L’Afghanistan nel baratro con Cina, Russia e Turchia attorno che trattano con i talebani

L’Afghanistan nel baratro e Cina, Russia e Turchia attorno che già trattato con i talebani. Fuga precipitosa l'accusa di Kabul all'America

Ghani presidente afghano, «Il repentino deterioramento della situazione della sicurezza in Afghanistan è dovuto “alla decisione improvvisa” degli Usa di ritirarsi dal paese».
Intanto continuano gli attacchi dei talebani che nella notte hanno assaltato tre capoluoghi di provincia – Lashkar Gah, Kandahar e Herat – dopo un fine settimana di pesanti combattimenti che hanno visto migliaia di civili fuggire dall’avanzata dei militanti. (ANSA).
I talebani hanno il controllo di oltre la metà dei distretti dell’Afghanistan, e si apprestano a conquistare le principali città del paese. Con il progredire del conflitto diventa sempre più instabile lo scenario geopolitico regionale.

Secondo l’Onu, nei primi 6 mesi del 2021 sono 1.659 i civili uccisi, 3.524 quelli feriti. Il 47 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2020

Delegazione talebana a Mosca

Herat, Lashkar Gah e Kandahar assediate

Tre capoluoghi chiave delle province meridionali e occidentali, Herat, Lashkar Gah e Kandahar, sono ora sotto assedio. Se il dispiegamento di centinaia di forze speciali afgane ad Herat, terza città afghana per importanza con i suoi 600mila abitanti ed ex caposaldo dell’allora contingente italiano, sembra per il momento vincente, la situazione appare più grave a Lashkar Gah, con interi distretti ormai nelle mani dei talebani, come riporta Ajmal Omar Shinwari, portavoce dell’esercito afgano e come riferisce ISPI, l’Istituto di studi di politica internazionale.

Nel 2021 si muore più di prima

«Con l’assedio a Herat, Lashkargah e Kandahar, tra le più importanti città del Paese, l’offensiva militare dei talebani entra in una nuova fase. Che passa anche per la conquista dei capoluoghi di provincia, finora risparmiati in base a un accordo con Washington», commenta Giuliano Battiston. «Obiettivo duplice: enfatizzare la sconfitta degli americani a ridosso del ritiro completo delle truppe straniere e dimostrare la completa vulnerabilità del governo di Kabul».

Ma i costi sociali dell’offensiva vengono pagati dai civili: secondo l’Onu, nei primi 6 mesi del 2021 sono 1.659 i civili uccisi, 3.524 quelli feriti. Il 47 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2020

Numeri reali: o la fuga o la vita

Complessivamente, a livello nazionale, i talebani controllano ormai circa la metà dei 407 distretti in cui è divisa l’amministrazione afghana, compresi gli strategici (e lucrativi) valichi di frontiera con l’Iran e il Pakistan. A più di un anno dagli accordi di Doha, la pace in Afghanistan rimane lontana e migliaia di civili afgani si stanno affrettando ad evacuare le città per salvarsi la vita. Mentre ISPI denuncia:

Al vuoto creato dal ritiro delle truppe occidentali, annunciato da Biden a metà aprile e ormai in via di completamento, si stanno sostituendo i molteplici interessi delle potenze limitrofe: Turchia, Cina e Russia.

Interessi di Cina, Russia e Turchia

Dialogo Cina-talebani: soldi e sicurezza?

La Cina sta osservando attentamente gli ultimi sviluppi in Afghanistan. Come spiega Claudio Bertolotti sempre su ‘ISPI commentary’, da un lato Pechino teme che l’Afghanistan possa essere usata come base logistica per i separatisti e i jihadisti uiguri e cerca quindi una sponda tra i talebani per contrastare l’East Turkestan Islamic Movement tra le cui fila potrebbero trovarsi persone accusate di terrorismo nello Xinjiang. Allo stesso tempo, con un’amministrazione stabile e cooperativa a Kabul, la Cina, detenendo la maggior parte dei diritti estrattivi dal ricchissimo sottosuolo afghano, avrebbe accesso diretto a una ricchezza dal valore potenziale di 3 trilioni di dollari.

Nuova via della Seta nell’Asia centrale
Pochi giorni fa, il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha accolto a Tianjin una delegazione talebana guidata dal mullah Abdul Ghani Baradar, vice leader dei talebani a conclusione di un tour diplomatico regionale che li ha visti nelle scorse settimane a Teheran, Mosca e Ashgabat.

Russia: fantasmi del passato o nuove minacce?

Alla delegazione talebana in visita a Mosca il Cremlino ha sottolineato come non permetterà che i confini settentrionali dell’Afghanistan siano usati come base per attacchi alle ex repubbliche sovietiche. Mosca teme in particolare per il vicino Tagikistan, che si è appellato all’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva, che include la Russia e altri cinque stati ex-sovietici. Proprio in Tagikistan, centinaia di militari afgani si sono infatti rifugiati in risposta alle avanzate dei talebani, aumentando però il rischio di infiltrazioni jihadiste. La Russia reputa altamente strategico il paese, che non a caso ospita la sua più grande base militare straniera con circa 6.000 soldati.

Rassicurazioni talebane, ma non fidarsi è meglio
Nonostante le rassicurazioni dalla delegazione talebana, Mosca ha deciso per l’invio di un contingente altri 800 soldati per le esercitazioni al confine afghano dal 5 al 10 agosto insieme alle forze uzbeke e tagiche. Ai confini sì, ma mai più armati in Afrghanistan, giura il capo della diplomazia russa Sergei Lavrov.

Una nuova crisi migratoria per Erdogan?

Da inizio anno, la degenerazione dello scenario afgano ha portato alla morte o al ferimento di più di 5000 civili: il numero più alto dell’ultimo decennio. Chi può fugge e così sono quasi 300mila gli afgani costretti a lasciare le loro case negli ultimi otto mesi, per un totale di 3,5 milioni di sfollati interni. La gran parte di questi passa attraverso l’Iran per poi raggiungere le confinanti province turche di Van e Igdir e provare a dirigersi verso l’Europa. Secondo la prefettura di Van (Turchia), ogni giorno tra i 500 e 1000 migranti afgani sono fermati per aver attraversato illegalmente il confine con l’Iran, 5 volte di più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, che vanno ad aggiungersi ai 200 mila già presenti (il secondo gruppo più numeroso dopo quello siriano).

Aeroporto di Bagram-Kabul
Nonostante Ankara stia già costruendo un muro di cemento di circa 300 chilometri al confine con l’Iran, con tanto di torri di guardia e trincee per prevenire nuovi flussi, Erdogan ha più volte chiesto ai talebani la sospensione delle ostilità cercando di mantenere ai propri militari la gestione dell’aeroporto di Kabul.

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