
«Il Muro» per antonomasia resta sempre quello di Berlino, costruito in tre giorni nella calda estate del 1961, esattamente sessanta anni fa, ma cadde meno di quaranta anni dopo. Nella storia drammatica del secolo scorso rappresenta una pagina dolorosa certamente chiusa, ma tutt’altro che dimenticata. Nominarlo nei giorni dell’anniversario della costruzione suscita il ricordo di altre barriere o fossati costruiti per ostacolare in diversi modi la circolazione delle persone o delle idee. Gli altri ‘muri’ non sono ricordati allo stesso modo, eppure la loro storia è molto antica, per non dire remota.
Sembra che la prima barriera eretta per fermare un popolo risalga a qualche millennio orsono: Su-Shin, terzo re di Ur, costruì un muro per fermare gli Amorrei a nord della città di Akkad tra il 2037 e il 2029 a.C. Anche il faraone d’Egitto Amenemhat, sempre nel Terzo millennio a.C., costruì il ‘muro del Principe’ per fermare le migrazioni dall’Asia. In entrambi i casi non funzionarono e al contrario si verificarono puntualmente gli eventi temuti. Nel corso della storia furono abbattute anche le ‘lunghe mura’ di Atene che collegavano la città al Pireo, garantendo i rifornimenti dal mare in caso di assedio.
Anche ai Romani, meglio organizzati e più efficienti, la costruzione di un muro da sola non garantì il successo in almeno tre casi: il Vallo di Adriano – lungo circa centoventi chilometri, nonostante tutte le attenzioni per rendere confortevole la vita dei legionari -, il ‘limes’ romano sul Reno e quello orientale in Illiria, costruiti allo scopo di arrestare i barbari, alla fine non funzionarono. Non parliamo poi della Grande Muraglia cinese il cui scopo era arrestare i Mongoli: quando Marco Polo andò in Cina sull’immenso paese regnava proprio una dinastia di origine mongola.
La muraglia, che assieme ad altre opere si stendeva per più di ottomila chilometri, non protesse la capitale del Celeste Impero, o meglio la dinastia che vi regnava: una rivolta interna, cioè al di qua del muro, la fece crollare. Quando, parecchi secoli dopo, i giapponesi, negli anni Trenta del secolo scorso, invasero la Cina, vi furono pochi e sporadici casi in cui le truppe cinesi utilizzarono parti delle antiche fortificazioni per difendersi, ma dovettero soccombere di fronte alle moderne artiglierie. Furono sempre le artiglierie, stavolta turche, ad abbattere un tratto ampio delle mura di Costantinopoli decretando la fine dell’impero bizantino e l’inizio dell’età moderna.
Nel 1969, sempre a metà di un caldo mese di agosto, a Belfast scoppiarono i cosiddetti Troubles e l’esercito inglese intervenne sull’isola a quasi mezzo secolo dalla rivolta di Dublino del 1916. Per isolare alcune zone di Belfast e Derry furono costruiti dei muri di separazione ai quali fu dato il nome di Peace Lines: guerriglia e attentati però continuarono per decenni.
Nel Sahara esiste il cosiddetto ‘muro marocchino’, lungo oltre duemila chilometri e per questo al secondo posto dopo la Grande Muraglia: si tratta in realtà di una ‘berma’, un dosso elevato di sabbia e sassi, fronteggiato però da milioni di mine. Fu costruito per impedire le incursioni del Fronte Polisario.
Più recenti in ordine di tempo il muro costruito ai confini di Israele (1994, ma allungato nel 2001) e quello al confine tra Stati Uniti e Messico. Il primo non divide solo Israele dalla Cisgiordania, ma isola anche Gaza che, essendo la città con maggiore densità di abitanti al mondo, è diventata anche la prigione più affollata del pianeta.
Anche il muro messicano è stato costruito a partire dagli anni Novanta e probabilmente, per la quantità di dispositivi elettronici di sorveglianza, è il più moderno in assoluto, ma il sogno di Trump di renderlo assolutamente invalicabile è finito.