
Taiwan è il pezzo di Cina che ancora manca al colosso continentale, sogno per ora proibito di Xi. Ma l’isola, recentemente riscoperta da Washington per stuzzicare il temibile concorrente economico asiatico, è la prima produttrice mondiale di microprocessori, ma con stabilimenti principalmente in Cina. E ora gli Stati Uniti usano Formosa come una specie di Fort Apache della tecnologia. Non possono permettere che la Cina s’impadronisca del monopolio dei microchip, ma nel frattempo la produzione mondiale crolla. E quindi, se la Cina piange il resto del mondo non ride affatto, anzi.
Carenza di microchip causa Covid a Taiwan, effetto domino su tutto il mondo, e i consumatori pagano il conto. Ritardi nel settore auto, ritocchi ai prezzi di Pc e smartphone. Asus, Dell, Hp e altri grandi marchi di elettronica iniziano a rivedere i listini. Auto, dagli Usa all’Asia produzione rallentata a causa della carenza di microchip. In un anno mezzo milione di vetture in meno. La carenza di microchip, che dura ormai da mesi, comincia a rosicchiare direttamente le tasche dei consumatori finali.
Il quotidiano statunitense scrive di incrementi di prezzo del 20% delle stampanti HP e dell’8% per i Pc. Ma sinora uno dei settori più colpiti è stato quello dell’auto. Una vettura di ultima generazione monta centinaia di semiconduttori e, ormai, circa il 35% del costo di costruzione riguarda le componenti elettroniche. Tutti i grandi produttori, da Ford a Stellantis, hanno annunciato rallentamenti della produzione riconducibili al “chip shortage”. Seat, gruppo Volkswagen, è stata costretta a chiudere temporaneamente il suo stabilimento di Martorell, vicino a Barcellona. E funzionano a singhiozzo alcune linee di Volvo e Audi.
L’associazione dei produttori europei di componentistica auto stima in 500mila vetture il ritardo accumulato in questo mese sulle linee di assemblaggio e prevede che la fame di chip durerà almeno fino al 2022. I chip sono ovunque, in qualsiasi tipo di industria, dagli elettrodomestici alle telecomunicazioni. Ora la loro carestia sta mettendo in crisi i sistemi “just in time”, dove i componenti arrivano all’ultimo momento sulla catena di montaggio, azzerando i costi di magazzino ma aumentando la sensibilità alle strozzature nelle forniture.
Quando si parla di microchip si parla automaticamente di Taiwan. Sull’isola di fronte alla Cina, si producono la gran parte dei semiconduttori utilizzati nel mondo. La sola Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (Tsmc) costruisce il 45% dei chip utilizzati nel mondo, spesso progettati altrove ma qui materialmente realizzati. Per intenderci gli Stati Uniti producono solo il 12% dell’offerta globale. Sull’isola sono presenti altri colossi del settore come King Yuan Electronics, Accton, MediaTek e Foxsemicon (affiliata al gigante Foxconn, anch’esso taiwanese ma con stabilimenti principalmente in Cina).
La produzione aveva già accumulato ritardi durante la prima ondata della pandemia ma ora a Taiwan la situazione è tornata a destare preoccupazioni, rallentando di nuovo l’attività degli stabilimenti. Ma la tecnologia è una delle grandi partite della lunga sfida geopolitica in cui si fronteggiano Cina e Stati Uniti. “Guerra” di logoramento economico commerciale che Biden sta portando avanti con ancora maggior determinazione del predecessore Trump. Non aiutano il blocco di alcuni hub portuali cinesi, di nuovo a causa di una ripresi locale dei contagi da Covid.
Ma questa è solo una parte della storia. Il resto del copione sembra scritto da Confucio e da Lao-Tzu. I cinesi hanno una visione “grandangolare” del futuro che ci aspetta e vedono molto più in là del loro naso. E torniamo alla geostrategia e alle relazioni internazionali. Taiwan è il sogno proibito della Cina di Xi. L’isola è la prima produttrice mondiale di microprocessori. Se fosse nelle mani di Pechino, la Cina -che già è la prima produttrice al mondo di ‘terre rare’, materia prima per quelle produzioni- dominerebbe il mondo dell’elettronica.
Una volta era l’uranio a designare lo status di superpotenza. Oggi, molto più semplicemente, è il silicio.