Declino democratico e polarizzazione razziale. America verso una «Internazionale populista»?

L’America di oggi, tra declino democratico e polarizzazione razziale, dicono le analisi più attente del voto parziale Usa con la sconfitta inattesa di Biden in Virginia, e l’estrema destra europea che piace ai repubblicani Usa dopo il Trump.
Significa che la cosiddetta “internazionale populista”, tante volte annunciata negli ultimi anni, alla fine sta prendendo forma? E sarà il movimento conservatore statunitense a guidarla?

Omaggio alla statua di Cristoforo Colombo NELLE celebrazioni della giornata dell’ispanità, organizzate da Vox

America del declino democratico

Dalle elezioni parziali USA a metà strada tra le presidenziali 2020 e quelle di Mid-Term 2022, si possono cogliere alcune tendenze, scrive Massimo Teodori sull’UffPost: a) La perdita di consensi del presidente Biden su cui ha inciso, tra l’altro, l’Afghanistan. b) L’ulteriore divaricazione nel voto tra gli “urbani” e i “non urbani”. c) La perdita di peso demografico dei bianchi. d) La polarizzazione razziale come reazione bianca alla “teoria critica della razza”.
Mentre sul Guardian, Cas Mudde, dal Regno Unito, ripreso da Internazionale, si chiede perché l’estrema destra europea interessa ai conservatori statunitensi reduci dalla presidenza Trump.

«Internazionale populista»?

A metà ottobre Ted Cruz, che rappresenta il Texas al senato degli Stati Uniti, ha fatto questa dichiarazione: «Abbiamo tutti di fronte gli stessi ostacoli, a cominciare da una sinistra aggressiva e globale, che vuole distruggere le istituzioni nazionali e religiose che amiamo». Niente di speciale se il senatore stesse parlando a una sezione locale del Partito repubblicano in Texas. Ma stava parlando, in videochiamata, a migliaia di persone che si erano riunite a Madrid per un congresso di Vox, partito spagnolo di estrema destra.

Era solo l’ultimo di uno dei recenti tentativi della destra statunitense di mettersi in contatto con l’estrema destra di altri paesi, una dinamica che sembra essersi rafforzata da quando Donald Trump non è più al potere.

Le mille sfumature della destra Usa

«Non sorprende che molti politici degli Stati Uniti abbiano stabilito contatti con gruppi di estrema destra, visto che in quel paese il movimento conservatore – a cominciare dal Partito repubblicano – copre un’ampia gamma di sfumature ideologiche, comprese quelle della destra radicale», sottolinea Cas Mudde.
«Significa che la cosiddetta “internazionale populista”, tante volte annunciata negli ultimi anni, alla fine sta prendendo forma? E sarà il movimento conservatore statunitense a guidarla? Oppure si tratta più di una questione di politica interna che di dominazione globale?».

Le 4 reti della destra Europa-Usa

Esistono almeno quattro reti internazionali d’estrema destra con cui i “conservatori” statunitensi hanno stabilito dei rapporti, elenca The Guardian.

Ungheria e la destra cristiana globale

La prima e più importante è la destra cristiana globale. La destra cristiana statunitense ha avuto p«er molto tempo un ruolo importante a livello internazionale, ed è stata particolarmente attiva in Europa dopo la fine della guerra fredda (un fenomeno descritto dalla serie tv The family). Di recente ha ottenuto il sostegno influente del presidente russo Vladimir Putin e del primo ministro ungherese Viktor Orbán. E Mike Pompeo, voce estera di Trump al “vertice demografico” di Budapest, invitato da Orbán, asssieme ad accademici, leader religiosi e politici di tutto il mondo, tra cui Éric Zemmour, possibile candidato alla presidenza francese.

Il ‘conservatorismo nazionale’

Budapest è anche la terra promessa della seconda rete, il cosiddetto movimento del “conservatorismo nazionale”, creato dal filosofo israeliano Yoram Hazony. Volendo semplificare, «è una sorta di estrema destra per le persone che leggono: un tentativo di fondere ideologie in parte convergenti – quella conservatrice e quella d’estrema destra – per creare un movimento radicale adatto all’élite culturale, economica e politica». Tucker Carlson, presentatore televisivo di Fox News, ha tenuto il discorso d’apertura al vertice di questo movimento a Washington nel 2019, e di recente ha portato il suo programma tv a Budapest, dove ha elogiato Orbán e il suo regime.

Collusioni antiche pre Steve Bannon

La terza rete riguarda i legami di lunga data tra alcuni repubblicani d’estrema destra europea, come l’Fpö austriaco o il Rassemblement national francese, costruiti su un nucleo ideologico condiviso di nativismo, autoritarismo e populismo». I legami tra l’estrema destra europea e i membri repubblicani del congresso degli Stati Uniti sono vecchi di decenni. È da questo gruppo che Steve Bannon, ideologo di Donald Trump, ha preso per creare l’organizzazione politica ‘The movement’, che in realtà non ha mai preso piede.

La destra nel mondo ispanofobo

E infine c’è Vox, il partito spagnolo che ha ospitato un intervento di Cruz. Senza che quasi nessuno se ne accorgesse, Vox ha costruito una rete conservatrice d’estrema destra nel mondo ispanofono, interessata perlopiù all’America Latina. Sua la storica battaglia contro il “comunismo” e a favore della cristianità conservatrice della destra latinoamericana. Ne è nata una “Carta di Madrid”, firmata da più di cento politici e attivisti europei e del continente americano, tra cui Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia e André Ventura del partito portoghese Chega.

Cripto fascismi a diverso tasso reazionario

Queste reti internazionali convergono nella loro comune opposizione alla “sinistra globale” ma anche, con diverse gradazioni, «all’immigrazione, all’islam e all’“ideologia gender”». Ma sono anche in disaccordo su questioni centrali, dall’importanza della dottrina religiosa al ruolo della Russia, e di conseguenza stringono alleanze molto diverse e mutevoli. E hanno posizioni diverse sul movimento conservatore statunitense all’interno della rete.

L’ultra destra Usa solo a seguire

Se si esclude la destra cristiana, che ha a lungo dominato il movimento globale, gli Stati Uniti non giocano un ruolo di primo piano in queste reti. La rete del “conservatorismo nazionale” è diretta da un israeliano e sempre più finanziata da ungheresi. Inoltre i vari repubblicani statunitensi che hanno recentemente partecipato a questi incontri sembrano usare le loro connessioni internazionali più per calcoli di politica interna – in particolare nella sfida per la nomination repubblicana alle presidenziali del 2024 (se Donald Trump non dovesse candidarsi) – che nell’ottica della costruzione di un’internazionale populista.

Non troppi ma pericolosi

Prima di Trump solo una frangia relativamente ridotta di conservatori aveva legami espliciti con l’estrema destra internazionale. Oggi i legami tra il più ampio movimento conservatore statunitense e l’estrema destra internazionale sono sotto gli occhi di tutti, e le voci contrarie sono sempre meno. Ma nonostante questo il movimento conservatore statunitense, impregnato di «eccezionalismo statunitense», continua a interessarsi perlopiù di questioni nazionali, e usa rapporti ed eventi internazionali principalmente in una logica di lotte politiche interne.

Per ora l’Internazionale populista rimane più una montatura dei mezzi d’informazione che una realtà politica, conclude The Guardian

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