L’ombra di Putin sulla Bielorussia

A un anno di distanza dalla sua contestata rielezione, Alexander Lukashenko ha annunciato, a sorpresa, di essere intenzionato a lasciare la presidenza in tempi brevi (anche se non specificati con precisione). Ovviamente nessuno gli crede, visto l’attaccamento al potere più volte dimostrato.

Svetlana Tikhanovskaya, candidate for the presidential elections

La Russia Bianca

Tuttavia la situazione attuale della Bielorussia è così complicata da indurre gli osservatori a ritenere che tutto sia possibile. Com’è noto, questa ex Repubblica sovietica (il cui nome significa letteralmente “Russia Bianca”), è la più vicina alla Russia vera e propria dal punto di vista etnico e linguistico.

Non solo. Tra essa e la Federazione Russa è in vigore dal 1997 un trattato formale secondo cui le due entità sono legate da un’unione economica, politica e fiscale. E’ del resto altrettanto noto che Vladimir Putin non si fida affatto di Lukashenko, ritenendolo poco affidabile e difficilmente controllabile. Ma il dittatore di Minsk, in carica da ben 27 anni, non ha molte carte da giocare se prescinde dall’appoggio del potente vicino.

Nessun sentimento popolare anti russo

Putin ha seguito con grande attenzione l’evolversi della situazione nella Repubblica confinante e, nonostante i dubbi sul suo operato, ha appoggiato la repressione di Lukashenko nella Repubblica confinante, per di più concedendogli un grosso prestito che potrebbe pesare parecchio sul futuro del Paese.
Si noti, tra l’altro, che in Bielorussia non esiste un forte sentimento anti-russo simile, per esempio, a quello che si riscontra in Ucraina (o, almeno, nelle sue regioni occidentali).
Come tutti sanno, Putin non ha mai rinunciato a ricostruire, nei limiti del possibile, un’unione con le ex Repubbliche sovietiche più vicine, etnicamente e linguisticamente, alla Russia.

La debolezza politica dell’opposizione

Vista la sostanziale debolezza dell’opposizione bielorussa, che ha nel mirino lo stesso Lukashenko più che i russi, gli analisti notano che Putin potrebbe anche tentare, dopo aver fatto dimettere l’attuale dittatore, di governare la Bielorussia in modo indiretto, sfruttando per l’appunto i trattati firmati nel 1997.
Sarebbe sufficiente, a questo scopo, insediare a Minsk un governo di suo gradimento, disposto a stringere ancor più gli attuali accordi di cooperazione. Ciò consentirebbe al leader russo di ricostruire, per l’appunto, una parte della ex Unione Sovietica. Attendendo, nel frattempo, che i filo-russi acquistino maggiore potere anche in Ucraina.
Naturalmente dovrebbe fare i conti con Usa, Ue e Nato, per nulla disposti ad assecondare un simile progetto. Però la politica occidentale in questo scacchiere si è finora dimostrata inconcludente.

La politica occidentale inconcludente

Contro Lukashenko, per esempio, sono state varate altre sanzioni, ed è noto che esse non hanno mai sortito effetti decisivi. D’altra parte, non sembra che gli occidentali – con i tedeschi in testa – siano disposti a correre il rischio di uno scontro militare con Mosca, le cui forze armate hanno conservato una notevole potenza e capacità di deterrenza.
Se a tutto ciò aggiungiamo che Biden sembra aver capito che il vero avversario da combattere è Pechino, e non Mosca, il quadro diventa un po’ più chiaro (anche se non del tutto).

Putin potrebbe insomma riuscire a realizzare il disegno che gli sta più a cuore, vale a dire la ricostruzione di una piccola Urss.

Condividi:
Altri Articoli
Remocontro