Pegasus, sistema di cyber spionaggio israeliano usato contro i dissidente dai regimi autoritari nel mondo. Dai sauditi di Khashoggi a Orban
Pegasus, sistema di cyber spionaggio israeliano usato contro i dissidenti dai peggiori nel mondo

Malware’, il ‘software malevolo’, venduto dall’israeliana Nso, infetta gli smartphone e può estrarre email, messaggi e immagini, oltre ad attivare il microfono e la fotocamera degli utenti in qualsiasi momento.
Più di mille persone – tra cui quasi 190 giornalisti, oltre 600 politici e funzionari governativi, almeno 65 dirigenti aziendali, 85 attivisti per i diritti umani e diversi capi di Stato e di governo – sono finite nel mirino di governi autoritari che sono ricorsi al software di spionaggio Pegasus dell’azienda israeliana NSO Group.
A rivelare il maxi sistema di spionaggio è un’indagine condotta da 17 testate internazionali – tra cui il Washington Post e il Guardian – sulla base di dati ottenuti dall’organizzazione no profit di giornalismo Forbidden Stories con base a Parigi e dal gruppo per i diritti umani Amnesty International.
Secondo il Security Tech Lab della ong, guidato dall’italiano Claudio Guarnieri, il malware era stato installato sul telefono di Hatice Cengiz, la fidanzata di Khashoggi, quattro giorni prima del suo assassinio.
Lo spyware dell’azienda israeliana NSO Group – denuncia l’organizzazione – «è usato per facilitare violazioni dei diritti umani a livello globale e su scala massiccia».

Spyware Pegasus e NSO Group

NSO Group è l’organizzazione di hacker su commissione più famigerata al mondo, e Pegasus è lo spyware è l’arma di punta del gruppo. software di livello militare, nato per consentire ai governi di penetrare le reti di terroristi e criminali, che , come ogni arma diventa uno strumento ‘malvagio’ a seconda di chi lo usa. Un software che infetta gli iPhone e gli smartphone e consente a chi lo usa di estrarre messaggi, foto, email e anche per attivare segretamente il microfono e la telecamera del dispositivo. Arma contro i ‘cattivi’, che per molti regimi autoritari sono i loro oppositori, avversari politici giornalisti impiccioni. NSO Group nega che i dati siano trapelati dai suoi server.

Almeno dieci i Paesi spia (molti di più)

Sono almeno dieci i Paesi implicati nell’affaire Pegasus come clienti di NSO, e nessuno di loro brilla per democrazia interna e rispetto di oppositori e diritti umani.

«si tratta di Ungheria, Azerbaigian, Kazakhstan, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Bahrein, India, Messico, Marocco, Ruanda».

Spiabili e spiati

Come sottolineano le testate internazionali che hanno partecipato all’inchiesta, la sola presenza del numero di telefono nel database di Pegasus – da oltre 50.000 contatti – non significa necessariamente che quella persona sia stata spiata. Ma che le intenzioni dei governi coinvolti erano certamente pessime, visto che gran parte di quei numeri controllati o controllabili, erano di persone che con la criminalità o il terrorismo internazionale non hanno proprio nulla a che fare, spesso noti oppositori democratici e difensori dei diritti umani.

Sovranismo malintenzionato

La tecnologia Pegasus -riporta il Guardian- sarebbe stata usata anche dal governo ungherese di Viktor Orbán nella sua guerra ai media. Ovviamente lo staff di Orban, con il Washington Post, replica secco, ma più che difendersi allarga il cerchio dei sospettabili. «In Ungheria gli organi statali autorizzati all’uso di strumenti sotto copertura sono monitorati regolarmente dalle istituzioni governative (che non è esattamente una garanzia, Ndr). Avete fatto la stessa domanda ai governi degli Stati Uniti, del Regno Unito, della Germania o della Francia».

Il peggio mediorientale

A Pegasus avrebbero fatto ricorso anche l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti per prendere di mira i cellulari di alcune persone vicine al giornalista ucciso Jamal Khashoggi. Secondo le verifiche di Amnesty, lo spyware è stato installato con successo sul telefono della fidanzata di Khashoggi, Hatice Cengiz, appena quattro giorni dopo l’omicidio avvenuto nel 2018 nel consolato saudita a Istanbul. La società NSO era stata precedentemente implicata in altre attività di spionaggio direttamente su Khashoggi.

50mila numeri e i 1000 ‘pericolosi’

Da un elenco di oltre 50.000 numeri di cellulare ottenuto da Forbidden Stories e Amnesty International, il ‘Pegasus Project’ ha identificato più di 1.000 persone in 50 Paesi selezionate da clienti di NSO per una potenziale sorveglianza. A essere finiti nell’occhio di Pegasus sono, tra gli altri, la direttrice del Financial Times Roula Khalaf e giornalisti di Associated Press, Reuters, CNN, Wall Street Journal, New York Times, Bloomberg News, Le Monde.

I più spiati

L’analisi dell’elenco ci dice quali clienti di NSO hanno selezionato la maggior quantità di numeri di telefono ’spiabili’. In testa è il Messico con oltre 15.000. Il Marocco e gli Emirati Arabi Uniti ne hanno selezionati più di 10.000. I numeri selezionati sono stati rintracciati in oltre 45 Paesi in quattro continenti.
In Europa sono oltre 10.000 i contatti telefonici inseriti dai clienti di NSO.

Giornalisti bersaglio (salvo i trombettieri)

  • Per Amnesty International, «il numero di giornalisti identificati come obiettivi illustra chiaramente come Pegasus venga utilizzato come strumento per intimidire i media critici. Si tratta di controllare la narrativa pubblica, resistere al controllo e sopprimere qualsiasi voce di dissenso».
  • Evidenziato dal Guardian, il giornalista messicano Cecilio Pineda Birto, assassinato nel 2017, poche settimane dopo che il suo numero di cellulare era apparso sulla lista.
  • Umar Khalid, leader indiano della Democratic Students’ Union in carcere dallo scorso anno. Nel corso del processo, l’accusa ha presentato documenti che erano nel telefono personale dell’imputato senza spiegare in che modo vi fosse entrata in possesso.
  • Spiato per ben tre anni il telefono di Khadija Ismayilova, una delle più importanti reporter dell’Azerbaigian per le sue inchieste atte a rivelare corruzioni e abusi del presidente Ilham Aliyev. Il governo di Baku è accusato di aver messo sotto controllo almeno 48 cronisti.

NSO, arma letale nelle tasche di chi

NSO Group è un’azienda israeliana fondata nel 2010, che -secondo il Washington Post- vanta clienti in 40 paesi. L’azienda ha uffici in Bulgaria e a Cipro, 750 dipendenti totali e lo scorso anno ha registrato un fatturato record di 240 milioni di dollari secondo Moody’s. La maggioranza delle azioni appartiene a Novalpina Capital, società finanziaria con sede a Londra.

Israele e l’arma di spionaggio di massa

L’inchiesta ha rilanciato le pressioni internazionali sul governo israeliano che di fatto consente all’azienda di fare affari con regimi autoritari che utilizzano lo spyware per scopi che vanno ben oltre l’obiettivo dichiarato, che è quello di prendere di mira terroristi e criminali. Ma un recente rapporto del New York Times, denuncia invece come Israele ha permesso alla NSO di continuare a fare affari con l’Arabia Saudita anche dopo l’omicidio del giornalista e dissidente Khashoggi.

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