
A fine settembre in una scuola di Salonicco, nel nord della Grecia, un gruppo di ragazzi a volto coperto, vestiti di nero, armati di pietre, mazze, coltelli e taglierini ha attaccato alcuni collettivi studenteschi di sinistra che distribuivano volantini contro la recente riforma dell’istruzione del governo.
Il fronte giovanile di Alba Dorata ha pubblicato un comunicato di approvazione e sostegno per gli arrestati e i ragazzi incappucciati.
Alba Dorata è un partito dalle idee neonaziste, misogine e xenofobe che esiste dal novembre del 1993 e che è nato da una piccola setta di sostenitori di Adolf Hitler. Per anni il partito aveva ottenuto risultati politici irrilevanti, ma era riuscito a guadagnare consensi e voti dopo la crisi finanziaria del 2008 grazie a diverse iniziative populiste e alla propaganda contro l’immigrazione.
Nel 2012 riuscì a entrare in Parlamento e nel 2015 diventando il terzo partito del paese.
Nel 2015 era iniziato un grande processo contro il suo gruppo dirigente, con accuse molto pesanti: alcuni presunti omicidi, il ferimento di diverse persone con armi di vario tipo, ripetuti attacchi contro immigrati, persone omosessuali e attivisti di sinistra. L’accusa principale era che Alba Dorata non fosse un partito ma un’«associazione criminale» e che decine di suoi membri lo avessero usato come strumento politico per portare avanti attività illecite. Lo scorso ottobre, le accuse erano state confermate e i leader di Alba Dorata erano stati giudicati colpevoli e condannati.
«Da lì in poi l’attività del partito e di chi ne faceva parte è stata marginale, ma alcuni dei suoi ex leader hanno continuato a fare politica. L’ex deputato ed ex portavoce Ilias Kasidiaris ha fondato ad esempio un nuovo partito chiamato ‘Greci per la patria’ ed è riuscito a organizzare, dal carcere, riunioni e proteste».
Al parlamento greco, il consenso di Alba Dorata è stato raccolto da Soluzione Greca, formazione che alle elezioni del 2019 è riuscita a entrare sia nel parlamento nazionale, con dieci deputati, che in quello europeo, con un seggio.
Accanto ai partiti di estrema destra ‘istituzionali’, si sono riattivati anche altri gruppi e movimenti neonazisti. In una recente intervista, il ministro degli Esteri greco Nikos Dendias ha ammesso la «rinascita», nel paese, di attività illegali portate avanti «da imitatori o ramificazioni di Alba Dorata che apparentemente cercano di sfruttare l’insicurezza causata dalla pandemia e l’ampia diffusione delle teorie del complotto».
In un rapporto della polizia greca, che non è stato ancora reso pubblico e che è stato citato da vari giornali internazionali, si parla di almeno 16 nuovi gruppi di estrema destra nati dal crollo di Alba Dorata, sette dei quali hanno la loro sede nel nord del paese, dove i sentimenti nazionalisti sono stati amplificati dall’opposizione allo storico accordo di Prespa con l’ex Macedonia jugoslava.
Sulla Macedonia patria di Alessandro Magro, grande lite superata dopo 2300 anni nel 2018 dal governo di Alexis Tsipras sul cambiamento del nome dell’ex Repubblica jugoslava di Macedonia, accusata di essersi appropriata di un nome e di un’identità culturale e storica appartenenti a un’area geografica che rientrava nei confini dello stato greco, la regione della Macedonia appunto. Dopo l’accordo, il paese a Nord, capitale Skopje, accettò di cambiare il proprio nome in Repubblica della Macedonia settentrionale.
In Grecia i movimenti contrari alla vaccinazione per il coronavirus e in generale alle misure di prevenzione e alle restrizioni hanno trovato convergenze e alleanze con gli ambienti della Chiesa greco-ortodossa. «Esiste una destra super-conservatrice in Grecia, e in particolare nella Macedonia centrale, che è ideologicamente sostenuta e nutrita dalla chiesa», denuncia Politico.
Difesa della cosiddetta famiglia naturale, formata cioè dal matrimonio tra un uomo e una donna, per sostenere il tasso di natalità (battaglia dietro la quale si nasconde l’argomento di una presunta sostituzione etnica a danno dei nativi), contro l’introduzione dell’educazione sessuale nelle scuole, contro i diritti delle donne e delle persone LGBT+.
Per molti un primo passo verso la formazione di un nuovo partito politico di estrema destra, vicino ai governi di paesi come Ungheria o Polonia, guidati da partiti di destra radicale, populisti e sostenuti attivamente da parte delle gerarchie ecclesiastiche.