Migranti, la Turchia gendarme anche sul Mediterraneo
Migranti, Turchia gendarme anche sul Mediterraneo

Draghi promuove ‘il dittatore’ Erdogan di tre mesi fa, a gendarme mediterraneo per il lavoro spesso sporco da fare anche dalle coste africane. Guardiano ben pagato delle ricche frontiere europee. Accordo di Draghi con Angela Merkel in vista del vertice di giovedì.
Come coinvolgere di più i Paesi di origine e transito e pesi sempre meno sull’Europa. «La dimensione esterna della migrazione», eufemismo su come l’Unione europea punta a bloccare i flussi di coloro che attraversano il Mediterraneo.
Ma sui ricollocamenti interni all’Ue ancora nulla di fatto.

Il ‘dittatore Erdogan’ gendarme utile e ben pagato

Modello scuola, l’accordo con la Turchia del 2016, artefice la cancelliera tedesca: soldi in cambio di frontiere sigillate. «Il premier italiano, dimenticato quel ‘dittatore’ con cui solo tre mesi fa etichettò il presidente Erdogan, ripropone facendolo proprio, quasi come un passaggio di testimone tra i due nel ruolo di leader dell’Unione europea», allarga il campo Carlo Lania. Proposta e soldi da proporre anche ad altri, a partire da Libia, Tunisia e Marocco.

Otto miliardi di euro solo per cominciare

«I soldi ci sono, e non sono pochi: otto miliardi di euro, pari a circa un decimo dei 79,5 miliardi che la Commissione europea ha destinato per la gestione delle partnership con i Paesi terzi». Di questi, almeno sei saranno destinati ad Ankara, ma l’impegno finanziario è destinato ad ampliarsi. Soldi in attesa che dall’Europa arrivi anche di una credibile proposta politica. La parte umanitaria, se è stata affrontata, non compare nei resoconti finali. Per Draghi, «serve una maggiore presenza dell’Ue in Nord Africa, non solo in Libia e Tunisia, ma anche nel Sahel, in Mali, Etiopia ed Eritrea. Occorre che l’Ue sia economicamente più sentita».

Domani conferenza sulla Libia come assaggio

Alleanza italo-tedesca sul fronte migranti: Italia Paese di arrivo, e la Germania meta principale dei movimenti secondari. Tutto bene dunque? si chiede ancora Lumia. Niente affatto. Al Consiglio europeo di giovedì e venerdì per discutere di immigrazione, quello tra Italia e Germania sarà probabilmente l’unico punto in comune tra i 27. Punto cruciale e irrisolto, i ricollocamenti di quanti arrivano non solo in Italia, ma anche in Spagna, Grecia, Malta e Cipro, i Paesi che si affacciamo sul Mediterraneo, e che sono quelli maggiorente investiti dal fenomeno migratorio.

La dannazione dei ‘Dublinanti’

Punto sul quale gli altri Stati invece non vogliono neanche aprire la discussione, sottolinea sua volta il Corriere della sera. «Germania compresa, tanto più in vista delle elezioni». Quello sciagurato accordo di Dublino secondo cui il Paese di sbarco deve rimanere il punto di arrivo dei migranti in cerca di asilo, lavoro e speranza di benessere, salvo successiva accoglienza altrove, che non arriva. «L’Italia è una Paese di arrivo, noi invece siamo colpiti da movimenti secondari», spiega la cancelliera facendo riferimento ai cosiddetti ‘dublinanti’, i migranti che dopo essere sbarcati da noi si sono mossi verso il Nord Europa. E che adesso Berlino, ma anche Parigi, insistono perché l’Italia li riprenda.

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AVEVAMO DETTO

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