Regno Unito a secco: file e tensioni alle pompe di benzina, supermercati mezzi vuoti. Infinita Brexit
Regno Unito a secco: file e tensioni alle pompe di benzina, supermercati mezzi vuoti. Infinita Brexit

Scene da ‘stato di guerra’ nel Regno Unito, alle prese con una crisi del carburante preoccupante. Nel 90% delle stazioni di servizio la benzina è già esaurita, mentre il prezzo medio per un litro di carburante ha raggiunto il prezzo più alto negli ultimi 8 anni.
Con il 90% delle stazioni di servizio senza più scorte, si teme per l’effetto a catena sul funzionamento dei servizi essenziali. Londra studia una “corsia preferenziale” per garantire ai medici di circolare.
I guai nascosti della Brexit infinita e addio ‘Global Britain’

Scene da ‘stato di guerra’

Scarseggia la benzina e sale la tensione. File chilometriche fuori dai distributori, dove gli automobilisti hanno atteso anche tutta la notte per riempire le proprie taniche di benzina. Secondo la Bbc, milioni di britannici sono di fronte a un vero e proprio “panico del carburante”. La corsa ai rifornimenti ha generato tensioni con episodi di violenza vera e propria.

Mobilitazione dell’esercito

Pronti alla mobilitazione di conducenti militari per aiutare nella consegna di carburante. Boris Johnson ha ordinato che vengano addestrati 150 autisti di navi cisterna militari perché imparino come rifornire benzina alle pompe. La British Medical Association sta facendo pressioni per salvaguardare almeno il lavoro dei medici. Per questi ultimi, il governo britannico sta valutando di creare una corsia preferenziale d’accesso al carburante, per consentire loro di continuare a presidiare ospedali e hub vaccinali.

Conseguenza diretta della Brexit

Dopo l’uscita di Londra dall’Europa, molti autotrasportatori stranieri hanno deciso di abbandonare le strade britanniche, vessati dalla burocrazia in eccesso e dalla ‘rimodulazione’, dal taglio degli stipendi. «Un fallimento da incompetenti nel preparare il paese alla realtà dell’era Brexit», scrive spietato il Telegraph. Se fino a ieri la questione era stata oggetto di polemiche ma comunque limitate, di fronte alla mancanza di benzina il paese scoppia di tensioni sociali e attacchi politici al premier Boris Johnson.

Brexit infinita e addio ‘Global Britain’

10 mila visti temporanei di tre mesi a lavoratori stranieri la mossa di Boris Johnson per contrastare la carenza di 100 mila camionisti e di migliaia di lavoratori nelle fabbriche di carne. In mancanza di manodopera in questi e altri settori essenziali, il rischio è che le interruzioni della catena di approvvigionamento di questi mesi si estendano alla stagione dei consumi natalizi, rallentando la ripresa economica.

Viene così meno una delle promesse cardine della Brexit: la fine dell’eccessivo affidamento sulla forza lavoro straniera a basso costo, segnala ISPI.

Brexit means Brexit?

«Brexit vuol veramente dire l’uscita britannica dall’Unione europea tanto sbandierata?», si chiede ad esempio l’ISPI. Sembrerebbe di no. Da mesi i supermercati faticano a rifornirsi di beni primari e molti scaffali rimangono vuoti. Una situazione di emergenza a cui si è aggiunta la mancata distribuzione di carburante: in alcune aree tra il 50% e il 90% delle pompe nelle stazioni di servizio sono restate a secco questo fine settimana nonostante i tentativi di razionamento.

Ripensamenti trottola

Già due settimane fa Downing Street ha così annunciato lo slittamento da ottobre a metà 2022 dell’inizio dei controlli sulle merci dell’UE che entrano nel Regno Unito. Auto proroga la sua dipendenza dai controlli altrui. Se con Brexit il Regno Unito puntava a riprendere il controllo dei propri confini, al momento gli unici controlli in vigore sono quelli europei sulle esportazioni britanniche verso l’UE. Che non sembra un gran successo per l’orgoglio del regno e per quello personale di Boris Johnson.

Global Britain: lavori in corso

Londra vorrebbe ora riscrivere il protocollo sull’Irlanda del Nord. Pensato per tutelare la pace tra le due Irlanda con la libera circolazione anche delle merci, l’accordo obbliga ad un passaggio doganale europea le merci in arrivo dall’isola maggiore che dall’Irlanda del Nord possono entrare direttamente nell’Ue, via Repubblica d’Irlanda. Approvvigionamenti interni britannici sempre più difficili e acquisti più facili e convenienti delle merci Ue che arrivano da Dublino. Un rilevante danno economico oltre che politico, ma mettere a rischio la pace nel nord Irlanda non si può.

Dall’Ue, nessuna revisione possibile

Rivedere quell’accordo diventa praticamente impossibile. Una prospettiva non gradita dall’UE ma neanche da Biden –sottolinea ISPI-, «che la scorsa settimana ha anche congelato le prospettive di un accordo commerciale USA-UK». In mancanza di una sponda oltreoceano, il futuro commerciale del Regno Unito passa ancora una volta dal dialogo con Bruxelles. Lo ha capito anche BoJo che ha infatti subito tentato di ricucire con i francesi, infuriati per l’accordo AUKUS sui sottomarini.

La strada per una normalizzazione delle relazioni con l’Europa resta però lunga, e al momento la “Global Britain” resta ancora una “European Britain”.

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