
Detto in linguaggio meno tecnico e militare, l’FH-97 cinese svolge il ruolo di “fedele gregario” (cioè di protezione e supporto) degli aerei da caccia con piloti a bordo, più costosi costosi e preziosi. Oltre alla Cina e agli Stati Uniti, droni di questo tipo sono in sviluppo anche in Russia, Australia, Regno Unito e India. Ma la Cina sembrerebbe un passo in avanti.
Un altro velivolo interessante, sempre un drone -sempre EastWesaat-, è il ‘GJ-11’, un mezzo avanzato da combattimento realizzato con tecnologie stealth per renderlo difficilmente rilevabile dai radar. «È stato progettato per sfuggire ai sistemi di localizzazione e colpire obiettivi ben difesi. Una volta che il suo sviluppo sarà completo, il GJ-11 si rivelerà probabilmente una minaccia per Taiwan (che la Cina considera parte del suo territorio) e per il Giappone (c’è una disputa sulle isole Senkaku)».
Una esibizione delle nuove capacità aerospaziali cinesi, sia militari che civili. Ad esempio –segnala Dell’Aguzzo-, durante la fiera sono stati fatti volare, per la prima volta, aerei da caccia J-20 dotati di motori cinesi anziché russi. E sappiamo che sono in fase di test due tipi di motori, sviluppati internamente, per gli aerei militari da trasporto Xian Y-20».
Esposto anche un prototipo del drone CH-6, per operazioni di ricognizione e di attacco di lunga distanza, e il WZ-7, per la sorveglianza da grandi altezze. Il drone WZ-7 –non un prototipo da fiera-, che era già stato avvistato in volo ai confini con l’India e con la Corea del Nord, oltre che nel Mar Cinese meridionale.
Ultimo ma non meno importante, l’annuncio del lancio nel 2028 – due anni prima del previsto – della nuova generazione di razzi pesanti cinesi, che serviranno eventualmente a lanciare un veicolo spaziale con equipaggio verso la Luna.
Tutte queste tecnologie sono destinate principalmente all’Esercito popolare di liberazione e rientrano nel piano di Pechino per completare la modernizzazione del proprio apparato militare entro il 2035, ed essere in grado di schierare un ‘esercito di prima fascia’, in grado di competere anche militarmente con la superpotenza statunitense entro il 2050.
È possibile però che alcuni dei velivoli mostrati all’Airshow China possano venire esportati in mercati già noti al Paese, come il Pakistan, gli Emirati Arabi Uniti o la Serbia.
Al di là del versante militare, il salone di Zhuhai è stato rilevante anche per gli aeromobili per uso civile: è un mercato nel quale la Cina vuole contare di più – i due maggiori rappresentanti internazionali sono l’americana Boeing e l’europea Airbus –, puntando a rendersi tecnologicamente autosufficiente dalle aziende straniere.