
Klara Dobrev era arrivata in testa al primo turno delle primarie il 28 settembre con il 34,8 per cento dei voti contro il 20,4 di Márki-Zay. La decisione del sindaco di Budapest, Gergely Karácsony, di ritirarsi dal ballottaggio e di sostenere Márki-Zay, malgrado il secondo posto con il 27,3 per cento, sembra essere stata decisiva, sottolinea David Carretta sul Foglio. Più di 660 mila persone hanno partecipato al secondo turno delle primarie. Ieri sera Klara Dobrev ha ammesso la sconfitta, si è congratulata con il suo avversario e ha assicurato che non intende rompere l’accordo a sei per formare una coalizione con un candidato unico dell’opposizione contro Orbán.
«L’obiettivo deve essere smantellare il regime di Viktor Orbán -ha detto Dobrev-. Questa è stata una battaglia, ma dobbiamo anche vincere la guerra», ha detto Márki-Zay. «Possiamo vincere solo se uniti».
Márki-Zay era considerato un outsider perché senza un partito. Ma in molti lo considerano anche come lo sfidante che ha più probabilità di riuscire a strappare a Orbán la maggioranza in Parlamento. Ex elettore del Fidesz nel 2010, Márki-Zay è un economista conservatore e un cattolico praticante (ha sette figli). , che si è fatto conoscere sulla scena politica ungherese nel 2018, quando era riuscito a strappare al Fidesz una delle sue roccaforti, la città di Hódmezővásárhely.
Márki-Zay si è fatto conoscere sulla scena politica ungherese nel 2018, quando era riuscito a strappare al Fidesz una delle sue roccaforti, la città di Hódmezővásárhely, con la stessa strategia adottata oggi contro Orbán: unire attorno alla sua candidatura tutta l’opposizione. «Le sue posizioni conservatrici piacciono agli elettori delle campagne che costituiscono la base del Fidesz. Il fatto che non abbia legami con nessun partito attrae l’elettorato giovane e urbano», sottolinea Carretta. «Alcuni potrebbero considerare Márki-Zay come un populista. Ma la sua promessa di smantellare il regime costruito da Orbán dal 2010, di restaurare i contropoteri democratici e di sradicare la corruzione ne fanno una delle personalità più credibili dell’opposizione».
“Vogliamo costruire una nuova Ungheria e portare una nuova cultura dove regni l’amore”, ha detto Márki-Zay: “Non si può sconfiggere l’oscurità con l’oscurità, ma solo con la luce”.
Orbán e il suo Fidesz, già ieri sera hanno accusato Márki-Zay di essere un “professionista della sinistra”, che vuole solo aiutarla a tornare al potere e alzare le tasse.
Il Fidesz (ex partito popolare europeo) è in difficoltà di fronte a un volto nuovo che può attrarre lo stesso elettorato di Orbán e non può essere attaccato per i suoi legami col vecchio apparato socialdemocratico. Un sondaggio realizzato da Mediàn Poll tra il primo e il secondo turno delle primarie, dà l’opposizione in testa con il 47 per cento delle intenzioni di voto contro il 44 per cento di Fidesz. «Ma l’alleanza anti Orban è ideologicamente incoerente e ci sono difficoltà nei rapporti tra i leader dei sei partiti. Oltre alla Coalizione democratica, ci sono i liberali di Momentum, due movimenti ecologisti, il partito socialista ungherese Mszp e l’estrema destra del Jobbik».