
«Tra i tanti, troppi, errori commessi, ma uno viene considerato alla base della tragedia finale che si sta consumando all’aeroporto civile di Kabul: l’abbandono della mega-base aerea di Bagram, all’inizio di luglio. Un super-compound ultraprotetto, logisticamente ben servito dalla povera rete trasportistica afghana, in grado di garantire un tranquillo ponte-aereo per evacuare (volendo) anche un milione di persone. Quella di “regalare” Bagram ai talebani, sperando che potesse essere tenuta, nel frattempo, dall’esercito governativo, si è rivelata una sciocchezza colossale. Che è stata la causa indiretta delle stragi all’aeroporto di Kabul».
«Lo ribadiscono gli specialisti, tra cui, in particolare, l’ambasciatore Usa Nathan Sales, ex inviato speciale della Coalizione anti-Isis, in un’intervista alla britannica Bbc. Sales ha dichiarato che Biden è stato “monumentalmente incompetente” ad abbandonare senza motivo Bagram, per infognarsi nelle viuzze e davanti ai muri recintati di filo spinato che circondano l’aeroporto di Kabul. Insomma, la strage perpetrata dall’IS-K sembrava proprio annunciata. Adesso bisogna evitare che soldati americani e occidentali vengano catturati ed esibiti come ostaggi. Per questo il Presidente deve prendere tutte le precauzioni possibili, magari utilizzando truppe speciali che possano proteggere quelle “normali”».
«Il carnaio di Kabul allarma tutta la diplomazia mondiale, a cominciare dai cinesi. Fino a che punto si potranno fidare dei talebani? Possono “collaborare” per il controllo degli Uighuri? Intanto si scopre che gli eredi del Califfato, l’Islamic State Khorasan, si appoggiano alla cosiddetta “rete Haqqani”, dal nome del leader che riunisce le tribù “pashtun” dell’area che va dal sud dell’Afghanistan fino al Waziristan pakistano. In sostanza, secondo gli analisti inglesi, l’IS-K potrebbe rivelarsi una spina nel fianco del movimento talebano. E lo stesso Mullah Baradar non è affatto sicuro che abbia l’autorità per garantire il rispetto di accordi firmati».
«Nel momento in cui si sono messi a negoziare in Qatar, a Washington erano consapevoli che avrebbero smontato alla ‘bolla’ filo-occidentale in un Afghanistan già controllato al 50% dai talebani. Bastava una ventata e tutto sarebbe crollato in mano loro. Il 2 luglio gli Usa chiudono di notte la base di Bagram, senza avvertire l’esercito afghano, tagliando luce e acqua: Kabul era già perduta allora. Il messaggio è stato devastante sul morale dei soldati afghani che si sono anche trovati senza copertura aerea perché avevano ritirato tecnici e contractors. Sono quindi stati calcolati male i tempi e gli Usa e la Nato sono finiti nel caos dell’aeroporto e in un’evacuazione più caotica di quella di Saigon 1975, dove per altro non c’erano attentatori suicidi da affrontare».