
Basta obbligatorietà della mascherina nei luoghi pubblici (la violazione prevedeva una multa fino a circa 7mila euro), scelta affidata «al buonsenso» individuale, soprattutto sui mezzi pubblici e nei negozi. Insomma, demandare all’arbitrio individuale una scelta che comporta la sicurezza degli altri. Fine del distanziamento di un metro nei luoghi pubblici, del lavoro da remoto, degli incontri limitati a un massimo di sei persone, del numero chiuso nei locali pubblici, e anche la fine delle «bolle», i gruppi limitati di studenti nelle scuole. Infine la riapertura dei locali notturni.
Con questi annunci, Johnson ha preso un rischio enorme e investito gran parte del suo capitale politico, sfidando il parere di gran parte degli scienziati che predicano prudenza specialmente per quanto riguarda l’uso delle mascherine al chiuso. I contagi in Gran Bretagna sono in rapido aumento a causa della diffusione della variante Delta, che sta alla base del 99 per cento dei casi giornalieri.
Lunedì sono stati registrati 27.334 postivi ma solamente nove decessi, anche se i contagi, annuncia lo stesso premier, potrebbero aumentare a 50 mila entro il 19 luglio. «Dobbiamo abituarci a un aumento di morti per Covid», mette la mani avanti il premier nel suo azzardo anche politico e non solo sulla pelle altrui, come nel marzo 2020, quando a sostegno di una immaginata ‘immunità di gregge’, lo stesso Boris avvertì che «molti nostri cari moriranno». L’intervento governativo superficiale di inizio, di morti ne produsse e centinaia di migliaia, record europeo.
La fine dell’uso della mascherina, limitazioni minima ma di grande efficacia sanitaria preventiva, fioccano le accuse di demagogia a fin i politico propagandistici. Il presidente della British Medical Association alla Bbc, ha detto testualmente che togliere l’obbligo di mascherina nei luoghi pubblici «non ha senso», vista la loro comprovata efficacia nel ridurre lo spettro dell’infezione. E come lui svariati altri virologi non inclusi nel comitato governativo di esperti, elenca Leonardo Clausi sul manifesto. Si associano i sindacati, soprattutto quello di Transport for London, l’azienda municipale dei trasporti che si oppone vivacemente alla misura in quanto metterebbe sensibilmente più a rischio la salute dei conducenti di autobus e del personale della metropolitana.
Al 2 luglio, le morti causate dal covid-19 in tutto il mondo hanno superato i 3,9 milioni e i casi sono più di 182 milioni, riferiscono i dati della Johns Hopkins University, anche se le cifre potrebbero essere più alte. Secondo Our World In Data, il 23,5 per cento della popolazione mondiale ha ricevuto una dose di vaccino. Nell’Unione europea il 61 per cento degli adulti ha ricevuto una dose di vaccino e il 39 per cento è completamente vaccinato.
Nella classifica delle somministrazioni delle prime dosi, in testa c’è il Belgio con il 76,2 per cento della popolazione adulta che ha ricevuto la prima dose. Tra i paesi più popolosi l’Italia si attesta al 65,9 per cento, seguita dalla Germania (64,2) e da Francia e Spagna (entrambe con il 63,6).
In Portogallo dal 3 luglio è invece tornato in vigore un coprifuoco notturno in 45 comuni, compresa la capitale Lisbona e la città di Porto, dovuta a un nuovo aumento delle infezioni. Nella regione dell’Algarve, popolare destinazione turistica, 319,8 casi ogni centomila abitanti, il dato più alto nell’Unione europea continentale. Risalgono i casi in tutti i 53 paesi europei monitorati dall’Organizzazione mondiale della sanità. «Tra la variante delta e un aumento di incontri tra le persone, viaggi, raduni, allentamento delle restrizioni, le infezioni risalgono mentre il numero di vaccinazioni non è ancora abbastanza alto». Ma Boris Johnson forse non lo ha letto.
Israele, uno dei paesi con più abitanti vaccinati al mondo (l’85 per cento). Data la risorgenza dei casi il governo ha rimandato al 1 agosto la riapertura degli ingressi ai turisti stranieri vaccinati e sta valutando se reimporre l’obbligo di indossare la mascherina nei luoghi chiusi.
«Cancellando le restrizioni in un periodo in cui le infezioni sono in crescita il Regno Unito potrebbe “ripetere gli stessi errori dell’estate del 2020”, ha detto Stephen Reicher, consigliere sanitario del governo, ricordando che in quei mesi “i contagi non sono mai stati abbastanza bassi da poter tenere la malattia sotto controllo, e le infezioni sono risalite drasticamente in autunno quando le condizioni sono cambiate, con il tempo più freddo che ci ha riportato al chiuso, con la riapertura delle scuole e delle università e il ritorno nei luoghi di lavoro».