Via il dirigente Cia messo da Trump a dare la caccia all’Iran. Adesso cosa?
Via il dirigente Cia messo da Trump a dare la caccia all’Iran. Adesso cosa?

L’Amministrazione Biden pensiona il dirigente della Cia Michael D’Andrea, soprannominato “il principe delle tenebre” oppure “Ayatollah Mike”, nominato da Trump a capo di una divisione dell’intelligence, ‘IranMission Center’. organizzata per portare avanti una linea molto dura contro l’Iran, operazioni clandestine comprese.
La decisione del suo pensionamento è il segnale opposto. Ma verso cosa?

I firmatari del vecchio accordo sul nucleare iraniano

‘Ayatollah Mike’ in pensione forzata

«All’epoca lo status di D’Andrea tra gli addetti ai lavori era leggendario», precisa Daniele Raineri sul Foglio.
Era stato il fondatore e il leader del programma droni della Cia post 11 settembre che nel corso di circa cinquecento operazioni uccise una lista lunga di capi di al Qaida nelle zone montagnose del Pakistan.
Era stato a capo dell’unità che aveva individuato il nascondiglio di Osama bin Laden.
Era circondato da una fama di lavoratore maniacale che passava le notti su una brandina in ufficio e allo stesso tempo si era convertito all’islam per sposare la moglie musulmana.

La fine definitiva del programma diretto da D’Andrea nel 2015, quando un drone americano colpì un nascondiglio di al Qaida e uccise un ostaggio americano e uno italiano, Giovanni Lo Porto.

Mano armata di Trump-Pompeo

Nel 2017 la nomina di D’Andrea fu il segnale, da parte di Trump e dell’allora direttore della Cia Mike Pompeo, che l’America intendeva adottare una linea molto più dura con l’Iran e che la nuova divisione si sarebbe occupata anche di operazioni clandestine. Due settimane fa l’Amministrazione Biden ha sciolto la Iran Mission Center e l’ha fatta confluire nel settore dell’intelligence, più generico, che si occupa di medio oriente.
Ma attenzione, è nata una nuova divisione Cia che si chiama China Mission. L’ordine delle priorità è chiaro.

Segnale rovesciato a Iran e Cina

«Il pensionamento di D’Andrea contro il suo volere, come è stato spiegato da alcuni colleghi due giorni fa al giornalista americano Zach Dorf, e lo scioglimento della sua unità questa volta indicano che l’Amministrazione americana vuole mandare un messaggio di distensione all’Iran, proprio adesso che si attraversa una fase molto ambigua e pericolosa».
Gli iraniani rifiutano di riprendere i negoziati a Vienna che in teoria avrebbero dovuto portare a un nuovo accordo sul nucleare come quello del luglio 2015».
L’accordo stracciato da Tump in disaccordo con tutti gli altri garanti internazionali dello stesso: Cina, Francia, Russia, Regno Unito, più la Germania e l’Unione europea.

L’Iran più radicale ora traccheggia

Da giugno, da quando è salito al potere il presidente Ebrahim Raisi, un rinvio dopo l’altro sulla ripresa delle trattative, chiedendo in particolare insistendo la contemporaneità della revoca delle sanzioni economiche Usa seguire alla rottura del precedente accordo.
«Il problema è che nel frattempo l’Iran continua ad andare avanti con il programma nucleare e il paravento della ricerca atomica civile non regge più», sostiene Raineri, riferendosi a un rapporto dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica.

Iran atomico incubo Israele-Usa

L’Aiea aveva dichiarato che l’Iran, a ritmo attuale di arricchimento, avrebbe avuto abbastanza uranio di ‘grado militare’ per costruire una bomba atomica nel giro di un mese. «In teoria oggi quel termine potrebbe essere stato già superato», segnala il Foglio. «Ma questo non vuol dire che l’Iran dispone davvero di una bomba atomica, ma che se avesse la volontà politica di sfidare le reazioni della comunità internazionale –anche quelle violente da sempre minacciate da Israele- potrebbe essere già in grado di produrla».

Mossa di pace o inganno di guerra?

Dubbio se il siluramento dall’ala oltranzista e violenta delle operazioni Cia, sia un gesto verso la distensione o -malizia per malizia- fumo rispetto al recentissimo ingresso nel Golfo Persico di una nuova squadra navale Usa “supertecnologica”, la Task Force 59, armata dei sofisticatissimi droni “Loyal Wingman capaci di sfuggire alla rilevazione dei radar.

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