
Ma, diversamente dalle intenzioni sia dei golpisti che del riformatore Gorbaciov, quei pochi giorni dell’agosto 1991 provocheranno un risultato inimmaginabile fino a poco tempo prima: la dissoluzione dell’Urss e del sistema socialista in Europa, presenza costante nella vita di tutti dalla fine della Seconda guerra mondiale in poi, e in Russia dalla Rivoluzione d’Ottobre del 1917.
Con i termini glasnost, perestrojka e uskorenie diventati emblematici di quel periodo, Gorbaciov tentò di rendere l’Unione Sovietica più trasparente, moderna e competitiva: in sostanza cercava di avvicinarsi al mercato e alla comunità internazionale, come testimoniò l’importante accordo sul controllo dagli armamenti firmato con gli Stati Uniti al suo secondo anno in carica.
Il 18 agosto 1991, alla vigilia della firma di un trattato che avrebbe creato una Comunità di stati sovietici indipendenti, meno centralizzata rispetto al regime allora esistente, Gorbaciov venne isolato con la famiglia nella dacia di Foros, in Crimea. La residenza fu tagliata fuori dalle comunicazioni e i golpisti ne presero il controllo: chiesero a Gorbaciov di dichiarare lo stato di emergenza e di dimettersi, ma lui si rifiutò.
A Mosca, intanto, il primo ministro Valentin Pavlov, il ministro dell’Interno Boris Pugo, il vicepresidente Gennadij Janaev e il capo del KGB Vladimir Krjuckov, in conferenza stampa, parlarono di dimissioni del presidente per ‘motivi di salute’. Gorbaciov non poteva continuare a mantenere la carica di presidente dell’Unione Sovietica, che sarebbe quindi passata nelle mani del suo vice, Janaev.
Ma i carri armati usati per occupare militarmente Mosca vennero fermati da migliaia di persone scese in strada. Ci furono manifestazioni anche in altre grande città russe, che i golpisti non vollero disperdere per timore delle conseguenze di interventi contro la popolazione. Con Gorbaciov isolato in Crimea, la leadership dell’opposizione al golpe toccò a Boris Eltsin, all’epoca neo eletto presidente della Repubblica Russa.
Eltsin, il 19 agosto, scrisse una dichiarazione per condannare il colpo di stato «anticostituzionale e reazionario», in cui invitava l’esercito a disertare e i cittadini a organizzarsi in uno sciopero generale. Successivamente, di fronte al parlamento di Mosca, saltò su un carro armato e si mise a leggere la dichiarazione. In quel momento in piazza c’erano 30mila persone e iniziarono ad applaudire.
I flash delle macchine fotografiche iniziarono a scattare e il giorno dopo la foto di Eltsin sul carro armato era sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo.
Gorbaciov tornò a Mosca nella notte tra il 21 e il 22 agosto. Il colpo di stato era fallito ma aveva in qualche modo accelerato la disgregazione dell’Unione Sovietica. Gli stati baltici avevano già dichiarato la propria indipendenza e Eltsin, con il favore del momento, spingeva per l’istituzione di una Federazione russa indipendente. Nelle settimane successive il parlamento di Mosca abolì il Partito Comunista.
Gorbaciov, che il 24 agosto si era già dimesso da segretario del Partito Comunista, si dimise anche da presidente dell’Unione Sovietica, di cui fu l’ottavo e ultimo leader.