
Una nota secca da Palazzo Chigi che non ammette repliche: «In merito al procedimento penale in corso presso gli Organi di giustizia vaticani che vede interessata la Signora Cecilia Marogna si precisa che non esiste alcun obbligo di segretezza che limiti l’esercizio dei suoi diritti processuali, contrariamente a quanto invece riportato sulle agenzie di stampa nei giorni scorsi».
L’avvocato della Marogna aveva addirittura chiesto la sospensione del processo vaticano per la sua assistita in attesa che la sua cliente fosse “liberata“ dal segreto, sottolinea Maria Antonietta Calabrò sull’HuffPost. Ed era arrivato persino a scomodare il segreto della Nato.
Il taglio netto è arrivato dalla Presidenza del Consiglio prima che questa storia possa inquinare ulteriormente la narrazione pubblica sul processo vaticano. «È un brutto colpo anche per Becciu che aveva accreditato la Marogna, nota anche come la dama del cardinale, come sua consulente speciale in ambito di intelligence e geopolitica, con tanto di lettera di presentazione a sua firma».
La donna deve rispondere davanti al Tribunale presieduto da Giuseppe Pignatone di oltre mezzo milione di euro della Segreteria di Stato – che, in base alle indagini svolte dalla Gendarmeria vaticana e dai Promotori di giustizia, sono stati spesi dalla ‘consulente speciale in ambito di intelligence e geopolitica’, nell’acquisto di beni voluttuari e di lusso (scarpe, poltrone eccetera) – e il cui versamento è stato voluto dal cardinale Becciu, molti mesi dopo la sua uscita dall’incarico di sostituto per gli Affari generali.
Finite sotto inchiesta anche alcune società della Marogna in Slovenia, costituite dopo l’uscita di Becciu dalla segreteria di Stato. «In un primo tempo Marogna aveva giustificato quelle spese per gli acquisti de beni di lusso come parte del suo emolumento per la sua consulenza geopolitica e di intelligence; poi aveva in parte cambiato strategia sostenendo che si può fare operatività di intelligence anche acquistando borsette di lusso per pagare fonti di informazione in relazione ad alcuni sequestri di religiosi avvenuti in Africa».
Dall’Armani e Vuitton antri sequestro, il passaggio allo spionaggio operativo e di Stato. Italiano in questa caso. Con tanto di esposto al DIS (il coordinamento burocratico tra i due servizi segreti operativi) e all’AISE (servizi segreti esteri), in cui chiedeva un’istruttoria sul suo operato, i suoi presunti rapporti con i vertici dei Servizi segreti italiani e di essere liberata dal segreto di Stato italiano (e Nato), per potersi difendere in Vaticano.
Ora, nessun presunto segreto di Stato da difendere, libera l’imputata di dire tutta la sua verità.
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Svolta nel ‘caso Becciu’, un capitolo dello scandalo delle finanze vaticane partito da Sloane Avenue, l’investimento immobiliare londinese con truffa da 350 milioni. E’ stata arrestata Cecilia Marogna, la manager cagliaritana coinvolta nelle vicende che hanno riguardato il cardinale Angelo Becciu, l’ex Sostituto alla Segreteria di Stato, ormai dimissionato dal Papa da tutti gli incarichi. L’arresto è avvenuto a Milano per un ordine di cattura internazionale emesso dagli investigatori vaticani tramite l’Interpol. L’accusa nei confronti di Marogna sarebbe peculato per distrazione di beni.
Bonifici per un totale di 500 mila euro che la donna avrebbe ricevuto dalla Santa Sede per ‘operazioni umanitarie segrete’ in Asia e Africa, e che, quasi per la metà, sarebbero stati utilizzati per l’acquisto di borsette, cosmetici e altri beni di lusso. Dall’Obolo di San Pietro per sostenere i poveri, sarebbero stati spesi, tra l’altro, 12mila euro da Poltrona Frau, 2.200 da Prada, 1.400 da Tod’s, 8 mila da Chanel.
La 39enne manager cagliaritana (fonti Ansa e HuffPost), avrebbe stretto relazioni con la Segreteria di Stato vaticana nel 2016, quando il cardinale Angelo Becciu era Sostituto per gli Affari generali – praticamente il numero tre nella gerarchia vaticana -, accreditandosi come esperta di relazioni diplomatiche e mediatrice nelle crisi internazionali. In possesso di una lettera firmata da Becciu che la indicava come persona di sua fiducia, quella che la stampa ha già definito la ‘dama del cardinale’ avrebbe beneficiato del denaro in diverse tranche fra il dicembre 2018 e il luglio dello scorso anno sul conto corrente della Logsic, la società slovena, con sede nella capitale Lubiana, di cui risulta amministratrice.
Versamenti tutti con causale «contributo per missione umanitaria». Ma la Logsic slovena si sarebbe rivelata una società fantasma, e le indagini ordinate dai magistrati vaticani hanno scoperto gli ingenti versamenti a beneficio di Cecilia Marogna. In una recente intervista, la manager cagliaritana ha ammesso di avere ricevuto «500mila euro su 4 anni e incluso il mio compenso, i viaggi, le consulenze uscite da quel conto, situazioni da gestire in varie aree. I soldi sono giunti a tranche sulla mia società in Slovenia».
Sulle ingenti spese in shopping, la donna ha replicato: «Magari fossero state per me: la borsetta era per la moglie di un amico nigeriano in grado di dialogare con il presidente del Burkina Faso». ‘Altra diplomazia segreta’. Nella stessa intervista la donna ammette anche le conoscenze con il faccendiere Flavio Carboni e il massone dissidente Gioele Magaldi.
Quanto ai rapporti con i Servizi segreti, «sono di stima e collaborazione coi vertici».
Gioele Magaldi, ‘Gran Maestro’ del Grande Oriente Democratico e Movimento Roosevelt, esprime «indignazione per l’arresto di Cecilia Marogna». Cecilia Marogna appartiene al movimento di Magaldi spiega il Venerabile all’Adnkronos, molto vicino alla sua sorella di Loggia. «Siamo davanti a un ordine di cattura inqualificabile, da Paese manettaro. Cecilia aveva proposto le sue competenze in Vaticano, non penso che i cardinali siano dei babbei. E ora pare che Becciu dica di sentirsi raggirato. Non credo che in prima istanza avrebbe aderito se Cecilia non fosse stata competente»