Fukushima, l’acqua contaminata della centrale nucleare danneggiata sarà scaricata in mare

Nonostante l’opposizione dei pescatori e dei paesi vicini, lo sversamento delle acque contaminate della centrale nucleare di Fukushima nell’Oceano Pacifico non slitterà. Lo ha dichiarato il nuovo primo ministro del Giappone, Fumio Kishida, spiegando che le autorità faranno di tutto perché lo smaltimento dell’acqua sia sicuro. E vuole anche  riaccendere i reattori. La diluizione non cambierà il totale della radioattività dispersa.

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Nuovo premier antiche forzature  

Lo sversamento delle acque contaminate di Fukushima nell’Oceano Pacifico non slitterà. È il nuovo premier giapponese Fumio Kishida ad annunciare di non voler ritardare il procedimento che nei mesi precedenti aveva già causato forti proteste da parte degli ambientalisti e dei pescatori degli Stati vicini. E il primo ministro nipponico si è anche espresso in favore della riaccensione dei reattori. Fondamentale, dice, perché il Giappone riesca a raggiungere la neutralità carbone entro il 2050.

La scusa dell’ambiente per avvelenarlo

Accade a due settimane dall’inizio della Cop26 di Glasgow, l’appuntamento globale sul clima, a cui probabilmente il neo premier giapponese non parteciperà, dopo essere già stato contestato in casa. La questione del riversamento e della riaccensione sono emerse dalla visita del premier alla centrale di Fukushima, gravemente danneggiata dopo il terremoto e lo tsunami del marzo 2011. L’azzardo della riapertura delle centrale ancora danneggiata e migliaia tonnellate di acqua contaminate scaricate in mare con la scusa della riduzione delle emissioni di CO2 ha il sapore della beffa.

Pessimo inizio decisionista

Non sono riusciti a fermare la decisione del primo ministro né le proteste di studenti presenti alla conferenza stampa, né quelle mosse nella scorsa primavera da pescatori e Paesi vicini, primi fra tutti Cina e Corea del Sud. Già ad aprile, ben 31 gruppi civili anti-nucleare e pro-ambiente avevano denunciato: «Tokyo rilascerà l’acqua radioattiva dopo averla diluita a livelli non dannosi per l’uomo –così dicono-, ma la diluizione non cambierà il totale della radioattività dispersa».

Cosa accadrà comunque presto

L’acqua da scaricare in mare è contaminata perché utilizzata fino ad oggi per raffreddare il reattore danneggiato dall’incidente del 2011. Più di un milione di tonnellate di acqua ora immagazzinate in 1.000 serbatoi dalla Tokyo Electric Power Company (Tepco), l’operatore della centrale nucleare. Lo spazio si esaurirà entro l’autunno 2022, e quindi le pressioni sul governo per scaricare tutto in mare. Già lo scorso aprile  governo e azienda nipponica avevano comunicato di voler cominciare la complessa operazione di smaltimento durante la primavera 2023.

Cosa scaricheranno a mare

«Per ultimare il costoso procedimento però saranno necessari 40 anni», prova a rassicurare la Tokyo Electric Power Company, svelando di fatto che ciò che finirà nel mare di tutti è cosa ‘difficile da trattare’, e non acqua innocua. A supervisionare il piano del governo giapponese sarà l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), fornendo con regolarità i dati completi sulla qualità del mare, per accertare che rispettino gli standard internazionali. Tuttavia, proprio come dicono gli ambientalisti, il rischio non è azzerato.

Il sistema utilizzato dalla Tepco per ridurre le sostanze radioattive nelle acque fino a livelli di sicurezza non è in grado di filtrare il trizio, un isotopo radioattivo dell’idrogeno, che sarebbe dannoso alla salute umana solo in grandi quantità. Sulla salute dei pesci al trizio nessuno dice.

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AVEVAMO DETTO

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