Kabul, umanità e disperazione. Il G7 cerca grandi. L’Europa piccola dei muri. Il console italiano a Kabul a salvare la faccia al mondo
Kabul, umanità e disperazione. Il G7 cerca grandi. L’Europa piccola dei muri

Quel giovanotto in piedi suo muro di cinta dell’aeroporto di Kabu che solleva un bimbo, è il console italiano Tommaso Claudi, che da giorni è impegnato nelle operazioni di evacuazione di concittadini e afghani. Umanità.
Truppe straniere a Kabul oltre il 31 agosto per completare l’evacuazione, sta per chiedere il G7, sette sempre meno grandi. ? Il no talebano gela Usa e alleati, mentre il mullah Yacoob annuncia: nuovo governo afghano vicino.
I sovranisti della vergogna alzano un muro agli afghani. L’austriaco Kurz, l’ungherese Orban, lo sloveno Jansa : “Non li accogliamo”. Michel e von der Leyen in silenzio fin dopo il G7
L’Italia, obiettivo 2500 afgani da mettere in salvo.

Evacuazione Afghanistan, impresa e dramma

«L’evacuazione dall’Afghanistan è una “operazione incredibile, senza precedenti, ma evacuare migliaia di persone sarà difficile e doloroso», confessa Joe Biden dalla Casa Bianca. Biden ha ammesso che la situazione è fluida e che «qualcosa potrebbe anche andare storto». Rispetto al ritiro delle forze americane dall’Afghanistan, Biden ha insistito: «Quando avremmo dovuto lasciare l’Afghanistan? Tra 10 anni? 5? Lasciare l’Afghanistan è stata una decisione logica e razionale, non manderò i vostri figli a combattere».

I figli degli americani, quelli afghani e il console

Biden e gli Stati Uniti con le loro ragioni, e l’elementare umanissimo gesto del giovanotto in piedi suo muro di cinta dell’aeroporto di Kabul che solleva un bimbo dalla calca oltre la barriera. Il console italiano rimasto a Kabul a cercare di coordinare l’evacuazione nel caos creato da strateghi da strapazzo.

G7, sette meno grandi di ieri

Al G7 ansia per l’evacuazione entro 31 agosto. Londra, Berlino e Parigi chiedono tempo. 31 agosto troppo vicino, e il rischio è quello di non riuscire a evacuare tutto il personale e i collaboratori che per anni hanno lavorato nel paese fianco a fianco con le missioni occidentali in Afghanistan. Trattare con i talebani fino all’ultimo, ottenere tutto l’ottenibile. Ma la loro risposta è minacciosa: «Via entro il 31 agosto o reagiremo». Il Consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan alla Casa Bianca sostiene di «avere i mezzi necessari per evacuare gli americani da Kabul entro il 31 agosto». Il ministro della Difesa britannico: «quando gli Usa si ritireranno dovremo andarcene anche noi, non credo che ci sia alcuna possibilità di restare senza gli Stati Uniti».

Il più imponente ponte aereo della storia

Lunedì il dipartimento della Difesa statunitense ha detto che gli Stati Uniti e gli alleati hanno evacuato circa 48mila persone dal giorno della presa di Kabul da parte dei talebani, ma i giornalisti presenti sul campo raccontano di migliaia di persone ancora in attesa di partire, spesso ostacolate nei loro sforzi dai talebani.

Italia, obiettivo 2500 afghani con noi

Italia. «Ci siamo prefissati di portare fuori dal paese 2500 persone, ieri sera eravamo a quota 1600». Vista da Roma, l’operazione nel suo complesso sta procedendo secondo i piani. Secondo i dati del ministero della Difesa sono oltre 3.350 i cittadini tratti in salvo da giugno scorso, circa 1.990 quelli già giunti in Italia negli ultimi giorni (di cui 547 donne e 667 bambini) e circa 1.300 quelli presso l’aeroporto di Kabul in attesa di partire.

L’Europa dei troppo egoismi

L’orticello anti-rifugiati d’Europa. Il blocco dell’est alza un muro agli afghani. Da una parte c’è il muro di Slovenia, Austria, Polonia e Ungheria, decisi a evitare che una nuova ondata di migranti colpisca il Vecchio Continente. «L’Ue non aprirà corridoi umanitari per i profughi afghani», ha annunciato ieri il premier conservatore sloveno Janez Jansa, presidente di turno dell’Ue, parlando a nome di tutti, pur non potendolo fare.
Insegue il cancelliere austriaco, Sebastian Kurz, l’ungherese Orban, mentre la Polonia non dichiara ma fa, e blocca da oltre un settimana sulla frontiere con la Bielorussia un gruppo di circa venti fuoriusciti da Afghanistan in condizioni disumane.

Muri e silenzi

Tra muri e silenzi, il G7 e poi, probabilmente, il G20 sembrano essere, al momento, le uniche occasioni messe sul tavolo dall’Europa per discutere della crisi afghana e dell’ondata migratoria.


Tutto mentre l’Afghanistan continua a chiedere risposte, l’America arranca, mentre Cina e Russia tengono aperte le loro ambasciate a Kabul e trattano con i nuovi padroni del Paese.

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