
In base alla direttiva di Palazzo Chigi i documenti ancora oggi «top secret» verranno passati all’Archivio centrale dello Stato, ma perché la consultazione divenga libera a tutti dovranno passare alcuni mesi. «Con questa nuova Direttiva – riferisce una nota di Palazzo Chigi – il Presidente Draghi ha ritenuto doveroso dare ulteriore impulso alle attività di desecretazione. L’iniziativa adottata potrà rivelarsi utile ai fini della ricostruzione di vicende drammatiche che hanno caratterizzato la recente storia del nostro Paese».
Delle connessioni tra la strage della stazione e la loggia P2 in particolare si sta occupando la procura di Bologna che nel 2020 ha chiesto il processo dell’estremista di destra Paolo Bellini quale «esecutore materiale» della strage in collaborazione con i già condannati Giusva Fioravanti, Francesca Mambro e Gilberto Cavallini. Secondo i magistrati di Bologna, i capi della P2 Licio Gelli e Umberto Ortolani (entrambi deceduti) sarebbero stati gli ispiratori e finanziatori dell’attentato. I magistrati indagano in particolare su un flusso di denaro tra il capo della loggia segreta e alcuni elementi dell’eversione nera e dei servizi segreti di cui si occupò anche l’inchiesta del Tg1 sui rapporti tra Cia e P2.
La direttiva di Draghi è analoga ai provvedimenti di Romano Prodi nel 2008 e di Matteo Renzi nel 2014. Allora furino declassificate carte sulle stragi di Piazza Fontana a Milano (1969), di Gioia Tauro (1970), di Peteano (1972), della Questura di Milano (1973), di Piazza della Loggia a Brescia (1974), dell’Italicus (1974), di Ustica (1980), della Stazione di Bologna (1980), del Rapido 904 (1984) conservata negli archivi delle strutture ufficiali di intelligence e delle Amministrazioni centrali dello Stato.
L’eliminazione del segreto potrà davvero dare impulso alla ricerca della verità sugli anni delle stragi in Italia? E’ il dubbio di Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione familiari delle vittime del 2 agosto 1980, e non solo suo. «Il problema è come questi documenti verranno desecretati. Perché se chi desecreta è lo stesso che ha secretato è una presa in giro». Per Bolognesi non dovrebbe la situazione che si è verificata con la direttiva Renzi, dove un comitato speciale (chi e come?) «ha deciso cosa dare e cosa non dare, e spesso nei documenti forniti erano omessi nomi e località».
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ROMA Con un servizio di quattro minuti nel telegiornale delle ore 20, il Tg1 ritornerà sul caso Cia-P2. Ritorniamo sul caso per spiegare annuncia il direttore Nuccio Fava Soprattutto, per spiegare la credibilità delle nostre fonti e dimostrare la serietà del lavoro che abbiamo svolto. Racconteremo come la credibilità del testimone raggiunto dal Tg1, Richard Brenneke, è stata sancita, al di là di ogni ragionevole dubbio, da un tribunale degli Stati Uniti. Spiegheremo documenti alla mano dove, come, quando l’ organizzazione messa su, per conto della Cia, da Brenneke ha favorito l’attività terroristica in Europa. Oggi chiamerò il direttore generale della Rai, Gianni Pasquarelli, per informarlo della nuova inchiesta. Lo farò per cortesia e correttezza non certo per chiedere un’autorizzazione che il direttore del Tg1, nell’ autonomia che è garantita dal contratto di lavoro e dalle legge di riforma, non deve chiedergli.
Le polemiche ancora calde, un clima che non accenna a svelenirsi, non fanno fare un piega a Nuccio Fava. Il direttore del Tg1, nel suo studio di via Teulada, è sereno e non si sente investito dalla bufera. Ripete: Abbiamo fatto soltanto il nostro lavoro. Non è imbarazzato dalla visita dei carabinieri in redazione che hanno sequestrato l’ intera documentazione (quasi mille pagine di documenti saltati fuori dall’ archivio segreto di Brenneke) raccolta in Oregon dall’ inviato Ennio Remondino.
E perché dovrei esserlo? chiede. Questo troncone di indagine giudiziaria sulla loggia massonica P2 esiste perché noi del Tg1, per primi e non sollecitati, abbiamo consegnato alla magistratura i documenti fornitici da Richard Brenneke. Sarà ancora una volta Brenneke con i suoi documenti il protagonista del servizio. Proporremo anticipa Fava una seconda intervista a Richard Brenneke, per un lungo periodo contractor della Cia, ovvero un collaboratore esterno assoldato per portare a termine una missione.
Con 671 dollari di diritti di cancelleria l’inviato Ennio Remondino si è procurato gli atti del processo promosso dal governo degli Stati Uniti contro Richard Brenneke, imputato di aver dichiarato volontariamente il falso. I giurati del tribunale di Portland, Oregon dovevano dichiarare Brenneke colpevole o innocente in merito a quattro punti.
1) Ha mentito Brenneke quando ha affermato che lavorava per la Central Intelligence Agency? 2) Ha mentito quando ha affermato che il suo amico e collaboratore Harry Rupp lavorava per la Cia? 3) Ha mentito quando ha affermato che George Bush si recò a Parigi nell’ ottobre del 1980 per concordare con emissari iraniani il rilascio ritardato degli ostaggi americani? 4) Ha mentito quando ha affermato che William Casey, il capo della Cia, era presente alla riunione di Parigi? Spiega ai giurati il 4 maggio scorso Thomas M. O’ Rourke, pubblica accusa: “Se siete convinti che mentì volontariamente anche in uno solo di questi punti, Brenneke è colpevole”.
Alle 17.05 del 4 maggio la giuria rientra in aula. Il presidente della Corte Malcolm F. Marsh chiede al portavoce della giuria Mark L. Kristoff: La giuria ha deciso il verdetto? Kristoff: Sì, vostro onore. Corte: E’ un verdetto unanime?. Kristoff: Sì, signore, lo è. La giuria ritiene l’ imputato Richard Brenneke non colpevole dei capi d’ imputazione. E’ il resoconto di questo processo che fa dire oggi a Nuccio Fava: Al di là delle smentite della Cia sul rapporto di lavoro di Brenneke, il Tg1 ha proposto all’ opinione pubblica italiana la testimonianza di quest’ uomo che un tribunale ha ritenuto non colpevole di falsa testimonianza contro l’ attuale presidente degli Stati Uniti.
E’ stato quest’ uomo a svelarci l’ attività della P2, l’ intreccio Cia-P2 nel traffico d’ armi, di droga, nelle strategie di destabilizzazione politica, in azioni terroristiche. Nel servizio che il Tg1 si prepara a mandare in onda saranno descritti i rapporti di Brenneke con il governo cecoslovacco. Sostenuto da bolle di consegna, fatture di pagamento, biglietti aerei, Brenneke sostengono al Tg1 ha dimostrato di essere di casa in Cecoslovacchia dove ha acquistato, in epoche diverse e per diversi committenti, un gran quantità di esplosivo del tipo Semtex, utilizzato in Libano, dal terrorismo arabo, negli attentati sui treni in Italia