«La politica non è scienza esatta, ma arte», diceva Bismarck, 150 anni prima di Angela Merkel

Quando nel febbraio 1863 pronunciò una delle sue frasi destinate a passare alla storia, Otto von Bismarck era primo ministro del regno di Prussia da pochi mesi. Sembrò la dichiarazione ambiziosa di un politico spregiudicato, e Bismarck lo era.

Il cancelliere più longevo prima di Angela Merkel

Divenne il primo cancelliere dell’impero e mantenne l’incarico fino al 1890, dopo aver governato per ventotto anni al servizio di tre diversi sovrani tedeschi che dovevano a lui il fatto di essere diventati imperatori: Guglielmo I, Federico III e Guglielmo II. A parte l’immagine guerriera e la politica estera definita di «ferro e sangue», Bismarck però fu anche un riformatore e creò con un sistema di previdenze e assicurazioni sociali: il primo welfare state europeo. Non stupisce se raramente i successori furono alla sua altezza e la Germania scivolò, grazie anche all’egocentrismo di Guglielmo II, nella tragedia della Prima guerra mondiale.

La repubblica di Weimar, Hitler, e il dopoguerra di Adenauer

Dopo la sconfitta nella Prima guerra mondiale, la Germania diventò una repubblica e si dotò di una costituzione molto avanzata in senso liberal-democratico, modello ancora oggi di riferimento tra gli ordinamenti costituzionali. Sotto le spinte congiunte delle difficoltà economiche e finanziarie, della permanente crisi politica provocata dagli ambienti conservatori e reazionari che non si rassegnavano alla democrazia e dei continui cambiamenti al vertice del governo (venti cancellieri in quindici anni) nel 1933 divenne cancelliere Adolf Hitler, con le drammatiche conseguenze che tutti conosciamo.

Il cancelliere della ricostruzione

Duramente sconfitta nel 1945, cosparsa di rovine e occupata militarmente dagli alleati, la Germania ebbe nuovamente un cancelliere solo a partire dal 1949. Il cristiano-sociale Konrad Adenauer, ricordato come l’uomo della ricostruzione, mantenne l’incarico fino al 1963, e cioè per quasi quattordici anni. Senza rievocare i fasti bismarckiani si trattò comunque di un altro periodo determinante: ripresa economica a parte e relativo miglioramento delle condizioni generali, Adenauer fu convinto europeista conferendo alla Germania un ruolo nel processo di integrazione. In quegli anni cominciò a farsi strada un concetto che sarebbe diventato un principio guida per alcuni dei suoi successori:

meglio una Germania europea che un’Europa tedesca. Sembra però che negli incontri con l’italiano De Gasperi e il francese Robert Schumann tutti e tre parlassero un buon tedesco.

Distensione, crollo del muro ed «era Merkel»

Tra il 1969 e il 1982 vi furono due cancellieri che dovettero affrontare una sfida diversa, ovvero le difficoltà connesse alla divisione della Germania in due stati appartenenti per di più a due diversi blocchi e altre complesse scelte economiche: la guerra fredda infatti aveva coinvolto e paralizzato la Germania come pochi paesi europei.
Willy Brandt. Nel 1970, non senza una certa sorpresa, nel corso di una visita a Varsavia, il socialdemocratico Willy Brandt chiese perdono per i crimini commessi, suscitando tra l’altro roventi polemiche in Germania, ma normalizzando una situazione in cui sembrava che la guerra si fosse appena conclusa. A Brandt, travolto da uno scandalo di spionaggio verso l’URSS che coinvolgeva un suo collaboratore, succedette Helmut Schmidt che rafforzò i legami europei e gettò le basi per il secondo sviluppo economico della Germania. Il periodo Brandt-Schimdt complessivamente rappresentò dunque una fase altrettanto importante.

Helmut Kohol, ‘papà politico’ di Angela

Nel 1982 divenne cancelliere il cristiano-sociale Helmut Kohl che avrebbe mantenuto l’incarico per sedici anni (gli stessi di Angela Merkel) , anni anche questi tutt’altro che facili. Kohl, nelle relazioni europee e soprattutto con la Francia, ricordando le due guerre mondiali nate dall’antagonismo franco-tedesco, visitò il sacrario di Verdun, ma si trovò anche quasi inaspettatamente ad affrontare la riunificazione tedesca dopo il crollo del muro. Alla fine della sua epoca ebbe anche lui disavventure politiche per la gestione dei fondi del partito, ma affidò partito e cancellierato ad una giovane ancora poco conosciuta, nata e cresciuta nell’ex Germania orientale.

«Das Mädi», che in tedesco significa «la ragazza» se non quasi ‘ragazzina’, si chiamava Angela Merkel.

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