La corsa all’Artico navigabile. Più Russia, meno ghiaccio, e Usa-Cina in competizione
Corsa all’Artico navigabile. Più Russia, meno ghiaccio, e Usa-Cina in competizione

L’Artico sta tornando al centro del dibattito geopolitico e degli interessi strategici delle potenze mondiali per almeno tre buone ragioni, spiega Bruno Santorio, del Centro Studi di Geopolitica e Strategia Marittima (CeSMar). Il ritorno nel ruolo di potenza delle Federazione Russa, la crescita della Cina come rivale dell’egemonia statunitense, e sempre meno ghiaccio a fare da sentinella a nord.
Secondo la NASA, vi è stato un calo della copertura glaciale di meno 44% negli ultimi 40 anni.
«Una tendenza che sembra avvicinare a grandi passi la realtà di un “blue artic”, navigabile per la maggior parte dell’anno».
Studi climatici Usa negati da quel bugiardo di Trump prevedono entro il 2040, estati sostanzialmente prive di ghiaccio.

Artico navigabile, commercio a strategie militari rivoluzionate

Un Artico navigabile collegherebbe il 75% della popolazione mondiale attraverso rotte marittime più brevi di migliaia di miglia di quelle attualmente, permetterebbe di evitare i punti di passaggio obbligati che vincolano il commercio mondiale attuale, come il canale di Suez, lo stretto di Malacca o Bab el-Mandeb, 15 giorni di transito in meno, ma soprattutto, minor valore strategico e di tensioni attorno agli attuali capisaldi della ricchezza planetaria.

Le tre future rotte artiche

Attualmente sono identificate tre rotte principali nell’artico, la rotta con passaggio a Nord-Ovest (NWP); la rotta con passaggio a Nord-Est (NEP o NSR) e la rotta Transpolare (TSR).

Passaggio a Nord-Ovest
Di queste la NWP –il famoso ‘passaggio a Nord-Ovest, è sotto il controllo del Canada che la considera nelle proprie acque interne, ma presenta maggiori difficoltà tecniche sia per i fondali che per la presenza di ghiacci più spessi e resistenti allo scioglimento estivo.

Passaggio a Nord-Est
La NEP, tranne la porzione che tocca paesi scandinavi e in particolare alla Norvegia, è sotto il controllo Russo, che come il Canada la considera nelle proprie acque interne, ma insiste sul passaggio commerciale, per esempio richiedendo l’uso di propri piloti e rompighiaccio e la richiesta formale per il transito. La rotta è più praticabile sia per via di fondali meno insidiosi sia per la minor presenza di ghiaccio. Se la tendenza allo scioglimento dovesse proseguire come previsto sarà la prima ad essere navigabile.

Rotta transpolare
«La rotta Transpolare al momento è sostanzialmente teorica, perché praticabile per pochissimi giorni all’anno e solo con l’utilizzo di efficaci mezzi rompighiaccio; a causa della quantità e resistenza del ghiaccio potrebbe diventare percorribile molti anni più tardi delle altre due rotte», scrive Bruno Santorio, su Analisi Difesa.

Rotte commerciali, strategie mondiali e risorse

Le ripercussioni geopolitiche di un cambiamento delle rotte marittime del commercio sono di estrema importanza sugli equilibri mondiali. Aree strategiche oggi ai margini domani, e un bel pezzo di mondo arabo trema. Seconda conseguenza di un eventuale ‘blue artic’ sarebbe l’accesso, almeno teorico, alle sue risorse, «come uno stimato 30% delle riserve di gas naturale non scoperte, il 13% delle riserve di petrolio, e vasti depositi sia di metalli cosiddetti vili (quali alluminio, ferro, rame, nichel e stagno), sia metalli nobili (oro, platino e argento), nonché riserve minerarie di uranio e grafite. E terre rare, fondamentali per la micro-componentistica»

L’aspetto militare vero e proprio

Le nazioni con diritti territoriali sull’Artico sono otto: Canada, Danimarca (in nome della Groenlandia), Finlandia, Islanda, Norvegia, Russia, Svezia e Stati Uniti. Insieme formano il Consiglio Artico, in cui la Cina nel 2013 ha ottenuto lo status di osservatore, dichiarandosi successivamente una “nazione vicina all’artico”. Dei membri del consiglio tutti, meno naturalmente la Russia, fanno parte della sfera di influenza statunitense, e la maggior parte (tranne Svezia e Finlandia) sono anche membri dell’Alleanza Atlantica e spesso hanno condotto esercitazioni militari congiunte.

La Russia e l’eterna sfida Nato

La Russia è lo stato nettamente più grande sia per estensione che per popolazione oltre il circolo polare e vanta il maggior numero di personale militare nell’area e una lunga tradizione operativa nelle condizioni climatiche estreme dell’artico. Infine, nell’area artica la Russia confina direttamente con la potenza rivale statunitense. Nel 2014 la Russia ha riorganizzato le proprie forze nell’area, creando un Comando Artico per proteggere le strutture militari esistenti e quelle programmate in futuro.

Miniera Artico

«Già ora nell’artico si concentra il 20% del PIL russo, il 22% delle sue esportazioni e circa il 10% di tutti gli investimenti effettuati sul suolo russo. Circa il 75% del petrolio russo e il 95% del gas naturale si trovano nel Nord». «Per la Russia l’artico è una zona di interesse vitale, dove la difesa e il controllo del proprio territorio (comprese le acque) e delle sue risorse è condizione essenziale per la sopravvivenza economica dello stato e il mantenimento del ruolo di grande potenza cui aspira».

L’interesse cinese

La Cina, nel suo libro bianco del 2018 si è dichiarata Stato vicino all’artico (“Near-Artic Nation”), con una crescita delle attività, sia in ambito scientifico (la costruzione di una base scientifica permanente sull’isola di Svalbard in Norvegia) (Artic Yellow River Station), sia attraverso investimenti economici di varia natura. C’è anche una “Via della Seta Polare” (Polar Silk Road Initiative). La Cina sta costruendo navi rompighiaccio a propulsione nucleare, e petroliere e navi cargo pensate per la navigazione polare. Russia e Cina assieme.Capitali e tecnologie cinesi in cambio soprattutto di risorse energetiche. Esempio lo Yamal LNG project da 27 miliardi di dollari per estrarre, processare e trasportare gas naturale nella penisola di Yamal.

Usa e NATO

Resi inquieti dalle attività di Russia e Cina, gli Stati Uniti hanno a loro volta aggiornato la propria strategia di medio e lungo periodo nell’Artico per la difesa del territorio, il mantenimento di un equilibrio di potenze favorevole. Effetto specchio rovesciato con la Russia, gli Stati Uniti vedono nell’artico una possibile linea di attacco al loro territorio. Meno militarmente presenti su quei ghiacci, gli Stati Uniti dispongono di un grosso vantaggio strategico che è dato dalla rete di paesi partner e alleati che condividono interessi nazionali nell’area. Sei degli altri sette paesi artici sono loro alleati stretti.

Ma l’Artico nel bene o nel male, non è domani

In conclusione l’Artico ha sì un potenziale affascinante, conclude Bruno Santorio, ma il suo sfruttamento è tutt’altro che scontato e si tratta di una direttrice di lungo periodo: tuttavia le decisioni prese ora sono quelle che contribuiranno a definire lo stato dell’area nel prossimo futuro.

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