
Alla fine dell’Ottocento l’Inghilterra possedeva la più importante marina da guerra del mondo: il potere navale – diceva un alto ufficiale dell’Ammiragliato – consiste nell’andare da qualunque parte con una qualunque nave senza essere disturbati da nessuno. Non era solo una questione di libertà di navigazione, ma anche un modo per influire sui comportamenti di possibili recalcitranti. Nel 1896 la popolazione dell’isola di Creta si era ribellata per l’ennesima volta al governo ottomano, che godeva però delle simpatie inglesi, mentre la Grecia no. Per impedire alla flotta greca di uscire dai porti e raggiungere l’isola la Royal Navy concentrò ben ventisei unità nel mare a nord dell’isola e i cretesi dovettero attendere ancora un paio d’anni per liberarsi dei turchi. Nel 1898, avuta la notizia che la Spagna stava per realizzare un potente cannone in grado di bombardare Gibilterra, una flotta inglese stazionò davanti ad Algesiras, sulle coste del Marocco spagnolo finché non fu comunicato ufficialmente dalla Spagna che la rocca di Gibilterra non correva alcun pericolo. La flotta inglese utilizzò questo sistema anche in altre occasioni, senza mai provocare però conseguenze più estese. Più maldestri si rivelarono invece i tedeschi quando nel 1911 inviarono la cannoniera «Panther» ad Agadir, rischiando lo scoppio di una guerra, e furono poi costretti a ritirarsi. Quest’ultima vicenda in particolare contribuì anche a riscaldare il clima di tensione tra flotta inglese e tedesca che giocò un certo ruolo nello scoppio della Prima Guerra mondiale.
Negli anni tra le due guerre la parte del mondo dove le cannoniere esercitarono ancora un certo ruolo fu l’Asia e in particolare la Cina. Il paese era controllato dalle principali potenze europee che amministravano diverse zone soggette al loro diretto controllo dai tempi della rivolta dei Boxer (1900): il collegamento tra queste enclave avveniva attraverso il fiume Azzurro (oggi Chiang Jiang, ma meglio conosciuto come Yangtse) lungo il corso del quale la presenza di battelli armati era normale. Nell’estate del 1937 il Giappone invase la Cina: la campagna si concluse con l’occupazione di Nanchino a dicembre e la serie di inaudite violenze sulla città, passate alla storia come «il massacro di Nanchino» che provocò circa trecentomila vittime civili. Il 12 dicembre 1937 la cannoniera americana «Panay», impegnata nell’evacuazione di cittadini americani dalla città, fu oggetto di un attacco aereo giapponese. Nell’affondamento perirono cinque marinai americani e un giornalista italiano, ma i giapponesi sostennero che si era trattato di ‘un errore’, anche se poi aprirono il fuoco da terra perfino contro le altre navi (inglesi) che stavano soccorrendo i naufraghi. La definizione di ‘doloroso incidente’ fu la soluzione diplomatica del fatto e seguirono scuse formali e indennizzo da parte giapponese, ma recentemente è emerso dagli archivi delle intercettazioni americane che i giapponesi invece avevano dato indicazione di sparare su qualsiasi battello in navigazione sul fiume che non battesse la bandiera del Sol Levante.
Tra il 20 e il 21 aprile 1949 la fregata britannica «Amethyst» fu colpita da numerose salve di artiglieria sparate dall’Esercito Popolare di Liberazione cinese che provocarono circa una cinquantina di vittime tra le quali il comandante della nave. La Gran Bretagna, ancora in possesso della colonia di Hong Kong, sosteneva la validità dei trattati siglati a metà Ottocento in base ai quali la navigazione sul fiume Azzurro era aperta e non soggetta a limitazioni, come pure il diritto a mantenere le altre concessioni territoriali. Era in corso la guerra civile tra nazionalisti del Kuomintang e le forze di Mao e l’incidente degenerò: nonostante l’intervento di un incrociatore inglese che bombardò pesantemente le posizioni cinesi, la fregata gravemente danneggiata al timone rimase incagliata. Segui un tentativo di soccorso con un idrovolante, ma fu anch’esso impedito dal fuoco dei cinesi e cominciò un lungo braccio di ferro tra la Royal Navy e l’EPL. Solo dopo settimane, alla fine di luglio, l’«Amethyst» riuscì a salpare e a porsi in salvo. Come ai tempi di Nelson, un secolo e mezzo dopo Trafalgar, il messaggio inviato all’Ammiragliato che annunciava la fine della vicenda si concludeva con le storiche parole «God save the King!». Nel frattempo il 30 aprile Mao aveva denunciato tutti i trattati in base ai quali le potenze coloniali europee potevano controllare parti del territorio cinese e il 1° ottobre 1949, sconfitto Chiang Kai-Schek, fu proclamata la Repubblica Popolare Cinese.