Decreto «omotransfobia», il Vaticano e il Concordato

La legge Zan sull’omotransfobia si propone di prevenire e contrastare la discriminazione e la violenza basate sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale. Il testo prevede l’estensione dei reati d’odio per discriminazione razziale, etnica o religiosa, a chi li compia verso omosessuali, donne, disabili. Prevista una clausola ‘salva idee’, a tutela «della libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte». Ed è su questa parte del decreto che il Vaticano chiede maggior chiarezza rispetto alla sua difesa della famiglia tradizionale. L’infelice coincidenza con l’Ungheria di Orban.

Legge Zan e Concordato

Una nota verbale consegnata il 17 giugno all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede. Secondo il Vaticano la legge Zan «Viola il Concordato». L’iniziativa è senza precedenti, perlomeno con queste modalità: la Santa Sede ha consegnato una nota informale in cui sostiene che la legge, se approvata con l’attuale impianto, andrebbe a violare direttamente il Concordato tra Italia e Santa Sede, la cui modifica è del 1984.

Direttamente papa Francesco

Nessuno sgambetto dalla curia a Francesco. Ma il Vaticano chiede solo modifiche, precisa Maria Antonietta Calabrò sull’HuffPost. Una ‘Nota verbale’ che è una comunicazione informale, che non viene neppure firmata per esteso, ma semplicemente siglata da un diplomatico. L’Osservatore Romano, ha commentato che il Vaticano con la Nota verbale al governo italiano chiede una “diversa modulazione del disegno di legge sull’omotransfobia”, e non di affossare la legge.

Non affossare la legge ma ‘aggiustare’

Il Vaticano chiede modifiche su aspetti controversi, in particolare di natura penale. Tra le valutazioni fatte dalle gerarchie ecclesiastiche, potrebbe esserci anche una riflessione su quanto avviene in altri paesi occidentali, dove norme analoghe a quelle previste dal ddl Zan sono già leggi. Episodio clamoroso, il video di un pastore evangelico di strada, John Sherwood, fermato dalla polizia per alcune ore a Londra, accusato di ‘omofobia’ per le sue parole a difesa della famiglia ‘tradizionale’ tra un uomo e una donna.

«Un passo preventivo, il Concordato non c’entra nulla»

Pierluigi Consorti, docente di diritto canonico ed ecclesiastico all’Università di Pisa. «La questione è che ancora non sappiamo alla fine come sarà questa legge sull’omotransfobia, quindi il tema concordatario è inesistente. Una violazione potrebbe esserci una volta approvata la legge, ma onestamente non vedo questo rischio. Se passasse così com’è non violerebbe gli accordi tra Stato e Chiesa».
Ancora Consorti sul Manifesto: «Non capisco una cosa: questa presa di posizione vuol dire che loro sono favorevoli all’omotransfobia? Non credo sia così che vogliono intenderla. Peraltro, in Italia, com’è noto, vige la ripartizione dei poteri, principio che la Chiesa non ha».

Troppo Vaticano in Italia?

In alcuni ambienti, la Nota ha solleticato polemiche sulla sovranità vaticana in funzione anti italiana, soprattutto adesso che sono in dirittura d’arrivo i rinvii a giudizio contro il malaffare vaticano cui hanno dato un aiuto importante anche le rogatorie svolte in l’Italia e dopo che molti italiani sono stati inseriti nelle strutture giudiziarie e finanziarie della Santa Sede. In più, ogni volta che la Santa Sede si è messa di traverso rispetto ai diritti civili, vedi aborto e divorzio, la Chiesa non c’ha certo guadagnato.

La coincidenza con l’Ungheria di Orban

Martedì il Parlamento ungherese ha approvato una legge che paragona di fatto l’omosessualità alla pedofilia – una tesi smontata da decenni che circola ormai soltanto negli ambienti di estrema destra – e che impedirà di affrontare temi legati all’omosessualità in contesti pubblici frequentati dai minori. Tutti i partiti di opposizione tranne i neofascisti di Jobbik hanno boicottato la votazione, ritenendo che la proposta di Fidesz fosse «discriminatoria e diffondesse l’odio».

Europa contro Orban, Italia ultima

Anche l’Italia, dopo le proteste, ha firmato la dichiarazione congiunta di 13 Paesi Ue contro la legge ungherese anti-Lgbt approvata nei giorni scorsi. A sottoscrivere il testo sono stati per primi: Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Lituania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Spagna, Svezia e Lettonia. L’Italia inizialmente aveva preso tempo ed erano sorte polemiche anche legate al caso Vaticano. Italia molto prudente e spesso silente: sul decreto Zan contro l’omotransfobia, finora il premier non ha preso posizione sul disegno di legge che divide la sua maggioranza.

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