Nota Ansa del pomeriggio: «In un’offerta dell’ultimo minuto con l’obiettivo di impedire un governo di centro di Yair Lapid, il premier Benyamin Netanyahu ha offerto al leader di ‘Yamina’ Naftali Bennett e a Gideon Saar di ‘Nuova speranza’ la rotazione a tre nella premiership in un esecutivo tutto di destra».

Un appello a salvare Netanyahu è stato sottoscritto dai partiti religiosi, dalla destra religiosa sionista di Smootrich e dallo stesso Netanyahu, sempre fonte Ansa. Saar tuttavia ha declinato la proposta scrivendo su twitter che il suo partito “resta allineato alla sua posizione” di rimpiazzare Netanyahu. Piazza pulita, e in più sensi. Più complessa la situazione di ‘Yamina’ il cui leader Bennett è alle prese con un parziale dissenso interno ma che sembra aver scelto già Lapid. L’annuncio – dopo una riunione del partito prevista alle 14 (ora locale)- dovrebbe avvenire entro la serata.
«A inizio anno Benyamin Netanyahu credeva che il successo della campagna vaccinale in Israele gli avrebbe dato lo sprint per stravincere le elezioni del 23 marzo. E nelle scorse settimane ha sperato che il pugno di ferro contro Gaza avrebbe spazzato via i tentativi del suo avversario Yair Lapid di formare il nuovo governo. Scommesse entrambe perdute».
Ieri è caduto nel vuoto l’appello lanciato dal premier uscente a Naftali Bennett, leader del partito nazionalista religioso Yamina di non partecipare alla coalizione che Lapid –suo ex collega di partito fuoriuscito per l’invadenza politica e personale di Netanyahu- sta mettendo in piedi, dopo l’incarico per la formazione del governo ricevuto dal Capo dello Stato.
«Non è possibile combattere Hamas con un governo di sinistra» spara Netanyahu facendo riferimento alla maggioranza che Lapid e Bennett stanno assemblando, che tutto è meno che di sinistra. «Metterete in pericolo la Terra d’Israele, lo Stato d’Israele e le forze armate d’Israele», e questa è affermazione grave.
Coalizione mista e anche ricca di contraddizioni ma con un collante decisivo: una coalizione senza Netanyahu al potere da 12 anni. «Ho intenzione di avviare colloqui e sforzi per formare un governo che guideremo entrambi», avrebbe detto Bennett a Lapid. Canale 12 prevedeva l’annuncio dell’accordo di governo entro stasera. Bennett, ha aggiunto l’emittente, sarà il primo ministro per i primi due anni e tre mesi e passerebbe poi il testimone a Lapid per la seconda parte di legislatura.
Dovesse fallire anche questa soluzione, Israele tornerà alle urne per la quinta volta in poco più di due anni nel tentativo di superare lo stallo politico cominciato alla fine del 2018, quando Avigdor Lieberman è uscito dall’alleanza con il Likud di Netanyahu, senza unirsi al centrosinistra creando un vuoto politico mai colmato.
«Personalità politica divisiva, Netanyahu è riuscito a farsi numerosi nemici anche a destra, lo schieramento che ha guidato per oltre dieci anni perdendo la possibilità di formare una solida maggioranza ultranazionalista. E rischia di passare all’opposizione mentre affronta un processo per corruzione, frode e abuso di potere che potrebbe concludersi con un verdetto di colpevolezza».
Ma va subito detto che l’ipotetica uscita di scena di Netanyahu non significherà la nascita di un governo più moderato. Bennett è addirittura più destra del primo ministro uscente e contrario a qualsiasi concessione territoriale ai palestinesi.
§§§
Bennet: ‘Governo di unità nazionale con l’opposizione centrista e senza Netanyahu’. Lui rabbioso e a rischio carcere: ‘frode del secolo’
