Per la Nato la Russia è «minaccia», la Cina una «sfida» (per ora). Putin: Nato residuato bellico
Un anno e mezzo fa il presidente francese Macron denunciava «la morte cerebrale della Nato». «Non c’è alcun coordinamento del processo decisionale strategico tra gli Stati Uniti e i suoi alleati». «C’è un’azione aggressiva non coordinata da parte di un altro alleato della Nato, la Turchia». Tutto cambiato? Nato risorta dalla morte cerebrale? Macron fa la pace con la Turchia e gli Stati Uniti del dopo Trump si ripetono con maggior garbo: nuova guerra fredda con la Russia e ancora rimproveri a chi non spende almeno il 2% di pil in armamenti.
Ritorno Usa e antichi vizi
Il club più armato del mondo con i buoni propositi di coordinamento sul nemico comune da individuare, da controllare, eventualmente da combattere assieme. Poi i nemici veri ognuno se li sceglie e li contrasta per se, è la realtà. Quando aprire un fronte, o quando, stessa sorpresa, abbandonarlo. Ultimissime per gli alleati europei gli europei, il fatto compiuto della decisione Usa di ritirarsi dall’Afghanistan. Applausi e rilancio formale attorno ad un presidente statunitense almeno più educato, ma fidarsi troppo delle belle parole che dal G7, giù in forti dubbi di successo, si riversano sul vertice Nato fatto di buoni propositi spesso pure contradditori.
Babilonia Nato, non tutto ma di tutto
Stoltenberg, segretario generale uscente con comunicato finale in tasca: «La Cina rappresenta una sfida sistemica per l’ordine internazionale e in aree che riguardano la sicurezza dell’Alleanza».
Macron, che non riesce a vedere la Cina nella carta atlantica, si chiede: «Chi è il nemico?». e cita prima di tutto il terrorismo islamico
Angela Merkel che ha invitato la Nato a «adottare nuovi strumenti» per far fronte alle sfide del momento, non ha citato esplicitamente la Cina e neppure la Russia.
Boris Johnson, che vede nella Cina «un fatto gigante nelle nostre vite», suggerisce di stare «attenti» e preferisce una nuova guerra fredda verso la Russia e i cyber-attacchi che vengono da Mosca.
L’unico veramente convinto è Justin Trudeau (il Canada si affaccia sul Pacifico): «la sfida della Cina è in Africa, nel Mediterraneo, nell’Artico».
Per Biden, che domani incontra Vladimir Putin a Ginevra, «la Russia non si sta comportando come vorremmo, ma neppure la Cina».
Alla fine, come rileva Anna Maria Merlo, gli europei concordano con gli Usa sulla «minaccia rappresentata dalla Russia», che è citata ben 62 volte nel comunicato finale, contro le 10 per la Cina, che per ora è solo una «sfida».
La Nato e la Turchia di Erdogan
La coesione della Nato è scossa anche a causa delle tensioni con la Turchia. Ieri, Erdogan ha moltiplicato gli incontri bilaterali a cercare di ricucire vecchi strappi. Iniziando da Macron a cui aveva dato del «matto». Tutte ancora aperte le tensioni al largo di Cipro nel Mediterraneo orientale, e la Grecia. Merkel, l’autrice dell’accordo sui migranti, 6 miliardi di euro a Ankara per tenersi i rifugiati, parla di «rivitalizzazione» sapendo che tanto sta per lasciare. Johnson afferma di aver parlato di «turismo» degli inglesi in Turchia.
Soldi soldi soldi
Biden, ormai sappiamo del suo garbo, ricorda però che solo 10 paesi sui 30 della Nato hanno raggiunto l’obiettivo del 2% del pil in spese militari, ma «gli altri sono sulla buona strada». Che quella del riarmo sia davvero una buona strada per fortuna qualcuno ne dubita. E il manifesto cita il piccolo e ricco Lussemburgo.
«Se siamo capaci di avere un mondo migliore, più pulito, più sicuro, non abbiamo bisogno di così tanti investimenti in armamenti. So che questa non è la frase più popolare in questa sede, ma è un fatto» ha commentato il primo ministro Xavier Bettel.
Putin a tv Usa, Nato residuo bellico
La Nato un residuo della Guerra Fredda. Così il presidente russo Vladimir Putin si è riferito alla Nato durante la sua seconda intervista all’emittente statunitense Nbc. «Non è chiaro perché la guerra fredda esista ancora: dicevano di volerla trasformare ma ormai questo passaggio è stato dimenticato». Sullo scenario globale, il presidente russo ha ribadito la disponibilità a lavorare con gli Usa sul trattato Nuovo Start e considerare uno scambio bilaterale di prigionieri. Dalla Siria al Donbass, dove Kiev starebbe «continuando a dispiegare truppe» (sempre nuovi armamenti Usa). Putin –altro segnale- ha anche parlato dei rapporti con Pechino «senza precedenti», e di cui la Russia sarebbe molto soddisfatta.