‘Summit dei vaccini’ e i 7Gran spilorci: perché Covid fa ancora strage nel mondo povero
‘Summit dei vaccini’ e i 7Gran spilorci, perché Covid fa ancora strage nel mondo povero

Al G7 in Cornovaglia, si parte sui vaccini e si parte male. Messa da parte qualsiasi velleità di sospensione dei brevetti sui vaccini, i big promettono la donazione di 1 miliardo di dosi da qui a un anno, ma per tamponare la diffusione del Covid ne occorrerebbero 11 miliardi, e molti subito. Poi ambiente, Nato, un po’ di guerra fredda, e Cina.
«La Cina non fa parte della geografia atlantica oppure la mia carta è sbagliata».

7Gran spilorci, briciole ai poveri

Addio alle vaghe e ora scopriamo bugiarde promesse di levare i brevetti sui vaccini malgrado il voto all’Europarlamento questa settimana, anche loro degli euro illusi. Vaccini per i poveri solo come carità: un miliardo di dosi, e molto diluite da qui al prossimo anno, quando, per tamponare la diffusione del Covid ne occorrerebbero 11 miliardi.

Lenti vaccini mentre il virus corre

Joe Biden impegna gli Usa per 500 milioni di dosi, ma frena sui tempi: 200 quest’anno, le altre il prossimo. Nel frattempo i contagiati muoiono e il vaccino si ingrassa a cambia e diventa sempre più micidiale. Poro e tardi, «mentre il problema è affrontare la pandemia adesso, senza attendere, per sconfiggere le varianti, mentre si deve anche tener conto della logistica, impossibile in molti paesi per i vaccini made in Usa Pfizer e Moderna», denuncia Anna Maria Merlo sul manifesto.

L’illusione e i numeri

Nel 2021 si muore di Covid più che nel 2020, ovviamente a livello globale e non tra noi privilegiati e vaccinati e prossimi alle vacanze.

Analisi del Wall Street Journal su dati della Johns Hopkins University. I vaccini stanno sconfiggendo il virus nelle nazioni più sviluppate, ma i decessi a livello mondiale sono più numerosi.
L’intensificarsi della pandemia in alcune parti dell’Asia e dell’America Latina ha spinto il numero delle vittime ad un livello estremamente alto. Esempio eclatante il Brasile che sfiora il mezzo milione di vittime, con oltre 2400 morti in un solo giorno.
Variante delta (ex indiana): la Sanità britannica intanto conferma che la variante delta (ex indiana) è 60% più contagiosa e più resistente ai vaccini.

Paesi poveri e varianti virus

Al ritmo attuale, denuncia Oxfam, ci vorrebbero 57 anni per i paesi a basso reddito per raggiungere il livello di vaccino dei paesi del G7. Per accelerare, un passo importante sarebbe già togliere i blocchi all’export, e il trasferimento di tecnologia, per permettere di produrre vaccini nei paesi. A tutt’oggi in Africa è stato somministrato solo il 2% delle dosi complessive del mondo, ma il G7 ritiene sostiene ancora sia possibile arrivare a un 60% di vaccinati nel continente tra un anno.

Promesse a carognate

Donazioni poche, ma speculazioni tante. Al di là di Covax e del programma Act-A doi aiuto ai Paesi poveri, resta la questione del prezzo: Pfizer, Moderna, Johnson & Johnson a maggio hanno promesso di fornire 3,5 miliardi di dosi a prezzi di costo o contenuti (1,3 miliardi quest’anno), «ma per il momento si nota che i paesi poveri sono a volte stati costretti a pagare fino al doppio del prezzo negoziato dalla Ue».
Poli Il G7 si unisce alla richiesta di un’inchiesta mondiale sulle origini del Covid, ma questo fa parte del capitolo sfida alla Cina.

Belle parole e pessime intenzioni

Il padrone di casa Boris Johnson affronta i leader dei grandi paesi europei e la Commissione con cui ha litigato, stracciando accordi firmati, sino al giorno prima, a cominciare da Nord Irlanda e pesca. Nel frattempo cerca un’intesa atlantica con gli Usa, «ma per il momento il solo accordo commerciale post-Brexit della Gran Bretagna è stato con il Giappone (ottobre 2020)». Sul clima se ne parlerà oggi, ma le proteste di Greenpeace hanno anticipato i sette.

Tutti per se, nessuno per tutti

Gli europei si sono riuniti prima di incontrare i partner extra europei , segnala sempre Anna Maria Merlo. «Perché Biden intende approfittare dell’incontro di Carbis Bay per una riconquista dell’ovest, cercando di convincere gli alleati Nato (che si incontreranno al vertice a Bruxelles lunedì) a intraprendere la strada di una nuova guerra fredda. La Ue frena». Germania in primis, ed ecco l’invito a Washington per Angela Merkel il 15 luglio a cercare di ammansirla.

Nato-Cina e la carta geografica

Macron già prima di arrivare al G7 aveva affermato che «non possiamo accettare di tornare alla grammatica della guerra fredda». La Ue ha dichiarato la Cina «rivale sistemico», ma non è convinta che la Nato sia lo strumento adatto per affrontare Pechino:

«secondo me, la Cina non fa parte della geografia atlantica – ha detto Macron – oppure la mia carta è sbagliata».

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