Usa 600mila morti dopo ancora no-vax eredi di Trump. Ma niente memorie per il gran bugiardo

Biben di ritorno dall’Europa con un bagaglio di risultati incerti, riscopre le molte magagne di casa. E gli effetti ancora devastanti di 4 anni di presidenza Trump.
Troppi no vax tra gli elettori repubblicani nell’America che riapre. Spaccata come e più di prima anche sulla pandemia. Una tragedia sanitaria e politica, avverte Fabrizio Tonello sul Manifesto (nella foto Manifestazione No Vax davanti a un ospedale in Texas)
Ma Trump e famiglia si sono vaccinati.

Mentre nessun grosso editore vuole le memorie di Trump per paura delle troppe bugie

Stati Disuniti d’America

Seicentomila morti, più di quelli caduti durante i cinque anni della Guerra di secessione, il più sanguinoso dei conflitti in cui gli Stati uniti sono stati coinvolti dal 1776 a oggi. Questo è il bilancio provvisorio dell’epidemia in America, un bilancio destinato inevitabilmente ad aggravarsi perché fino ad oggi solo il 55% della popolazione è stato vaccinato.

Irresponsabilità alle origini

Malgrado lo sforzo dell’amministrazione Biden, che è riuscita a somministrare 200 milioni di dosi di vaccino nei primi 100 giorni dall’ingresso in carica, la situazione resta preoccupante perché l’eredità di Donald Trump pesa come un macigno. Lo dimostra un sondaggio diffuso nei giorni scorsi dalla Cbs, secondo cui il 30% degli elettori repubblicani è deciso a non vaccinarsi.
Metà di questo gruppo sostiene che il vaccino è ancora troppo sperimentale e che aspetterà di vedere cosa succede. Il 40% afferma semplicemente che «non si fida del governo» e il 33% non ha fiducia negli scienziati, o nelle aziende farmaceutiche che lo producono.

Ritorno al ‘come prima’

«Ma intanto, gli americani hanno fretta di tornare a viaggiare (80%), andare a cena con gli amici o al ristorante (71%) e perfino andare in ufficio (72%). Questo, inevitabilmente, creerà nuove occasioni di contagio, in particolare negli stati dove l’epidemia è diventata una questione politica, con i governatori repubblicani che ignorano o nascondono, il problema e invitano a respirare liberamente senza mascherina».

Virus elettorale

Trump aveva politicizzato il problema, con dichiarazioni contraddittorie, stravaganti e bizzarre che sono però diventate articoli di fede per i suoi seguaci. Il risultato è che oggi, guardando una mappa delle vaccinazioni, si scopre una perfetta corrispondenza tra la quantità di vaccini somministrati e i voti andati a Biden lo scorso novembre: molti voti per il candidato democratico e molti vaccini (California, New York, Massachusetts). Pochi voti per il candidato democratico e pochi vaccini (Texas, Florida, Wyoming).

Minaccia sanitaria tragedia politica

«Una situazione che, prima ancora di essere un dramma sanitario e un pericolo per il futuro, è una tragedia politica: significa che la spaccatura della società americana è arrivata a toccare questioni di vita e di morte su cui ci dovrebbe essere l’unanimità». La diffidenza verso il governo e verso la scienza alimentata per decenni dai repubblicani registra oggi il suo risultato più nefasto.

Stati uniti malati oltre Trump

«l vero cancro che minaccia la democrazia americana è il potere del denaro, che sfrutta la tendenza alla paralisi delle istituzioni: bloccare qualsiasi iniziativa è ridicolmente facile, grazie al dominio della minoranza sul Senato, al disegno “su misura” delle circoscrizioni elettorali e al finanziamento illimitato da parte delle lobby. Senatori e deputati sono, con poche eccezioni, in vendita al miglior offerente e lo stop ai programmi di Joe Biden, perfino quando riguardano iniziative banali come investimenti nelle infrastrutture decrepite, è lì a dimostrarlo».

La politica è diventata un gioco a somma zero in cui lobbisti e miliardari riescono a navigare a loro agio.

Ma le memorie di Trump annaspano

Donald Trump e i suoi più stretti collaboratori alla Casa Bianca: nessuna casa editrice di primo piano vuole pubblicare i loro libri. Di solito le case editrici fanno a gara per accaparrarsene i diritti (Michelle e Barack Obama, per esempio, hanno firmato contratti da rockstar, portando a casa, per le loro rispettive biografie, circa 65 milioni di dollari). Non è il caso delle opere di Donald Trump e dei suoi, segnala Luciana Grasso sul Foglio.

Il ‘Libro dei libri’, come la Bibbia

Il libro di Trump (di cui nessuno ha ancora visto una riga, anche se lui sostiene che sarà “il libro dei libri”) sarebbe già stato rifiutato dalle “big five” Penguin, Hachette, Harper Collins, Macmillan e Simon & Schuster. Nessuna casa editrice ha voglia di essere marchiata come “l’editore di Trump” con conseguente fuggi fuggi di autori e lettori.

«E ci sono problemi legali, perché nessuno si vuole assumere la responsabilità di pubblicare i libri di persone che, negli anni, hanno dimostrato non solo di non dare peso alle parole ma anche di non porsi il problema della verosimiglianza (per tacer della veridicità) di quel che dicono».

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