Decidono loro, ma i colpevoli siamo sempre noi

Mi è capitato, quasi per sbaglio, di leggere un editoriale assai pomposo su un quotidiano che andava per la maggiore. Una firma importante per il microcosmo giornalistico, una di quelle che fanno la differenza sulla carta, nei libri di cassetta, nelle arene mediatiche. Insomma, il giro è quello. Parlava del caos afghano, con riferimenti casuali e spiccioli alla situazione italiana. Tesi in poche parole: tutto quello che è accaduto nella storia, dal dopoguerra a oggi, pandemia e Afghanistan compresi, è colpa nostra.

È colpa di chi è stato ed è contro la guerra, di chi continua a chiedere giustizia sociale, di chi pretende diritti uguali per tutti, di chi non ama l’apparato industriale-militare che salva il mondo dalle crisi, di chi pensa che l’ambiente sia un bene comune e non un dettaglio da cementificare a piacimento, di chi ama gli alberi più delle ciminiere, la lentezza più della furia folle della modernità a ogni costo, la semplicità più dell’arricchimento facile. E potremmo andare avanti a lungo, definendo due visioni del mondo opposte. Quella dei colpevoli, tra i quali mi schiero senza dubbio, e quella dei poveri (ma spesso ricchissimi) innocenti di questo paese che la pensano esattamente al contrario.

Sento la vocina del barbiere alchimista e anarchico che mi dice: e quindi (avendo capito da un pezzo dove voglio arrivare)? Quindi il tuttologo del salottino mediatico indica come responsabili del tracollo del Paese (dell’Europa, della sanità, della scuola, del mondo…) quelli che non hanno mai avuto potere e che non hanno governato neanche un giorno. Mentre le penne pompose assolvono a prescindere chi, in un modo o nell’altro, governa da sempre: chi decide le politiche del lavoro, le guerre giuste o no, i condoni, le devastazioni del territorio, le politiche culturali ridicole, quelle che riguardano la scuola pubblica e le scelte sulla sanità, quelle che ci impoveriscono e ci rendono un paese in ostaggio di interessi privatissimi che niente hanno a che fare con la democrazia.

Comandano loro e incolpano noi. Hanno sempre comandato loro, non c’è stato un giorno in cui i diritti sociali hanno preso la scena, o la sanità privata è stata ridimensionata a favore di quella pubblica, o una guerra infame evitata. Non un giorno in cui il bene comune è stato valutato più degli interessi feroci e privati del profitto, non una volta in cui l’umanità ha prevalso sul cinismo sui disperati sfruttati e sui migranti. E ora, alla fine della giostra, la colpa è nostra? Viviamo in un paese in cui vige l’egoismo come unica relazione col prossimo e la colpa è nostra (che restiamo, per esempio, solidali).

Che faccia tosta! Ma va bene così. Questi sono i cantori illuminati dell’informazione, gli eleganti (parlando di vestiario firmato) furbetti del corsivino, sempre pronti a spostare la trincea dove è utile a chi comanda. Hanno ragione loro e torto noi se non ci organizziamo, se non insorgiamo, se non ci prendiamo quello che è nostro, se ci facciamo obnubilare da false bandiere e da cantori pipposi, in servizio permanente effettivo, che dopo i danni che stiamo subendo vogliono regalarci anche la beffa della colpa

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