
Il colonnello Mamady Doumbouya, leader dei militari golpisti, dichiara di aver preso il potere per porre fine alla cattiva gestione del Paese. «Quando in Guinea – fa sapere Boubacar Diallo, portavoce in Italia del partito d’opposizione Union des Forces Démocratiques de Guinée – l’ex presidente Condé arrestava, incarcerava o uccideva gli oppositori e i manifestanti, la comunità internazionale è rimasta a guardare. Ora l’Unione europea, e soprattutto la Francia, hanno l’opportunità di fare la cosa giusta: accompagnare i militari nel processo di transizione, organizzare entro sei mesi elezioni trasparenti e permettere alla popolazione di scegliere i propri rappresentanti».
Nel 2010, Alpha Condé era diventato il primo presidente democraticamente eletto nella storia della Guinea. Undici anni, tre rielezioni e un’epidemia di ebola dopo, la sua stella si è eclissata. Già da tempo le accuse di corruzione e di nepotismo avevano fatto breccia tra la popolazione, segnala Alessio Di Sauro su La Stampa. Il leader delle forze speciali golpiste è il colonnello Mamady Doumboya, ex legionario francese: «La malversazione della situazione socio-economica del Paese ha portato l’esercito repubblicano ad assumersi la responsabilità nei confronti del popolo guineano. La Costituzione è sciolta, le frontiere chiuse. L’ex presidente sta bene, non gli abbiamo torto un capello».
La Guinea è il maggiore esportatore mondiale di bauxite, il minerale da cui si ricava l’alluminio. Già venerdì scorso la seduta di Borsa si era chiusa sui massimi livelli degli ultimi 10 anni, gli ultimi sviluppi governativi hanno fatto schizzare il prezzo di mercato. Attualmente l’industria di settore è in forte espansione: l’alluminio viene utilizzato nei dispositivi per le energie rinnovabili, tema all’ordine del giorno a livello globale.
Non è il primo colpo di Stato in Guinea. Lo stesso presidente deposto si era imposto con una terza elezione a ottobre 2020, nonostante fino a poco prima la Costituzione prevedesse un limite di due. Circa una settimana fa, il Parlamento guineano aveva poi approvato una variazione del bilancio nazionale per aumentare le spese parlamentari e della presidenza, e allo stesso tempo una riduzione dei fondi per le forze dell’ordine come polizia ed esercito. Un diplomatico occidentale che si è rifiutato di essere identificato ha detto ad Al Jazeera che i disordini potrebbero essere iniziati dopo il licenziamento di un alto comandante delle forze speciali, causando poi una ribellione più ampia.
Proteste internazionali quasi unanimi (tutti consumatori di alluminio). Russia, Stati Uniti e Cina assieme all’Onu. L’annuncio televisivo del colpo di stato avrebbe invece causato reazioni positive tra la popolazione. I militari hanno anche annunciato il rilascio delle persone che erano state arrestate durante le manifestazioni di protesta contro il terzo mandato del deposto presidente, in carica -progettava- sino al 2032, all’età di 94 anni.
Un record che neanche Robert Mugabe è riuscito a raggiungere: l’ex padre-padrone dello Zimbabwe venne spodestato nel 2017, quando di anni ne aveva ‘solo 93’. Proprio con l’ex dittatore zimbabwese Condé condivide gran parte della biografia: la lotta politica, la detenzione, la salita al potere che ha coinciso con la speranza di una nazione. Speranze malriposte, rileva La Stampa. «Sulla falsariga di molti dei dinosauri passati sui troni africani, Condé ha mancato l’appuntamento con la storia. Pur essendosi battuto per anni per la democrazia, una volta al comando non ha fatto nulla per migliorare le condizioni di vita della popolazione e ridistribuire il reddito, tenendo per sé e il suo clan le risorse provenienti dalle esportazioni di bauxite, di cui la Guinea è (con l’Australia) il principale fornitore della Cina».