Virus + Boris + Brexit e nel Regno Unito è nuova emergenza sanitaria

Oltre 49mila nuovi casi nella Gran Bretagna senza restrizioni. A tre mesi dal “liberi tutti” di Johnson, è impennata di contagi. Ma i ricoveri ospedalieri non crescono allo stesso ritmo, grazie ai vaccini. Pronto Soccorso in sofferenza anche per motivi Brexit: oltre ai camionisti mancano anche infermieri e medici.
Il Paese, riaperto senza più restrizioni significative dal 19 luglio, mantiene in ogni modo un tasso di casi superiore anche alla Russia in Europa. Solo grazie ai vaccini subisce un nono dei decessi russi seppure con una media di più di 100 al giorno nell’ultima settimana.

I vaccini ad evitare l’ecatombe

Nuovo record da metà luglio dei contagi da Covid nel Regno Unito, che toccano nelle ultime 24 ore il picco di 49.156 su circa un milione di test. Sostanzialmente stabile per ora il totale dei ricoverati negli ospedali, fermi attorno a 7.000 grazie ai vaccini, mentre i morti calano a 45 contro i 57 di ieri, alleggeriti il lunedì dalla consueta raccolta statistica ritardata di parte dei dati del weekend.

E ora lo stesso governo di Boris Johnson ha riconosciuto, per bocca di un portavoce di Downing Street, il Regno rischia di avere di fronte a sé un periodo invernale “impegnativo”.

Esagerazioni di un premier esagerato

«Tra i primi Paesi in Europa a partire con la campagna di vaccinazioni ma anche tra i primi, a fine luglio, a eliminare ogni restrizione», segnala Avvenire, la Gran Bretagna vive da settimane l’impennata dei contagi. Colpa della variante Delta, della mancanza di distanziamento e di mascherine al chiuso (all’aperto mai state obbligatorie), forse anche del dilatamento dei tempi tra prima e seconda dose dei vaccini.

Pessimi primati

Sta di fatto che, con una media sopra i 40.000 casi al giorno, il Regno Unito è secondo solo agli Stati Uniti, davanti a Russia, India, Brasile (tutti Stati con ben altri numeri di popolazione) e Filippine e distante di parecchie posizioni da Germania, Francia e Italia che viaggiano a un ritmo di 2.000-3.000 infezioni quotidiane. A questo si aggiunge una crisi cronica delle strutture sanitarie di primo soccorso aggravata dalla Brexit.

Generale Inverno ed economia sottozero

Secondo l’Ufficio di statistica, il Paese rischia di tornare nel giro di poche settimane al picco dello scorso inverno. La tendenza è in crescita dal 19 luglio quando Johnson decretò la fine di tutte le restrizioni. Una mossa contestata dal partito Laburista e che non ha ancora dato i frutti auspicati nel rilancio dell’economia, dato che le ultime settimane sono state funestate dalla crisi di carburante, la carenza di merci, l’aumento dell’inflazione e l’incertezza della crescita economica.

Secondo alcuni dati, il Regno Unito sta precipitando in una recessione più profonda della crisi finanziaria del 2008-09, con disoccupazione in aumento e finanze pubbliche in rosso.

L’azzardo perdente

Da fine luglio il Paese è tornato alla vita pre Covid, con scuole e uffici pieni, ma anche pub, luoghi di ritrovo e feste. Senza nessuna forma di Green pass, senza obbligo di mascherina (e pochi la usano), senza distanziamento. E così i contagi schizzano, complice la variante Delta che è la forma di Covid più contagiosa e che è stata riscontrata nel 99% dei casi segnalati. Per fortuna il vaccino ha una copertura del 93% anche contro la Delta. Con 45 milioni di persone che hanno ricevuto due dosi e quasi 50 milioni vaccinate con una, la Gran Bretagna schiva per ora scenari peggiori.

Ospedali da Brexit

Ma gli ospedali scontano anche l’effetto Brexit, che si traduce in una mancanza di personale per il forfait di medici e infermieri di Paesi dell’Unione Europea e che pesa su un sistema sanitario nazionale già provato dai pesanti tagli subiti in passato. Le strutture di Pronto Soccorso, secondo quanto denunciato dai medici, sono “sull’orlo del collasso” con i pazienti nelle ambulanze costretti ad aspettare fino a 11 ore prima di essere accettati e altri che attendono invano un veicolo che non arriva.

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