
Rapporto annuale l’Istat e, nero su bianco, ci viene detto che la pandemia ha accelerato i problemi demografici di cui l’Italia è affetta da decenni, ed a cui si sono aggiunti altri fattori provvisori negativi come l’abbassamento dell’aspettativa di vita in special modo nel nord Italia, più duramente colpito dal coronavirus.
La natalità ha raggiunto minimi storici senza precedenti e il 2020 ha segnato anche il crollo eccezionale dei matrimoni (-47,5%), rinviati da tantissime coppie impossibilitate a sposarsi dalle restrizioni imposte dai regole anti Covid. I matrimoni religiosi sono quelli che hanno risentito maggiormente (-68%), insieme ai matrimoni dove gli sposi sono entrambi stranieri. In questa caso il territorio più colpito è il sud Italia.
E dal momento che i due terzi dei nati in Italia (dati 2019) nascono all’interno del matrimonio, questa condizione ha accentuato il crollo delle nascite nei primi mesi del 2020. Una ripresa delle nascite potrebbe verificarsi a partire dalla prossima estate, scrive ancora l’Istat. Tuttavia l’Istat stima che in assenza di una modifica nei comportamenti sociali, si arriverà ad una ulteriore riduzione di 40 mila nascite entro il 2023.
“Una perdita non recuperabile attraverso modifiche del calendario della nuzialità e della fecondità delle giovani coppie”, scrive l’Istat nel Rapporto annuale.
Al calo demografico hanno contribuito anche i decessi, mai così tanti in Italia dalla seconda guerra mondiale. “Nell’anno 2020 il totale dei decessi per il complesso delle cause è stato il più alto mai registrato nel nostro Paese dal secondo dopoguerra: 746.146 decessi, 100.526 decessi in più rispetto alla media 2015-2019 (15,6 per cento di eccesso)”.
Un fattore sconcertante che risulta influire sulla mortalità è legato all’istruzione delle persone, l’Istat scrive infatti: “Il livello di istruzione gioca un ruolo chiave nei differenziali di sopravvivenza sul territorio; nelle aree geografiche in cui l’incremento della mortalità è stato maggiore (la pandemia), si è osservata una mortalità più elevata nelle persone meno istruite”.