Il Gruppo dei 20 non sempre Grandi. Grossi economicamente, autorevolezza da dimostrare

Non i 20 Grandi ma il Gruppo dei 20. G20 è un forum dei leader, dei ministri delle finanze e dei governatori delle banche centrali, creato nel 1999, dopo una successione di crisi finanziarie per favorire soluzioni e accordi tenendo conto delle nuove economie in sviluppo, recita l’enciclopedia.

Il Gruppo dei 20 non sempre Grandi

Il G20 è il principale forum di cooperazione economica e finanziaria a livello globale, precisa ISPI. Si tiene ogni anno, e riunisce le principali economie del mondo: Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti (i paesi del G7), i paesi del gruppo “BRICS” (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica),  –e anche Arabia Saudita, Australia, Argentina, Corea del Sud, Indonesia, Messico e Turchia. A questi si aggiunge l’Unione Europea nel suo insieme. Un gruppo di paesi che detengono l’80% del PIL globale, e il 60% della popolazione del pianeta.

Presidenza a turno (ospitalità e organizzazione), e quest’anno, sappiamo bene,  è la prima volta dell’Italia.

Com’è nato, perché e come funziona

Il G20 è nato nel 1999, e fu concepito durante una riunione del G7, convinti che in un mondo sempre più globalizzato i forum G7, G8 non fossero sufficienti a garantire la stabilità finanziaria a livello globale. Venne così pensato di allargare il forum di cooperazione, cercando di assicurare maggiore inclusione e rappresentanza, anche se entrambe sono state più volte messo in dubbio.

Le crisi finanziarie di fine millennio

Nel 1999 l’economia mondiale usciva da diverse crisi finanziarie: quella del ‘peso messicano’ del ’94, quella sud-est asiatica del ’97 e quella russa del ’98. È per questo che i primi summit ebbero come tema centrale la governance e l’economia globale, che hanno occupato l’agenda anche negli anni successivi, sebbene ogni anno l’edizione sia stata dedicata a questioni più specifiche.

Dal 2008, per cercare soluzioni alla crisi finanziaria mondiale, il forum fu elevato al livello di capi di stato e di governo.

Non solo 20

Oltre ai venti membri fissi vi partecipano diverse organizzazioni e istituzioni internazionali, come il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale. Vi sono anche dei paesi “ospiti”, tra cui la Spagna, che lo è in modo permanente, e altri che vengono invitati ad ogni edizione. Il G20 non ha una propria sede fisica e la sua presidenza viene ruotata tra i membri. L’Italia ha ereditato la presidenza dall’Arabia Saudita e nel 2022 la passerà all’Indonesia.

Dal debito alla lotta per il clima

Sin dall’inizio, il forum dedicava gran parte dell’agenda al debito pubblico nazionale, soprattutto delle economie emergenti, e alla stabilità finanziaria globale. Con gli anni, gli obiettivi si sono  passati anche alla regolamentazione del commercio internazionale e dei mercati finanziari. Dal 2015, dopo la firma dell’Accordo di Parigi sul clima, l’agenda del G20 ha cominciato a concentrarsi su questioni di più ampia rilevanza globale.

Problemi globali

La lotta al cambiamento climatico, le migrazioni, la digitalizzazione, l’occupazione, i sistemi sanitari, la parità di genere e gli aiuti allo sviluppo hanno iniziato ad essere tra i temi trattati. In un mondo sempre più globalizzato, queste questioni, insieme a quelle più prettamente finanziarie, risultano essere trasversali e tra loro interconnesse, imponendo quindi la necessità di una risposta collettiva a livello mondiale.

Le critiche al G20

Il G20 non è certo esente da critiche. Prima, quella di essere un’istituzione esclusivista. Anche se i venti membri rappresentano circa i due terzi della popolazione globale, l’Africa è quasi totalmente assente. Solo un paese su 54, il Sudafrica, è membro del forum. Eppure, il continente africano, con una popolazione di 1,3 miliardi (17% del mondo), è il più giovane e quello più afflitto da ogni crisi di dimensione mondiale.

Discussa legittimità internazionale

Il forum è stato spesso anche accusato di non avere legittimità internazionale. Ben 173 paesi dell’ONU non ne fanno parte e, stando ad alcune critiche, questo rappresenta una battuta d’arresto rispetto al multilateralismo inaugurato dopo la Seconda guerra mondiale, ricordando un po’ la natura del Congresso di Vienna del 1815.

Non solo statisti

Nel corso degli anni, ai meeting tra capi di stato e di governo, sono stati affiancati dei gruppi di lavoro settoriali che seguono in modo indipendente specifici filoni tematici e forniscono proprie raccomandazioni ai governi prima del vertice finale. Tra questi, Y20 (che si occupa della gioventù), W20 (di emancipazione delle donne), L20 (di occupazione), ma anche T20,  think tank e centri di ricerca di tutto il mondo con l’obiettivo di fornire proposte e idee relative ai temi della governance globale da sottoporre ai leader del G20, e di cui quest’anno l’ISPI, Studi di politica internazionale, è coordinatore nazionale.

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