
«Scopo del finanziamento, spiegano da Washington, è garantire l’integrità territoriale di Kiev, tutelarne i confini e potenziarne la collaborazione con la Nato. Tutti e tre i propositi sono indirizzati alla Russia», riferisce Marco Dell’Aguzzo su EastWest.
«Il 1° marzo scorso il dipartimento della Difesa americano aveva già annunciato, con le stesse motivazioni, un pacchetto da 125 milioni all’Ucraina, che prevedeva anche due pattugliatori navali armati modelli Mark VI, utilizzati dalla Marina degli Stati Uniti».
Ad aprile Axios, il sito web di notizie americano con sede nella contea di Arlington, in Virginia, aveva rivelato le esercitazioni militari della Russia nel mar Nero, in prossimità di rotte commerciali, parlandone come di manovre potenzialmente destabilizzanti per l’economia ucraina.
Prima di partire per l’Europa per partecipare al G7 e incontrare successivamente il Presidente russo Vladimir Putin, Joe Biden ha parlato al telefono con l’omologo ucraino Volodymyr Zelensky per ribadirgli – ancora – il sostegno di Washington alla sovranità di Kiev, precisa East-West.
«Zelensky non ha tuttavia gradito la decisione della Casa Bianca di ritirare le sanzioni verso la società che si occupa della realizzazione del Nord Stream 2, il gasdotto sotto il mar Baltico che collegherà direttamente la Russia alla Germania», analisi scontata, come lo era stata la decisione russa e tedesca di sottrarsi al ruolo incerto e altalenante di intermediario energetico dell’Ucraina.
Rischio evidente, una possibile marginalizzazione di ruolo e grave impoverimento del Paese senza la royalty degli oleodotti russi. L’accordo sul transito di gas tra Kiev e Mosca scadrà nel 2024. Potrebbe anche venire esteso (meglio due strade diverse che una sola) ma non è detto. «Il coltello è nelle mani russe, e Putin ha dichiarato che l’Ucraina deve dare prova di buona volontà». Gli accordi dei Minsk che Kiev di fatto non rispetta.
Zelensky avrebbe fortemente voluto un incontro di persona con Biden prima del vertice tra quest’ultimo e Putin, ma era pretendere troppo, con sgarbo Usa già prima del difficile faccia a faccia. «Una riunione ci sarà, ma dopo: il Presidente ucraino sarà alla Casa Bianca a luglio, come già anticipato dal consigliere per la sicurezza nazionale americano Jake Sullivan».
Telefonata di lunedì scorso tra Biden e Zelensky e immediato inciampo diplomatico. Nella trascrizione riportata da Kiev si leggeva che Biden aveva sottolineato l’importanza di far partecipare l’Ucraina al MAP, Membership Action Plan, che è l’anticamera di una futura adesione. Ma la Casa Bianca, per non irritare troppo sfacciatamente gli alleati a Bruxelles, ha negato di aver fatto una simile dichiarazione, e a Kiev hanno corretto. Bugiardo incerto.
Nel 2008 gli Stati Uniti dell’allora presidente George W. Bush avevano appoggiato l’idea di un ingresso dell’Ucraina nel MAP, senza darvi però un seguito concreto. Idea estremamente sgradita – e temuta – dalla Russia. «Putin ha detto che almeno il 50% degli ucraini non vuole l’ingresso nella Nato. Non vogliono finire sulla linea di fuoco, non vogliono essere merce di scambio o carne da macello».
Per l’agenzia Usa Bloomberg, sondaggio dello scorso marzo, gli ucraini sa favorevoli ad entrare nella Nato sarebbero il 57%. Poco cambia: comunque minaccia di ulteriore grave spaccatura interna.