Pessimo Boris, meno ai poveri più per armamenti. E disastro (anche) organizzativo Wembley
Boris Johnson taglia gli aiuti ai Paesi più poveri. Il budget per la cooperazione ridotto dallo 0,7% del Pil allo 0,5% per passare qui soldi alla difesa. In rivolta i deputati Tory. Critici i vescovi cattolici e anglicani, oltre 180 Ong e tutti gli ex premier britannici viventi. Oltre l’azzardo Covid del ‘liberi tutti’ in dilagante variante Delta, esplode anche la polemica sul prima e dopo Italia-Inghilterra con violenze, resse e migliaia di ingressi senza biglietto e senza garanzia sanitaria. Forze dell’ordine, autorità locali e federazione inglese sotto accusa per come hanno gestito la situazione. In forse la candidatura della Gran Bretagna per ospitare i Mondiali 2030.
‘Le mani sporche si sangue’
Secondo la Ong britannica “Global Justice Now” ogni deputato di Westminster che ha votato a favore dei tagli ai Paesi più poveri “ha le mani sporche di sangue” perché quella riduzione negli aiuti al Sud del mondo dallo 0,7 allo 0,5 del Pil costerà la vita a centinaia di migliaia di persone e condannerà milioni alla malnutrizione, togliendo loro accesso ad acqua corrente e istruzione, sottolinea Silvia Guzzetti su Avvenire. Boris Johnson, che ha deciso di destinare i 4 miliardi di sterline, quasi 5 miliardi di euro, risparmiati sulla pelle dei più poveri tra i poveri, al budget della Difesa.
Vergogna vergogna in coro
Contro la decisione, i vescovi cattolici e quelli anglicani, oltre 180 Ong e tutti gli ex premier britannici viventi, Theresa May, David Cameron, Gordon Brown, Tony Blair e John Major.
Un sacerdote gesuita, Denis Blackledge, ha fatto uno sciopero della fame per protesta. Il primo ministro ha tradito, così, un impegno preso nel manifesto elettorale e indebolito l’immagine internazionale della Gran Bretagna che pensava di rafforzare con la Brexit.
“Si tratta di una scelta moralmente sbagliata e politicamente ingiusta che porta il marchio di una piccola Inghilterra e non di una Grande Bretagna”, ha detto l’ex premier John Major.
Oltre l’azzardo Covid del ‘liberi tutti’
Boris Johnson, già ‘sotto schiaffo’ per l’azzardo del ‘liberi tutti0’’ sul fronte anti covid in piena esplosione della variante Delta, ha dovuto affrontare una rivolta all’interno del suo partito per far approvare i tagli contro i quali hanno votato laburisti, liberaldemocratici e nazionalisti scozzesi dello “Scottish National Party”, oltre a 25 deputati conservatori ribelli. Conti aperti, finale politico non scontato, quasi ai rigori.
Disastro organizzativo Wembley
Il sito di approfondimento sportivo The Athletic –segnala il Post-, ha descritto quanto accaduto domenica fuori e dentro Wembley come «un incubo» e il lunedì come «un giorno di vergogna per il calcio inglese: non per il risultato sul campo, ma per le scene brutte e caotiche che hanno rovinato l’esperienza a molti dei presenti».
Secondo The Athletic, che ha ricostruito quanto accaduto parlando con vari giornalisti sul posto e autorità, le persone entrate senza biglietto sono state migliaia, tra le altre cose senza che nessuno potesse verificare che fossero vaccinate o che avessero fatto un tampone nelle ore precedenti come era richiesto dal protocollo.
Ci sono state decine di arresti e numerosi feriti tra chi doveva regolare l’ingresso nello stadio e garantire la sicurezza al suo interno, furti (al pilota di Formula 1 Lando Norris è stato rubato un orologio da 40mila dollari), insulti e gesti di violenza avvenuti sulle tribune (compresi alcuni a sfondo razzista).
Le testimonianze parlano di molte persone che sniffavano cocaina sugli spalti, senza preoccuparsi granché di essere viste.
Tifo da guerra
Il Guardian ha scritto che prima della partita certe aree esterne allo stadio sembravano «una zona di guerra». La BBC ha ricostruito la serata, mostrando video e foto dei vari momenti e luoghi in cui i tifosi inglesi hanno scavalcato le barriere per entrare a Wembley, e delle parallele smentite e minimizzazioni degli account ufficiali dello stadio, che fino a partita inoltrata hanno negato, mentendo, che qualcuno fosse entrato senza biglietto, garanzia sanitaria e peggio.
Boris in difesa
Rispondendo a una domanda di Politico sul fatto che i problemi di Wembley potrebbero aver compromesso la candidatura di Regno Unito e Irlanda, Boris Johnsonn ha detto di credere che ci sono ancora «ottime possibilità». Per il premier, il No al mondiale britannico potrebbe risultare una sconfitta più pesante e politicamente imperdonabile di quella già subita dall’Italia.