
Consensi elettorali più a picco dell’economia, con un misero 27% all’Ak-Parti personale di Erdogan rispetto al 49%, travolto da prepotenze e scandali. Prossime elezioni politiche nel 2023. Ma sembra difficile che Erdogan possa sopravvivere politicamente, dopo che le elezioni locali già nel 2019 aveva perso il controllo di tutti i maggiori centri urbani, Istanbul Ankara e Smirne.
AKP, Ak-Parti, detto alla turca, partito islamico sino a ieri vincente prendi tutto, anche oltre il legittimo e il legale. Ora in discesa e a rischio di resa dei conti, frattura per spartirsi pezzi del dopo Erdogan. «Già scisso in tre tronconi, sta subendo colpi mortali in seguito alle rivelazioni del mafioso Sedat Peker che denuncia la collusione tra stato e mafia che vede coinvolto, in particolare, il falco della politica securitaria turca, il ministro dell’Interno Süleyman Soylu».
Ieri al vertice Nato il primo faccia a faccia, con Biden cha aveva parlato con Erdogan solo al telefono e solo per dirgli che avrebbe riconosciuto il Genocidio armeno del 1915. Certamente Biden ha ribadito che il dopo Trump, ma gli Stati Uniti non vogliono neppure che la Turchia passi dall’asse NATO a quello Russia-Cina. Erdogan lo sa e certo se ne approfitta.
Due le preoccupazioni principali di Washington e Ankara: gli S-400 per gli USA e la collaborazione americana con le forze curde in Siria per la Turchia. «Per il disgelo con Washington, Ankara spera di far leva sul successo dei suoi droni militari provati in Nagorno Karaback e in Libia contro i sistemi russi, per proporsi come un partner chiave negli sforzi degli Stati Uniti per contenere la Russia nell’Europa orientale e oltre».
«La Turchia sembra riporre speranza per una nuova influenza come produttore di droni per rafforzare il suo valore strategico agli occhi di Washington e promuove la creazione di una “mezzaluna di droni” per contenere la Russia». E a favore l’incontro col pragmatismo Usa, il mese scorso la Turchia ha venduto 24 droni TB2 alla Polonia, il primo membro della NATO e Unione europea ad acquistare droni turchi, seguendo le orme di Azerbaigian, Qatar, Tunisia e Ucraina.
Turchi a mano armata, non solo droni: Polonia e Ucraina, per iniziare, ma anche una dottrina di guerra con sistemi d’arma aerea collaudati in battaglia. Albania, Ungheria, Kazakistan, Lettonia, Pakistan e Uzbekistan tra gli altri possibili clienti. «Un’arma da guerra a basso costo e a basso rischio, i droni turchi sono stati in grado di affondare il dominio aereo russo a quote più basse e distruggere centri di comando, controllo e comunicazione, strutture di stoccaggio, convogli logistici, carri armati, veicoli corazzati e sistemi di supporto al fuoco.
L’Ucraina potrebbe utilizzare i TB2 per tentare di riprendersi il Donesk, i territori controllati dai separatisti sostenuti dalla Russia. «Washington sembra approvare e il messaggio politico per Mosca è che le forze nemiche nelle aree sotto l’influenza russa possono andare oltre le limitate operazioni punitive e diventare quindi politicamente più assertive», afferma Giustino. Salvo certa diversa opinione e armamento di Mosca.