
In Europa l’anno record per le morti causate dal caldo fu il 2018 (105.000 vittime), mentre l’anno peggiore per temperature resta il 2019 (record quasi ovunque).
«Ma quest’anno sembra già fare storia a sé, con ondate di calore che si spingono verso zone raramente raggiunte (basti pensare ai 50 gradi in Canada). Secondo gli ultimi studi il cambiamento climatico avrebbe reso gli eventi estremi dieci volte più probabili, aggiungendo già oggi in Europa 2-5 gradi alle temperature massime nei periodi di caldo estremo».
Lunedì il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC) pubblicherà un rapporto con le conoscenze scientifiche più recenti sul clima per la ‘COP26’, la Climate Change Conference numero 26 a presidenza italo-britannica del prossimo autunno. Sei anni dopo gli accordi (e promesse) di Parigi, i paesi firmatari dovranno dimostrare di essere pronti a intraprendere azioni concrete, oltre gli impegni presi.
«Malgrado anche gli USA di Biden sembrino finalmente fare sul serio (dopo Cina e Ue, proprio oggi Washington ha annunciato che entro il 2030 metà dei veicoli venduti sarà elettrico), siamo ancora lontani dall’obiettivo di limitare a 1,5°C il riscaldamento globale». La speranza è che, conclude ISPI, dove non arriverà da sola la “corsa alla supremazia tecnologica verde”, «almeno la frequenza degli eventi estremi indichi al mondo la strada da seguire».
Titolo paradosso di Repubblica a dare rilievo ad un fenomeno che se non contenuto da subito, cambierà il nostro futuro, avverte di Giacomo Talignani. «Mentre il mondo osserva i Giochi di Tokyo, nel cuore del Mediterraneo il fuoco sfiora la culla della fiamma olimpica, lì dove nacquero le antiche Olimpiadi. In queste ore, da Atene ad Olimpia, la Grecia è in balia dei roghi. Sembra quasi un messaggio della storia, un promemoria della crisi climatica: l’emergenza che cambierà il nostro futuro è dappertutto, qui, adesso».
I boschi della Sardegna e della Sicilia, la Pineta Dannunziana di Pescara, le foreste di Cipro, Albania, Marocco, Macedonia e ora la Turchia e la Grecia: brucia l’intero Mediterraneo».
Uno dei problemi centrali di questa estate è che le ondate di calore rimangono più a lungo su territori già aridi e i venti caldi sospingono fiamme che si propagano velocemente. «Sebbene le cause siano diverse (i roghi italiani per il ministro Roberto Cingolani sono “per il 70% responsabilità dell’uomo”, di cui quasi il57,4% dolosi e il 13,7% legati a incidenti, c’è sempre di mezzo il cambio della circolazione dei vanti indotto dal cambiamento climatico».
E scopriamo, grazie ad Antonello Pasini, fisico del clima del Cnr, che cambiata proprio la circolazione dell’aria sul Mediterraneo: «mentre prima c’era il famoso anticiclone delle Azzorre adesso ci sono anticicloni africani, più forti come temperature e che portano ondate di calore più intense». E ora, senza andare troppo sullo scientifico, «abbiamo all’invasione del Mediterraneo di anticicloni africani che inducono eventi estremi, sia di calore che di precipitazioni».
Fuoco, fumo, aria inquinata: il particolato aumenta i rischi di malattie e la combustione produce sostanze inquinanti, sostiene uno studio della Milano-Bicocca, che finiscono per contaminare perfino i sedimenti dei fondali marini.