K'allora Re dell'Afghanistan Zair acconto al presidente americano Kennedy
C’era una volta, come nelle favole, un po’ di pace nel tormentato Afghanistan?

Un territorio spesso impervio, dalla pendici himalaiane ai deserti iraniani, tanti popoli e tante guerre interne ed esterne per prevalere e possedere. Frammenti di storia antica che solo in epoca moderna avevano iniziato a chiamare quei luoghi Afghanistan, la terra degli ‘afghan’, antico nome del popolo pashtun. Con gli altri popoli interni e attorno, spesso in contesa.
L’Afghanistan diventa stato nel 1747 quando il generale Ahmad Durrani, si proclama scià a Kandahar impadronendosi di tutta la parte orientale dell’Impero persiano, gli attuali Afghanistan, Pakistan a il Kashmir. Il successore sposta la capitale a Kabul, a da lì e per quasi un secolo eredi di scià o visir, si scannano tra loro.
Centro anni dopo arrivano le allora Grandi Potenze: l’Impero britannico e l’Impero si contendono quei territori. E da qui inizia il ‘C’era una volta’ di Giovanni Punzo, a cercare qualche beve periodo della storia di quella terra e di quei popoli che non sia segnato da guerre.

Amānullāh Khān, ultimo emiro e primo re

Alla conclusione della Prima guerra mondiale Russia ed Inghilterra non poterono più esercitare sull’Afghanistan l’influenza che avevano avuto sino a quel momento e che con alterne vicende, nel bene o nel male, aveva determinato le sorti del paese. La Russia sconfitta era in preda alla guerra civile seguita alla rivoluzione e l’impero britannico era impegnato in numerose crisi nei vari continenti seguite all’assetto post bellico, ma intanto il «grande gioco» era finalmente concluso. Era il momento opportuno – pensò Amānullāh Khān – per scrollarsi di dosso il pesante giogo del protettorato britannico, che imponeva la rappresentanza diplomatica inglese in politica estera. Alla conclusione della terza guerra anglo-afghana gli fu riconosciuto quindi di poter intrattenere liberamente relazioni con altri paesi senza l’ingerenza inglese. All’interno si avviò una stagione di riforme in senso occidentale e nel 1927 Amānullāh Khān, che nel frattempo nel 1926 aveva lasciato il titolo di emiro ed assunto quello di re, compì un viaggio memorabile in Europa toccando varie capitali quali Istanbul, Londra, Berlino, Parigi, Varsavia e Roma incontrandosi con tutti i capi di Stato. Il significato simbolico del viaggio era chiaro: l’Afghanistan aveva voltato pagina e si presentava ai paesi europei per avviare nuove relazioni e contatti commerciali.

Prima rivoluzione e restaurazione monarchica

Purtroppo, come avviene spesso, l’assenza del sovrano dal paese fu sfruttata dagli elementi tribali e reazionari che si opponevano alle riforme per scatenare una rivolta a Jalalabad. L’esercito non appoggiò il sovrano e ci furono diserzioni in massa, tanto che Amānullāh Khān, nel gennaio 1929, dovette abdicare e riparare in India; l’anno successivo fallì anche il tentativo di tornare sul trono e si aprì la via dell’esilio, anche se lealisti combatterono sporadicamente fino agli anni Trenta e Quaranta. Sul trono salì Mohammed Nadir Shah, un cugino del deposto re che però fu assassinato nel 1933 e che, sia pure con maggior cautela, aveva tentato di proseguire la politica di riforme. A lui successe il figlio appena diciannovenne, Mohammad Zahir Shah, che dovette affrontare altre difficoltà in politica estera e interna. Infatti la Russia sovietica, ripresasi dalla situazione degli anni Venti, era tornata ad interessarsi all’Asia centrale e l’impero britannico, pur sentendo talvolta vacillare il suo dominio sull’India, nutriva interessi analoghi. La scelta afghana, allo scoppio della Seconda guerra mondiale, fu dunque quella della neutralità, nonostante il vecchio re Amānullāh in esilio avesse manifestato simpatie per la Germania nazista, sia pure giustificate – a suo dire – dal risentimento anti inglese.

Il dopoguerra e la stabilità

Mohammad Zahir Shah, dopo aver condotto il paese tra i marosi della guerra, comprese che era necessario riavviare la politica di riforme del primo re e soprattutto aprirsi al mondo esterno. Come nel 1934 l’Afghanistan aveva fatto il suo ingresso nella Società delle Nazioni, nel 1946 il paese aderì alle Nazioni Unite schierandosi spesso in difesa degli interessi dei nuovi paesi indipendenti dopo il crollo degli imperi coloniali, ma evitando con abilità anche le trappole degli schieramenti della Guerra fredda. Dopo aver ottenuto aiuti americani per la difesa, fece anche accordi con l’Unione Sovietica che realizzò importanti opere pubbliche, tra le quali dighe idroelettriche e fabbriche. In politica interna, nel 1959, fu avviata una radicale riforma del sistema scolastico e una campagna per l’emancipazione femminile; nel 1964 – pare ispirandosi alla V Repubblica del generale de Gaulle ¬– fu introdotta una nuova costituzione approvata da una Loya Jirga, l’antica assemblea del popolo afghano. Purtroppo, nel luglio 1973, il cugino del re ed ex primo ministro Mohammad Daoud Khan, organizzò un colpo di Stato: per evitare spargimento di sangue Zahir Shah abdicò e fu proclamata le repubblica.

L’ex Re afghano Zair al Quirinale dal presidente Ciampi

Guardando indietro rispetto alle guerre successive note, il quarantennio di regno di Zahir – pur in mezzo a tante difficoltà – appare oggi un periodo quasi tranquillo. Annotazione di casa nostra: il colpo di Stato avvenne mentre il Re si trovava in Italia, dove è rimasto in esilio per ventinove anni, nel quartiere dell’Olgiata a Roma. Nel 2002 rientrò in Afghanistan del dopo guerra americano contro i talebani allora sconfitti, e non tornò capo dello Stato per scelta Usa a favore della presidenza Karzai. Morì nel 2007 nella sua vecchia capitale.

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