentale. La gravità della crisi odierna sarebbe paragonabile a quella dello scontro aperto proprio in Donbass del 2014-2015.

Ritorni bellicosi voluti da chi?

In realtà il conflitto in Ucraina non è mai realmente finito. Dal 2015 dovrebbero valere gli accordi di Minsk2, con una lunga zona di de-escalation tra Kiev e le due repubbliche separatiste, tregua vigilata dall’Osce. Nessun avanzamento di truppe o armamenti pesanti, le regole sistematicamente violate dalle due parti e la zona cuscinetto che corre praticamente a ridosso della maggiore città del Donbass, Donetsk, sovente bersaglio con morti civili.

La pace onorevole finita in comica

L’elezione del nuovo presidente Zelenskyj, ex attore comico, prometteva il raggiungimento di una pace onorevole e di una riconciliazione con la parte del Paese di lingua e cultura russa. Zelenskyj aveva sconfitto il predecessore Poroshenko, campione del nazionalismo ucraino alleato con settori dell’estrema destra, e fra settembre e dicembre 2019 alcuni grandi scambi di prigionieri, avevano fatto sperare nella fine delle ostilità.

Crisi economia da Covid e patriottismo utile

Il 2020 è stato un anno pesante per l’Ucraina. Il Covid innanzitutto, che ha frenato la già fragile ripresa economica del Paese e incrinato il consenso del nuovo presidente, rileva Antonio Perillo. Molti osservatori attribuiscono a problemi interni il recupero, da parte di Zelensky, di toni più aggressivi verso l’avversario russo.

Ma alla fine del 2020 è sceso in campo un nuovo fattore probabilmente decisivo: cambiava inquilino anche la Casa Bianca e Joe Biden, antico frequentatore ucraino, diventava il nuovo presidente USA

Il presidente Usa Biden vecchio ‘ucraino’

Per la politica estera, Biden si è concentrato in quello che ha definito ‘il recupero del ruolo degli USA nel mondo’, la ricostruzione della credibilità persa durante il mandato di Trump. E una parte importante della discontinuità voluta da Biden ha riguardato i rapporti con la Russia. I democratici americani ed il loro candidato presidente sempre convinti delle interferenze russe per influenzare i risultati delle elezioni presidenziali americane del 2016 a vantaggio di Trump.

Russia Gate e il tentato ricatto di Trump

La tentata impeacement dell’allora presidente nel 2019: Trump che ricatta Zelenskyj sugli aiuti militari approvati dal Congresso, chiedendo alla parte ucraina di svolgere indagini da rendere pubbliche sul figlio di Joe Biden, Hunter, uomo d’affari con numerosi interessi all’estero. Scopo evidente di screditare il probabile avversario nella corsa alla rielezione di Trump. Una complicità russa contro Biden. Così sembra leggerla il neo presidente Usa.

‘Putin killer’ e l’Ucraina s’infiamma

A metà marzo, Biden presidente, definisce Putin “un killer”, con toni che non si ascoltavano dai tempi della Guerra Fredda. Ad aprile Biden ha annunciato nuove e pesanti sanzioni economiche contro la Russia, e ha espulso da Washington 10 diplomatici russi accusati di ingerenze. È in questo contesto che ricominciano le ostilità sulla linea del fronte in Donbass, con battaglioni ucraini inviati in zona e colpi di artiglieria a colpire città come Donetsk o Gorlowka, come nel 2014.

La risposta russa e l’ucraino Blinken

La risposta russa, con l’espulsione di altrettanti diplomatici statunitensi e le esercitazioni militari come risposta a quella che al Cremlino percepiscono come un’aggressione ai confini nazionali. L’11 aprile scorso il Segretario di Stato Blinken, origini ucraine di famiglia, prometteva minaccioso “ci saranno conseguenze” se la Russia non ritirerà i contingenti sui suoi confini.

L’altalena della politica Usa

In un documento sulle strategie di politica estera Usa, la Russia viene definita senza mezzi termini “stato autoritario”, ma assieme si afferma anche che con Russia e Cina, l’altro grande rivale, è necessario giungere ad un “dialogo significativo mirante alla stabilità strategica”. Ed ecco che gli USA hanno esteso l’accordo Start sul contenimento degli armamenti nucleari, trovando rapido assenso da parte di Mosca. Ma il Donbass è un’altra cosa.

L’Ucraina non è l’Afghanistan

Il Donbass è abitato da centinaia di migliaia di persone che parlano e si sentono russe e a cui Mosca ha concesso la cittadinanza. Negli USA sanno bene che una riconquista armata della regione da parte ucraina è una delle “linee rosse” di cui parla il governo russo. Qualsiasi azione in Crimea sarebbe considerata un atto di guerra contro il territorio russo. Biden ha deciso il ritiro dall’Afghanistan (discusso nel modi), e qualsiasi azzardo ucraino dagli esiti peraltro imprevedibili diventa impossibile.

Accenni di distensione possibile

«Nelle ultime ore sono arrivate offerte americane per un vertice con Putin nei prossimi mesi e sembra scongiurato l’invio di navi militari nel Mar Nero. Inoltre la Russia ha annunciato, per bocca del ministro della difesa Shoigu, la fine delle esercitazioni militari al confine ed un parziale ritiro delle truppe a partire dal prossimo maggio (lasciando al suo posto però l’artiglieria pesante)».

Problema Ucraina fragile e corrotta

Il problema è che l’Ucraina è un Paese in grave difficoltà almeno dal 2014, squassato dalla crisi economica e dall’epidemia del Covid, attraversato da pulsioni nazionaliste e con forze di estrema destra spesso apertamente fasciste che conservano un peso rilevante. Persino il Parlamento europeo, riconosce una corruzione endemica con pesanti ripercussioni sul sistema giudiziario, e una risposta del tutto insufficiente alla pandemia, e gravi ritardi su diritti civili, ambiente, libertà di stampa e di parola.

Tanti soldi a fondo perduto?

UE (nuovo prestito da 1,2 miliardi nel 2020) e USA (125 milioni di dollari dal Dipartimento della difesa solo a marzo 2021) continuano a finanziare il governo ucraino e allo stesso tempo ad usare una retorica fortemente anti russa, parlando di invasione russa e di integrità territoriale ucraina da ripristinare. «Da parte ucraina qualcuno forse pensa che tale supporto si possa trasformare in sostegno militare». Conclusione di Antonio Perillo su ‘Pagine Esteri’.

Ciò contribuisce, nonostante i tentativi di distensione degli ultimissimi giorni, a fare di un fronte a pochi passi da casa nostra una vera polveriera, in cui scoppi anche accidentali non sono purtroppo da escludere a priori

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