L’analisi dei documenti mostra che alcuni Paesi – tra questi ci sono senz’altro Brasile, Argentina, Australia, Giappone, Arabia Saudita e altri Stati membri dell’Opec, l’organizzazione dei produttori di petrolio – starebbero cercando di «annacquare» il prossimo rapporto del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico, l’ Ipcc, nato nel 1988 e Nobel per la Pace nel 2007.
«In particolare, si vorrebbe arrivare ad eliminare o indebolire la parte conclusiva del report, che afferma che per contenere l’innalzamento delle temperature medie globali entro 1,5°, dovremmo rapidamente cessare l’estrazione di fonti fossili come carbone, petrolio e gas», la sintesi di Luca Martinelli sul manifesto.
Alcuni esempi. Secondo un consigliere del ministero del petrolio saudita, frasi come «la necessità di azioni di mitigazione urgenti …» dovrebbero essere eliminate. Un alto funzionario del governo australiano rifiuta invece la conclusione che la chiusura delle centrali a carbone sia necessaria. Inutile ricordare che l’Arabia Saudita vive di petrolio e l’Australia che vuole i sottomarini nucleari, va a carbona vendendolo al mondo.
Arabia Saudita, Cina, Australia, Giappone e Opec inventano lo ‘stoccaggio del carbonio’. Cioè, non a ridurre le emissioni, ma nascondere sottoterra. Più o meno la scorie della centrale nucleare di Fukushina ‘smaltite’ in mare.
Jennifer Morgan, direttore esecutivo di Greenpeace International, intervistata da The Associated Press. «Un piccolo gruppo di Paesi continua a mettere i profitti di poche aziende davanti agli interessi di tutte le persone. Continuano a usare ogni occasione per proteggere gli interessi di pochi, mentre il Pianeta brucia».