Filippine, bluff Duterte, presidente-despota: «Mi ritiro dalla politica». Ma è pronta la figlia

Rodrigo Duterte, presidente delle Filippine, uno tra i più discussi personaggi ai vertici di uno Stato nel mondo. «Oggi annuncio il mio ritiro dalla politica», ha solennemente affermato Duterte, le cui solenni menzogne sono ormai leggenda. Con la costituzione già pronta ad essere beffata con un secondo mandato, colpo di scena in famiglia. Sarà la figlia Sara Duterte-Carpio a presentare la sua candidatura alla presidenza.

Il presidente e la figlia erede

Dispotismo e teatro

Duterte, da costituzione non avrebbe potuto concorrere per un secondo mandato, e quindi la ‘solenne rinuncia’ è solo l’ennesimo colpo di teatro del despota filippino. Ma l’annuncio, ben che vada, non vuol dire che le Filippine si siano liberate dei Duterte: sarà la figlia Sara Duterte-Carpio a presentare la sua candidatura alla presidenza, dopo essere succeduta al padre già come sindaca della città di Davao. Anche se, avverte la corrispondente di Al Jazeera da Manila, non è escluso un colpo di scena dell’ultimo minuto con cui l’attuale presidente – eletto a stragrande maggioranza nel 2016 – torni sui suoi passi, impippandosene della costituzione, come ha fatto finora con gran parte delle leggi ordinarie.

La giustizia ‘fai da te’

Duterte, in ogni caso, non si allontanerà di tanto dalle stanze del potere anche per tutelarsi dal processo che pende su di lui alla Corte penale internazionale per violazione dei diritti umani nella sua «guerra alla droga»:

secondo i dati raccolti dalle associazioni per la tutela dei diritti umani avrebbe mietuto, fra omicidi della polizia ed esecuzioni sommarie di vigilantes, fra le 27.000 e le 30.000 vittime.

L’Hitler delle Filippine

L’alto tasso di criminalità spinse Duterte a chiedere aiuto al popolo promettendo ricompense in denaro a chi avesse aiutato a catturare, vivi o morti, sospetti criminali o trafficanti di droga. Si autodefinì “l’Hitler delle Filippine” paragonando la sua campagna contro la droga all’Olocausto. Il suo durissimo giro di vite sulla droga, con vere e proprie esecuzioni senza processo, avrebbe causato la morte di oltre 6.000 sospetti spacciatori. Sempre nello stile del personaggio, durante il lockdown per la pandemia da Covid ordinò di sparare a vista a chi avesse creato problemi nelle aree chiuse per motivi di sicurezza.

Pugile sul ring elettorale

Tra i candidati per la poltrona di presidente delle Filippine (ammettendo che Duderte rinunci realmente), oltre alla figlia, c’è anche un famoso pugile, Manny Pacquiao, che qualche giorno fa ha annunciato il ritiro dalla boxe per concentrarsi sulle ambizioni politiche. «È difficile per me accettare che la mia carriera di pugile sia finita (dopo 26 anni, ndr). È la scelta più difficile della mia vita”. Pacquiao, chiamato Pacman dagli appassionati di boxe, dal 2016 è senatore nel Parlamento filippino». Un sondaggio recente gli attribuisce il 12% di voti, il quarto candidato con più preferenze. Non ha chance di vittoria ma potrebbe essere un elemento importante per l’opposizione.

L’erede motociclista Sara

Sara Duterte-Carpio, 43 anni, è sindaco della città di Davao dal 2010, anno in cui successe al padre. Amante della motocicletta, carismatica e dotata di notevoli capacità oratorie, Sara Duterte sa di non avere grandi rivali e di poter contare sull’appoggio del padre. Da qualche settimana un po’ in tutto il Paese sono apparsi striscioni di sostegno alla figlia del presidente filippino: “Corri, Sara, corri”. Probabilmente non avrà neppure bisogno di spingere troppo sull’acceleratore.

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