La «galassia Stato Islamico» a oriente di Kabul. Allarme sudest asiatico

Ore prima che lo Stato islamico nella provincia del Khorasan l’Iskp lanciasse il suo commando suicida per colpire l’Abbey Gate di Kabul, con i suoi 170 morti tra cui 13 marines, un servizio di NikkeiAsia, raccontava del la ministra indonesiana degli esteri Retno Marsudi si incontrava a Doha col capo dell’Ufficio politico dei Talebani nella capitale del Qatar.
La ministra Marsudi voleva rassicurazioni sul fatto che l’Afghanistan «non sarebbe diventati un terreno fertile per l’organizzazione e le attività terroristiche»

La ministra indonesiana e la paura ad oriente

Nella foto di copertina tratta dal manifesto, militari indonesiani a Makassar, luogo di un attacco terroristico nell’aprile 2021. E come segnala Emanuele Giordana, la visita della stessa ministra fa capire chiaramente che le attività dell’Isk non preoccupano solo i Paesi occidentali o quelli non musulmani. «Come è noto, a differenza dei Talebani e di Al Qaeda, i peggior nemici degli epigoni dell’autoproclamato Califfato, sono i musulmani devianti: i primi da demonizzare e poi punire». L’attentato alle porte dell’aeroporto di Kabul ha ucciso anche molti miliziani talebani.

A oriente dell’Afghanistan

«A Oriente dell’Afghanistan la paura che le vicende di questi giorni abbiano ringalluzzito quello che si presumeva una sfida fallita, circola dall’India a Singapore, dalla Malaysia all’Indonesia passando per le Filippine, forse il maggior teatro recente di attività estremiste legate ad Al Qaeda ma, da qualche anno, anche ispirate dal verbo del defunto Al Baghdadi». Una storia di jihadismo ormai ventennale diffuso in Indonesia, più localizzato nelle Filippine. «In Indonesia la storia recente dell’integralismo armato ed ‘ continuata sino a ieri col mancato attentato per arresti del 17 agosto, giorno dell’indipendenza».

Nelle Filippine la minoranza musulmana

Nelle filippine, dove la minoranza musulmana è solo il 6%, nell’area insulare a Sud del Paese, dove l’islam è maggioranza, è sempre stata turbolenta con azioni eclatanti come la battaglia di Marawi del 2017, combattuta per 5 mesi dai miliziani di Abu Sayyaf e del Maute, collegati allo Stato islamico, con un bilancio di oltre 1000 morti. E le preoccupazioni sfiorano anche Singapore e la Malaysia dove, nel Paese a maggioranza musulmana, gli islamisti sono però meno aggressivi che altrove ma pur sempre presenti anche, in passato, con qualche azione dimostrativa.

Bangladesh, India, Pakistan, Sri Lanka, Maldive

Tutta questa rete, racconta sempre Emanuele Giordana, «diffusa anche in Bangladesh, India, Pakistan, Sri Lanka, Maldive, dipenderebbe dal fantomatico Ufficio al Sadiq diretto dallo sceicco Tamim, che sarebbe la cinghia di trasmissione tra i vari microcosmi e lo zoccolo duro dello Stato islamico afgano nella provincia del Khorasan. È per ora risulterebbe solo un nome la cui esatta funzione non è chiara». Scenario ancora più preoccupante quello tracciato da Mariano Giustino sull’UffPost: catalogo dei terroristi che riemergono in Afghanistan tra pakistani, uiguri, tagiki, uzbeki.

«C’è un vuoto di sicurezza che i talebani potrebbero non essere capaci di colmare». Ma questo vale un ulteriore approfondimento.

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