Bruxelles rinvia la decisione sui fondi del Recovery Plan a Ungheria e Polonia
Bruxelles, ancora stallo sui piani del Recovery di Ungheria e Polonia. Saltata la scadenza del 30 settembre. «Non è ancora possibile dare una valutazione dei piani di Recovery dei due Paesi», ha dichiarato un portavoce della Commissione Ue. «Il nostro impegno con le autorità prosegue, lavoriamo costruttivamente con l’Ungheria e la Polonia per essere sicuri che i loro piani rispettino gli obiettivi del Recovery plan», ha aggiunto.
«Il prezzo dei governi populisti»
Titolo politicamente forte del Foglio mentre Bruxelles rimanda i Recovery di Ungheria e Polonia. «I governi di Ungheria e Polonia rischiano di dover aspettare ancora diverse settimane prima di poter ottenere i fondi del Recovery fund». La Commissione europea, come segnalato dall’ANSDA, ha lasciato passare la scadenza di fine settembre, senza dare il via libera ai piani di ripresa ungherese e polacco. «Sia Varsavia sia Budapest non rispettano le condizioni sullo stato di diritto, l’indipendenza della giustizia e la lotta alla corruzione», la pesante sintesi accusatoria. Alla Polonia viene chiesto innanzitutto di decidere se intende rispettare la primazia del diritto dell’Ue –comprese le sentenze della Corte europea di giustizia– e poi di garantire l’indipendenza della giustizia. L’Ungheria non vuole sottostare alle raccomandazioni di Bruxelles sui meccanismi di controllo sull’uso dei fondi, gli appalti pubblici e la nomina di più procuratori, «i soldi tuoi, ma me li spendo come voglio», la provocazione alla Orban.
Bruxelles, Polonia e Ungheria: chi cede per primo
Più possibilista Angela Mauro sull’Huffingìon Post, sulla ricerca dei un compromesso sullo stato di diritto. Ufficialmente dalla Commissione Europea dicono che ancora non hanno preso una decisione sui piani di ripresa e resilienza di Ungheria e Polonia, ‘congelati’ a Bruxelles da prima dell’estate per violazioni dello stato di diritto. La decisione dovrebbe essere presa nelle prossime settimane, ma la novità, dopo l’alta tensione nei mesi scorsi, l’idea di promuovere entrambi i piani, liberando la prima tranche di finanziamenti (il 13 per cento del totale). «Poi, magari il blocco scatterà in un secondo momento per altre tranche di risorse del Next Generation Eu».
Tira e molla, più molla che tira
«Niente di nuovo: succede in ogni trattativa tra Bruxelles e gli Stati membri. C’è però un elemento particolare del caso ungherese che pesa sul tutto: le elezioni dell’anno prossimo». Quesito politico chiave: Conviene bocciare il piano ungherese per sanzionare le violazioni dello stato di diritto negando nuovi fondi europei a Orban, o si corre il rischio di aiutare la sua campagna elettorale al grido di ‘Bruxelles strangola l’Ungheria’? Ma i tecnici Ue sanno, dato l’assaggio, sanno di poter bloccare future tranche di finanziamenti, se i progetti non saranno realizzati e le scadenze non rispettate. «Ecco perché al momento prevale l’ipotesi della promozione, più che della bocciatura».
Polonia e la trappola unanimità
Ricatto. «I sovranisti al governo di Varsavia fanno sapere di aver già “compilato una lista di tutti i dossier europei che richiedono l’unanimità” tra gli Stati membri e che quindi la Polonia può “bloccare con il veto”, in caso di bocciatura del piano di ripresa e resilienza». Per esempio, le tasse comuni che serviranno a finanziare proprio il debito del Next Generation Eu e tanti altri.
Recovery, chi prende e chi no
Sono in tutto 5 i piani di ripresa presentati e ancora non approvati dalla Commissione Europea: oltre a Ungheria e Polonia, anche Svezia, Finlandia e Estonia. Olanda e Bulgaria invece non hanno presentato alcun piano. L’Olanda perché ha, la Bulgaria dai mille bisogni perché di fatto senza governo.
Primarie dell’opposizione a Orban
Primarie della composita opposizione all’autoritarismo di Orban, da destra a sinistra, per scegliere il candidato che possa batterlo. L’europeista Dobrev, candidata dalla Coalizione democratica di sinistra, è in vantaggio con il 34,76% delle preferenze, seguita da vicino dal sindaco di Bupadest Gergely Karácsony con il 27,31%. Karacsony ha vinto le elezioni nella capitale ungherese nel 2019, battendo il candidato del partito di governo Fidesz. Al terzo posto si trova il conservatore Péter Márki-Zay, con il 20,43% delle preferenze. Questi tre candidati dovrebbero essere coinvolti nel secondo turno di primarie che si terrà dal 4 al 10 ottobre, mentre sono tagliati fuori dalla corsa Péter Jakab, candidato di Jobbik, e András Fekete-Győr di Momentum.