
La memoria personale con Gino risale a 30 anni fa, ancora con lui che lavorava alla Croce Rossa, a cercare di salvare vite nella Sarajevo assediata. Poi decise che il pronto soccorso medico in prima linea doveva essere più veloce e meno impastoiato di burocrazia o condizionato dai vincoli della politica, e nacque Emergency.
Gino la politica la faceva, eccome se la faceva. Ma sempre dalla parte dei perdenti. La nostra volta successiva del dopo Sarajevo è stata a Baghdad, ancora ai tempi di Saddam, quando qualcuno stava preparando la frottola delle armi di distruzione di massa e il macello che ne venne. Lì Gino stava facendo da mediatore per i soccorsi medici alla popolazione curda con l’allora ministro degli esteri di Saddam, Tarek Aziz, che stavo intervistando.
Poi l’Afghanistan per noi due assieme con lui che era di casa. Anabah, nella valle del Panshir, a tre passi da Kabul, con le parti in guerra di oggi rovesciate. Kabul talebana in attesa di liberazione americana. Ho memoria e immagini di quei lunghi e difficili giorni, con Gino che coordinava un ospedale da campo di un’efficienza sanitaria incredibile nel mezzo di quel nulla, con chirurghi e volontari a fare cose eccezionali, prima di dare occasionale ospitalità a giornalisti straccioni e sbandati.
Con Gino, Giulietto Chiesa e Vauro ho festeggiato uno dei più miei più ‘originali’ compleanni con una immangiabile torta afghana di spaghetti scotti condita con sugo di pomodoro di qualche antica e imprecisata razione di guerra. Eppure è tra i miei ricordi più importanti, perché la vita si impreziosisce quando la porti vicina al confine sottile tra il vivere e il dopo.
Gino Strada questo confine l’ha sfiorato mille volte, forse anche per questo è sempre stato così vicino e sensibile alle sofferenze degli ultimi.
«Amici, il mio papà Gino Strada non c’è più. Io vi abbraccio ma non posso rispondere ai vostri tanti messaggi (grazie), perché sono qui: dove abbiamo appena fatto un soccorso e salvato vite. È quello che mi hanno insegnato lui e la mia mamma. Abbracci forti a tutte e tutti».
«Tra i suoi ultimi pensieri, c’è stato l’Afghanistan, ieri. È morto felice. Ti vogliamo bene Gino»: così Emergency ricorda il suo fondatore Gino Strada. «Il nostro amato Gino – si legge nel post – è morto questa mattina. È stato fondatore, chirurgo, direttore esecutivo, l’anima di Emergency».
«I pazienti vengono sempre prima di tutto, il senso di giustizia, la lucidità, il rigore, la capacità di visione: erano queste le cose che si notavano subito in Gino. E a conoscerlo meglio si vedeva che sapeva sognare, divertirsi, inventare mille cose».
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