I nostri rifiuti continuano a riempire illegalmente l’Africa e ad avvelenarla
I nostri rifiuti continuano a riempire illegalmente l’Africa e ad avvelenarla

I frequenti sequestri di container diretti in Senegal, Nigeria, Ghana e altri paesi sono un pezzo di un fenomeno in aumento, denuncia il Post. Secondo una relazione dell’Europol sulle principali minacce criminali, il traffico illegale di rifiuti è tra i più redditizi dopo il traffico di droga, la contraffazione e la tratta di esseri umani.

Italia ma anche Europa contro l’Africa

Quello del traffico illecito di rifiuti verso l’Africa è un fenomeno che  aumenta nonostante i sequestri e le denunce. Secondo l’Agenzia delle Dogane, nel 2020 i rifiuti sequestrati per traffico illecito verso l’estero sono triplicati: da 2.251 tonnellate del 2019 a 7.313 tonnellate dello scorso anno. I profitti per le organizzazioni criminali sono altissimi, i rischi contenuti: i rifiuti vengono raccolti dalle aziende che devono sbarazzarsene, chi gestisce il traffico si fa pagare per lo smaltimento, e poi li spedisce altrove, eludendo i controlli doganali.

Campania e camorra

Dai porti italiani, in particolar modo quelli della Campania, continua a partire grosse quantità di rifiuti illegali che spesso, per aggirare le leggi, sono mescolati ad altri, legali. Nei container c’è di tutto: plastica, carta, parti di automobili e moto, rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, ma rifiuti pericolosi che contengono mercurio, arsenico, fosforo, spesso maneggiati da bambini e ragazzini che lavorano nelle immense discariche per il recupero di alluminio e rame.

Le discariche della disperazione

I Paesi di destinazione coinvolti sono il Senegal, il Gambia, il Togo, la Sierra Leone, la Nigeria ma soprattutto il Ghana dove, alla periferia di Accra, c’è la più grande discarica di rifiuti elettronici al mondo, quella di Agbogbloshie. Si calcola che nell’immensa discarica siano finiti più di 250 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici provenienti, almeno per l’85%  dall’Europa. La Convenzione di Basilea definisce «criminale» il traffico di rifiuti pericolosi verso i paesi in via di sviluppo.  Ma basta definire i rifiuti come «elettronica di seconda mano» per eludere i controlli per far entrare i container nel paese.

Come il traffico di droga e di esseri  umani

Chi si affida al traffico illecito lo fa per evitare i costi di recupero e smaltimento. Le esportazioni illecite viaggiano spesso con voci di copertura: si dichiara un materiale e all’interno dei container si trova tutt’altro. È stato calcolato che in un paese africano possono arrivare anche 500.000 dispositivi elettronici da gestire in un mese. Secondo calcoli del Sole 24 Ore, lo smaltimento regolare di una tonnellata di plastiche e gomme può costare tra 200 e 250 euro. Seguendo la via illegale, la spesa non supera i 100-150 euro.

Scrive Il Sole 24 Ore che secondo una relazione dell’Europol sulle principali minacce criminali, il traffico illegale di rifiuti è tra i più redditizi dopo il traffico di droga, la contraffazione e la tratta di esseri umani.

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