La Carta Atlantica tra Roosevelt e Churchill. Biden e Boris, la Nato e la geografia

Il G7 ad inaugurare di fatto la nuova presidenza Usa, con Biden dopo la catastrofe Trump. Segnali di nuova guerre fredda con la Nato spinta sempre più a est, verso i confini con la Russia. E la Cina che sta diventando la prima potenza economica mondiale indicata dagli Stati Uniti come il nemico da battere. L’interesse economico che diventa strategico e vorrebbe cambiare persino la geografia. E qualche capo di Stato europeo costretto ricordare all’alleato leader che la Cina non fa parte della geografia atlantica.
Memoria delle origini della Carta Atlantica tra Stati Uniti ed Europa pensata nel periodo più buio della seconda guerra mondiale da due giganti della storia. Da Roosevelt-Churchill, all’oggi di Biden-Johnson e altri sei o sette. Ora i Grandi si misurano in economia: più che grandi, i grossi e grassi.

Vigilia di Carta Atlantica: 1941: anno terribile

Alla fine del 1941 l’andamento della guerra segnò il punto più alto dell’espansione delle armate naziste e dell’alleato giapponese. La Polonia era stata fagocitata in quattro settimane già nell’autunno 1939; entro l’estate del 1940 la Germania aveva occupato l’Olanda, la Norvegia ‘, il Belgio e sconfitto clamorosamente la Francia. Nel 1941 toccò poi alla Jugoslavia e alla Grecia e in giugno, a dispetto del patto di non aggressione sottoscritto tra Germania ed Unione Sovietica, i tedeschi lanciarono l’operazione ‘Barbarossa’ che fece vacillare per poco il colosso russo, semi confuso per l’attacco inaspettato. A dicembre, nonostante l’intelligence avesse più volte messo in guardia, i giapponesi attaccarono a sorpresa la base navale americana di Pearl Harbour ed occuparono Singapore, posizione strategica dell’impero britannico in Estremo Oriente, e le colonie olandesi: inoltre – saldamente insediati in Cina dal 1938 – i giapponesi avevano già occupato anche l’Indocina francese, ovvero l’attuale Vietnam e la Thailandia. Non era solo l’Inghilterra ad essere minacciata direttamente dalla Germania, ma lo era tutto l’impero britannico perfino nel suo stesso cuore, perché anche sull’India sembrava si stesse stringendo una morsa giapponese, mentre anche Australia e Nuova Zelanda si trovarono in pericolo. La situazione sembrava insomma assai più che più disperata.

Gli Stati Uniti di Roosevelt

Franklin Delano Roosevelt era stato eletto per la terza volta presidente degli Stati Uniti nel 1940, mentre in Europa divampava già il conflitto. Nonostante questo e il peggioramento graduale delle relazioni con il Giappone, il riarmo americano non era ancora iniziato, né si parlava ancora di aiuti ai paesi attaccati dal nazismo o dal fascismo; aveva tuttavia destato un certo scalpore una frase pronunciata dopo l’attacco italiano alla Francia (21 giugno) in cui si era parlato di ‘pugnalata alle spalle’, dato che i tedeschi avevano appena occupato Parigi.
Solo nel dicembre di quell’anno Roosevelt, in uno dei famosi ‘discorsi del caminetto’ diffusi per radio, parlò delle potenze dell’Asse come un serio pericolo anche per gli Stati Uniti che – disse – avrebbero dovuto diventare ‘l’arsenale della democrazia’. Dopo aver toccato a gennaio il tema della democrazia, destinata a finire in Europa se il nazismo avesse prevalso, a marzo fu approvata la legge ‘affitti e prestiti’ che consentì di rifornire soprattutto l’Inghilterra sulla via del collasso e a partire dall’estate iniziarono contatti anche con Stalin: convinto che senza l’Unione Sovietica non sarebbe mai stato possibile sconfiggere Germania, Italia e Giappone, Roosevelt mandò a Mosca il fidato Harry Hopkins. Dopo gli aiuti, mancava quindi solo un accordo politico che non sarebbe tardato.

Da concorrenti ad alleati

Dopo la Prima guerra mondiale, in parte a causa della politica isolazionista in cui si erano rinchiusi gli Stati, ma anche per il fatto che con l’impero britannico esisteva una concorrenza sul piano dei commerci internazionali e delle flotte da guerra, i rapporti tra i due paesi avevano incontrato alti e bassi. Soprattutto dopo la crisi del 1929, le cui conseguenze si erano ripercosse in Europa, i rapporti erano diventati formali, né una certa alterigia ‘imperiale’ britannica aveva contribuito a rinsaldarli. Soprattutto, quando Roosevelt aveva parlato dello stato della democrazia nel mondo, aveva implicitamente alluso alla questione dei grandi imperi coloniali (ovvero Francia e Inghilterra), senza la cui dissoluzione i popoli non avrebbero potuto ottenere l’indipendenza e tanto meno governi democratici scelti liberamente. In un certo senso si trattava di una versione più aggiornata della dottrina Wilson elaborata alla fine della Prima guerra mondiale che, se da una parte aveva influito a far nascere stati democratici in Europa dopo il crollo degli imperi centrali, non aveva garantito però un pacifico andamento delle relazioni internazionali, tanto che la guerra era ritornata nel Vecchio Continente. Proporre quindi all’Inghilterra di ridare vita a sistema multilaterale di relazioni tra stati più forte della Società delle Nazioni (e più vincolante) e suggerire la concessione dell’indipendenza ai ‘dominions’ non era un impresa facile.

L’incontro di Terranova

Le trattative per fissare l’incontro tra Roosevelt e Churchill si svolsero comprensibilmente nel massimo segreto: non ne fu informato nemmeno l’ambasciatore americano a Londra Joseph Kennedy (padre di John Fitzgerald). Joseph Kennedy, per la sua origine irlandese, non nutriva sentimenti benevoli nei confronti dell’impero inglese, tanto che si vociferava perfino una sua simpatia per la Germania, ritenuta implacabile nemica degli inglesi. Lontani da occhi ed orecchie indiscreti tra il 19 e il 21 agosto 1941, a bordo di una corazzata inglese nella baia di Terranova, Roosevelt e Churchill si incontrarono dunque per la prima volta per dare vita ad un alleanza contro le potenze dell’Asse.
Con numerose correzioni del primo ministro inglese fu sottoscritto un documento e la prima conseguenza fu che dal settembre di quell’anno nacque un’alleanza che non si limitò solo ai primi due firmatari di Terranova, ma comprese anche l’Unione Sovietica, la Francia, la Polonia, la Norvegia, l’Olanda, il Belgio, il Lussemburgo, la Grecia e la Jugoslavia, tutti paesi invasi e occupati dalle armate naziste, i cui governi in esilio si unirono per continuare la guerra. A dicembre l’attacco a Pearl Harbour accelerò il pieno coinvolgimento degli Stati Uniti nella guerra, ma fini anche il terribile 1941.

Tags: Nato
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