
L’incontro pre-natalizio con l’ex premier Matteo Renzi allora in aperta polemica col governo Conte proprio sulle nomine ai vertici dei servizi segreti. Defilati sulla piazzola di un’autostrada, ma ripresi dal telefonino di una automobilista di passaggio e poi trasmesso in tv, l’incontro tra i due è costato al dirigente del Dis Marco Mancini, già in esilio operativo tra i ‘coordinatori burocrati’, il posto nei servizi segreti di cui è stato agente operativo per tanti anni. Il nuovo vertice della struttura, da poche settimane l’ambasciatrice Elisabetta Belloni dopo tanti generali, gli ha comunicato che se non andrà in pensione anticipatamente, verrà chiesto all’Arma dei carabinieri di riprenderselo.
Ritorno al Corpo di appartenenza, di fatto, un licenziamento dal Servizi
Mancini, oggi sessantenne, cresciuto come sottufficiale alla Sezioni antiterrorismo dei carabinieri, avrebbe già scelto per il pensionamento anticipato, ad evitare un umiliante ritorno nell’Arma da Maresciallo (come Cecchini-Frassica in don Matteo), dopo essere stato dirigente nei servizi segreti, addirittura autocandidato numero due dell’Aise con la spinta sperata di Matteo Renzi.
Finisce così l’esperienza tra gli 007 dell’ex maresciallo dell’Arma, spia operativa rimasta coinvolto nelle vicende del sequestro Abu Omar (per il quale fu arrestato e processato, finché il segreto di Stato decretato da più governi bloccò l’azione giudiziaria). Il suo nome anche nel caso Telecom, dossieraggio di 6 mila persone tra imprenditori, politici, giornalisti e magistrati, e nelle vicende che hanno coinvolto Cecilia Marogna, fiduciaria del cardinale Angelo Becciu, l’ex Sostituto della Segreteria di Stato che aveva affidato alla donna il compito di formare un servizio segreto parallelo in Vaticano.
Nonostante tutte le disavventure, Mancini è sempre rimasto in sella, fino-ad aspirare -abbiamo visto- a una poltrona di vicedirettore Aise, che probabilmente era alla base dell’incontro con Renzi. Cercava appoggi per la promozione, ma il clamore suscitato dal video del faccia a faccia tra Renzi e la spia messo in onda da Report, ne ha provocato l’uscita di scena. Bruciato lui e altri attorno.
Estromesso prima di lui dall’incarico il generale Gennaro Vecchione, il direttore indicato come uomo di fiducia dell’ex premier Giuseppe Conte. Vecchione, chiamato davanti al comitato parlamentare di controllo, aveva detto di non saperne niente. Autodifesa suicida visto che Mancini si era recato all’appuntamento con Renzi con tanto di auto di servizio e scorta al seguito.
A segnare nel bene e nel male la carriere di spia di Marco Mancini, i fatti comunemente noti ovviamente, il sequestro Cia nel 2003 dell’imam di Milano Abu Omar da parte di dieci agenti Usa con l’aiuto dei nostri servizi. Inchieste su inchieste della magistratura, persino ordini di cattura internazionali per agenti Cia identificati, ma sempre il ‘Segreto di Stato’ da parte di ben tre diversi governi di composizioni politiche diverse, e persino la grazia del presidente per una agente Cia a rischio carcere. (https://www.sicurezzanazionale.gov.it/sisr.nsf/cosa-facciamo/tutela-delle-informazioni/segreto-di-stato.html)
Il ‘Super segreto di Stato’, che prima o poi qualcuno riuscirà a svelare. Magari quando non saranno più a rischio vite da proteggere.