
La Triplice alleanza che mette assieme due conservatori come Johnson e Morrison e un “dem-lib-lab” atipico come Biden, fa un po’ riflettere. Non solo perché riguarda tecnologie sofisticatissime di ultima generazione, reattori atomici e missili da crociera. Ma anche perché si estende a settori supersegreti, come quello dell’intelligence. Nella “Triplice Intesa” (chiamiamola così) ci sono gli Stati Uniti dell’ “America first” (dov’è tutta questa differenza con Trump?), un Paese europeo in uscita travagliata e ancora lacerante dall’Unione, e una potenza dell’Asia-Pacifico. Australia che sembra tornata ai tempi di Yamamoto e Tojo, quando si aspettava che i giapponesi sbarcassero dalla Nuova Guinea.
Insomma, cambiano gli attori ma il copione è sempre lo stesso. Oggi c’è Pechino a fare paura e si è identificata l’area del Mar Cinese meridionale, come un possibile hot-spot critico. A differenza della seconda guerra mondiale, adesso non si tratta di competere solo per materie prime ed energia. In ballo ci sono tecnologie di ultima generazione, informatica, semilavorati ad alto valore aggiunto (come i microprocessori e i semiconduttori) che fanno di questa regione un bottino molto ambito. Chi esercita la sua sfera di influenza in questo spicchio di pianeta, incrementa enormemente il suo potere contrattuale in quelle che sono le attività produttive del futuro: le industrie 4.0 e 5.0.
La stessa riproposizione di un’alleanza che mette assieme, per certi versi, la storica Anzac, Australia and New Zealand Army Corps da guerre mondiali e gli Stati Uniti fa riflettere. Corsi e ricorsi strategici si alternano, a dimostrazione che, spesso, gli scenari si ripropongono, sia pure con cornici ambientali diverse. Certo, Aukus certifica come la Nato vada rivista dalla testa ai piedi e come l’Europa sia ormai da considerare un gigante di cartone. Il “lebensraum”, lo spazio vitale del vecchio Continente si è considerevolmente ristretto. E la potenza economica di Bruxelles non riesce a tradursi incapacità contrattuale sul piano politico e, transitivamente, militare.
Dal canto suo, l’Alleanza atlantica, esaurita la sua funzione istituzionale dopo la fine della Guerra fredda, è diventata una specie di coperchio utile per coprire la liceità di missioni militari che poco hanno a che fare col diritto internazionale. Assistiamo, dunque, a un capovolgimento degli scenari diplomatici. Uno degli elementi che appaiono predominanti, è l’emergere di una “foreign policy” asimmetrica. In sostanza, le relazioni internazionali e gli interessi là rappresentati non sono sempre ispirati da programmi e ideologie che riflettono le filosofie dei governi in carica.
L’America di Joe Biden docet.